ROMA – Lupin III e il suo fedele compagno, Jigen, sono riusciti a individuare la fonte delle banconote false che ha messo in ginocchio l’economia mondiale: Cagliostro, lo stato più piccolo del mondo governato dal conte omonimo. All’interno delle mura di pietra del castello, il conte tiene prigioniera la bella Clarisse, la quale possiede la chiave per accedere a un tesoro di inestimabile valore. Lupin desidera liberare la ragazza, punire i malvagi e, ovviamente, assicurarsi il tesoro. Parte da qui Lupin III – Il Castello di Cagliostro, esordio alla regia di Hayao Miyazaki, di nuovo al cinema con Nexo Digital come evento speciale dal 4 al 6 marzo.
Un esordio niente affatto casuale per Miyazaki che aveva, assieme a quel Isao Takahata poi co-fondatore dello Studio Ghibli alla metà degli anni Ottanta con Toshio Suzuki, co-diretto quindici episodi tra il 1971 e il 1972 della serie originale Lupin III – Part I, nota meglio in Italia come Le avventure di Lupin III. Eppure tutt’altro che la prima scelta per Monkey Punch, tanto che in origine Lupin III – Il Castello di Cagliostro sarebbe dovuto essere diretto da Yasuo Ôtsuka e considerato come una puntata comune dell’anime televisivo. Non gli piacque un granché, però, lo script firmato da Seijun Suzuki, passando il testimone a Miyazaki che dal canto suo rivoluzionò il concept da cima a fondo.
Molteplici le ispirazioni per Lupin III – Il Castello di Cagliostro. A partire da alcuni racconti dell’originale Lupin – Arsenio, ideato dalla penna di Maurice Leblanc nel 1905 – come (ovviamente) La contessa di Cagliostro, La signorina dagli occhi verdi, che raccontava di un tesoro nascosto nel fondo di un lago, o La justice d’Arsène Lupin del 1977, sulla scoperta di un’enorme scorta di banconote in franchi falsi con cui la Germania, durante la Grande Guerra, aveva pianificato di destabilizzare l’economia francese. Ma anche l’anime (leggendario nda) La Torre Spettrale di Edogawa Ranpo del 1936 e, soprattutto – in modo dichiarato – La pastorella e lo spazzacamino di Paul Grimault del 1952.
Come accadrà poi per tutti i suoi anime tipici, da Nausicaä della valle del vento a Il ragazzo e l’airone – e senza eccezione alcuna – Miyazaki curò personalmente scrittura, design e storyboarding. Iniziò disegnando una veduta dall’alto dell’ambientazione, il contesto scenico, ricalcato dall’anime Heidi (Miyazaki vi prese parte come scene designer), per poi strutturare quello che sarebbe stato poi l’impianto narrativo in quattro parti. In soli sette mesi e mezzo dall’inizio del progetto affidatogli dalla Tokyo Movie Shinsha – di cui cinque dedicati, interamente, alla produzione – Miyazaki riuscì a portare a casa Lupin III – Il Castello di Cagliostro in tempo per la prima del 15 dicembre 1979.
Un processo talmente elaborato che si dice che Miyazaki l’avesse definito in corso d’opera, nel pieno del processo di animazione, cosa che non lo lasciò del tutto soddisfatto. Eppure non c’era scelta migliore di Miyazaki per Lupin III – Il Castello di Cagliostro perché è con lui che Lupin, Jigen, Goemon e Fujiko sono andati oltre la propria bidimensionalità televisiva per crescere, infine, come agenti scenici nello spirito caratteriale. Da playboy e ladro intrigante e lascivo, Lupin diventa nobile e ironico, Jigen e Goemon più amichevoli e comici – non più ex-nemici, ma amici e alleati – e la stessa Fujiko non perde nulla della sua sensualità scaltra seppur desessualizzata, combattiva e addolcita.
Non dello stesso avviso i fan della saga che relegarono Lupin III – Il Castello di Cagliostro allo status di flop commerciale. Non oltreoceano, però, dove il film fu eletto a cult ispirando generazioni di cineasti. Tra questi Steven Spielberg che lo annovera assieme alle incalcolabili suggestioni alla base de I Predatori dell’Arca Perduta, ma anche il co-fondatore della Pixar John Lasseter che ne parlò nel 2014 come di un’opera cardine per la sua formazione: «Ebbe un fortissimo impatto su di me perché sentii che quello era il primo lungometraggio animato pensato per intrattenere ogni tipo di pubblico. Mi diede l’impressione di non essere solo al mondo. Creò nel mio animo un impulso che diceva: Questo è ciò che voglio creare».
E infatti, Lupin III – Il Castello di Cagliostro segnò il nuovo standard per Lupin e la sua banda, tanto che la serie successiva – Le nuove avventure di Lupin III (Lupin III – Part II in v.o.)– sarà realizzata sulla scia caratteriale e sul tono filmico dell’anime. Puntate caratterizzate da avventure allegre, umorismo e uno stile d’azione da caccia al tesoro piuttosto che di intrighi e violenza. E ci sarà anche Miyazaki, che curerà la regia di tre episodi sotto lo pseudonimo di Tereki Tsutomu. Un ultimo passo prima di dedicarsi ad altro, a Nausicaä della valle del vento e tutto ciò che porterà in futuro, ma quella è tutta un’altra storia…
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