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Pom Poko | Isao Takahata, la magia dei Tanuki e il Giappone Moderno

La magia, la storia, la tradizione, il presente: Di nuovo al cinema fino al 17 luglio con Lucky Red

Un estratto dalla locandina ufficiale di Pom Poko, un anime di Isao Takahata del 1994
Un estratto dalla locandina ufficiale di Pom Poko, un anime di Isao Takahata del 1994

ROMA – Nei primi anni Novanta, all’inizio dell’era Heisei, i tanuki di tutte le colline di Tama, spronati dalla matriarca Oroku, decidono di impegnarsi per fermare lo sviluppo urbano condotto dagli umani. Il consiglio patriarcale decide di studiare la natura degli umani e di insegnare ai giovani tanuki l’arte del trasformismo, un’arte magica perduta nel tempo che permette ai tanuki di cambiare il proprio aspetto, sarà l’inizio di un viaggio straordinario. Pom Poko, un anime del 1994 di Isao Takahata prodotto da Toshio Suzuki e animato dallo Studio Ghibli. Il secondo dei quattro (Pioggia di ricordi, I miei vicini Yamada, La storia della principessa splendente gli altri) che Lucky Red ha scelto di portare in sala per la prima volta al cinema. Pom Poko, in particolare, vi resterà fino al 17 luglio.

Una scena di Pom Poko, anime di Isao Takahata del 1994
Una scena di Pom Poko, anime di Isao Takahata del 1994

E non è anime come gli altri, Pom Poko, percorso di tradizione e folklore e incentrato tutto sul ruolo dei tanuki, ovvero, i cani procione giapponesi. In Giappone i tanuki sono considerati creature magiche e mutaforma – capaci di diventare qualsiasi cosa (siano persone o altri oggetti) – ma anche socievoli e dispettosi. Sul loro mito, Takahata costruisce una fiaba per adulti fatta di epica, umorismo e lacrime, sviluppata come una narrazione impropriamente episodica scandita da un voice-over descrittivo-documentaristico e che racconta di consumismo, della sacralità della natura, della corruzione d’animo degli uomini e della purezza di sguardo nel mondo. Un’opera unica, originale, dall’animazione dolce, che non smette di stupire da quel 16 luglio 1994 che lo vide distribuito nelle sale nipponiche. Eppure nata per puro caso, o perlomeno, come piano B.

Il Giappone moderno
Il Giappone moderno

Perché da principio, Takahata avrebbe voluto realizzare un anime ispirato da un racconto dell’Heike Monogatari. Si tratta di un romanzo epico giapponese del XIV Secolo sulla lotta tra i clan Taira e Minamoto per il controllo del Giappone. Un’opera magnificente, leggendaria, intrisa di sentimenti buddisti, concepita principalmente per l’aristocrazia guerriera e tratta da storie trasmesse oralmente e cantate in heikyoku, un particolare canto epico nipponico seguito dall’accompagnamento del liuto biwa. La contemporanea lavorazione di quel Principessa Mononoke di Hayao Miyazaki dai temi affini, tuttavia, decise diversamente. Quindi Pom Poko, liberamente ispirato alla letteratura per l’infanzia di Kenji Miyazawa come Le stelle gemelle, e a Le notti di luna delle belve di Ikuko Maejima, il cui titolo è un’onomatopea. Si riferisce, infatti, al suono che fanno i tanuki quando tamburellano la pancia.

Un momento di Pom Poko
Un momento di Pom Poko

Fu talmente un successo mondiale, Pom Poko, da essere scelto come candidato giapponese per la 67esima edizione degli Academy Awards nella categoria Miglior film straniero. Nel 1995, infatti, non esisteva ancora l’Oscar al Miglior film animato. Di tanto in tanto l’Academy conferiva Oscar speciali (Biancaneve e i sette nani, Chi ha incastrato Roger Rabbit?, Toy Story) e a parte La Bella e La Bestia che agli Oscar 1992 divenne l’unico film animato nella storia del cinema a essere nominato nella categoria Miglior film, l’animazione non ebbe riconoscimenti specifici fino al 2002 (Shrek). Pom Poko non arrivò nemmeno in cinquina, fu Sole Ingannatore di Nikita Mikhalkov a vincere, ma tanto basta per parlarne oggi come uno degli anime più preziosi e importanti dello Studio Ghibli. Un autentico capolavoro.

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