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Potiche | Catherine Deneuve, Gérard Depardieu e le risate ragionate di François Ozon

Una commedia? Non solo, anche qualcosa di più, perché Ozon mescola famiglia, società e politica

Catherine Deneuve e Gérard Depardieu in una scena di Potiche.

MILANO – Tanti film in uscita, ma quanti lasciati indietro? Molti, moltissimi. Così questa volta nella nostra rubrica French Touch (qui trovate le altre puntate), eccoci a parlare del cinema di François Ozon che, si sa, non è un tipo prevedibile, ha una cinematografia decisamente varia, con film molto diversi tra loro, vedi l’ultimo, Quand vient l’automne, in arrivo dopo l’estate probabilmente. Se ci voltiamo indietro, esattamente in mezzo al suo percorso da regista, era il 2010, troviamo Potiche – La Bella Statuina – lo trovate su Prime Video e AppleTV+ a noleggio – una commedia spassionata e intelligente che si prende gioco di tutte le abitudini borghesi con una sceneggiatura pensata al secondo. A finire sotto la lente di ingrandimento del regista francese questa volta è la mondanità dei gesti quotidiani di cui sono protagonisti i personaggi del film.

Notare il dettaglio dei costumi: una scena di Potiche.

Potiche – che in francese indica un vaso ornamentale di poco valore e che, fuor di metafora, è utilizzato per descrivere una donna succube del marito – è uno spaccato della società di oggi (sì, anche quindici anni dopo), tra lavoratori oppressi da padroni cinici e reazionari e relazioni matrimoniali in cui la passione non arde più come un tempo. Poi, c’è anche la riflessione sullo spettro politico francese del 2010, quando al Palais de l’Élysée c’era Nicolas Sarkozy. E, nel film i diversi componenti della famiglia sono ognuno espressione, anche un po’ macchiettistica, di una diversa visione ideologica del mondo: il figlio dei coniugi Pujol è un socialista idealista, mentre la figlia e il padre sono fautori del capitalismo più sfrenato.

Catherine Deneuve e Gerard Depardieu in Potiche.

Persino il tema dell’emancipazione femminile ricopre una posizione preminente in Potiche: Suzanne (Deneuve) prende coscienza dei propri diritti inalienabili di donna e trova finalmente la forza di ribellarsi al marito fascistoide (un ottimo, ma quando mai non lo è, Fabrice Luchini). Ozon è come sempre formidabile nello schivare il politically correct, pur alle prese con temi di non facile resa. D’altronde il suo talento non è mai stato in discussione, visto quanto e come ha sperimentato nel corso della sua carriera cinematografica.

Catherine Deneuve è Suzanne.

Ma, a svettare è una splendida Catherine Deneuve che, con il passare degli anni, ha perso il fascino algido che aveva contraddistinto molte delle interpretazioni giovanili (su tutte Bella di giorno e Repulsion), per lasciare spazio a ruoli più disimpegnati e spiritosi. Tanto che Quentin Tarantino, presidente della giuria alla Mostra del Cinema di Venezia nel 2010, sbagliò a non assegnare il premio ad una Deneuve in stato di grazia (vinse Ariane Labed per Attenberg, film sparito) che, insieme a Gérard Depardieu, assembla una tenerissima coppia capace, a tratti, di travalicare le differenze di classe che li potrebbero allontanare. Perché, guardandoli in Potiche, riderete a crepapelle. Ma sarà sempre una risata lucida, mai sguaiata e, soprattutto, ragionata. Recuperatelo.

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