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Piano Piano | Gli Anni Ottanta, Napoli e quella feroce lettera d’amore al passato

Un viaggio negli anni Ottanta, tra ricordi e rimpianti, canzoni e scudetti: ma com’è il film?

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Gli anni Ottanta, Napoli e l'adolescenza: Piano Piano

MILANO – Siamo nel 1987: dopo tanta fatica, il Napoli è finalmente sul punto di vincere il primo scudetto dell’era Maradona e della sua storia. Un momento di riscatto per la città intera e per i tifosi che scommettono sulle partite. Puntano sulla sua vittoria anche gli abitanti di una palazzina di periferia, lontana dalla città che tutti hanno nella mente e nel cuore, ma dove non si respira meno l’aria napoletana. Anzi. Ed è proprio qui, in questo palazzo che in origine era una masseria, che Nicola Prosatore e Antonia Truppo – il primo alla regia, la seconda tra i protagonisti ed entrambi a firmarne il soggetto – hanno ambientato il loro Piano Piano, che arriva ora al cinema dopo i passaggi negli scorsi mesi prima a Locarno e poi a Roma.

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Dominique Donnarumma e Giuseppe Pirozzi in Piano Piano

Piano Piano è una storia di riscatto ma anche di dolori del passato e di crescita. Nella palazzina si è costruito un vero e proprio ecosistema: Susi (Antonia Truppo, bravissima), non vorrebbe avere più niente a che fare con quel luogo, sua figlia Anna, adolescente troppo impegnata a crescere prima del temp. I ragazzi che prendono a faticare per Don Gennaro, la minaccia di uno sfratto a cui gli abitanti non vogliono cedere. Niente potrebbe smuoverli da lì. In quel luogo che sembra fuori dal tempo si scontrano due generazioni. Gli adulti, divisi tra chi vorrebbe vedere i figli non ripetere i propri errori e chi invece li spinge nelle maglie della malavita, e i giovani, ancora troppo inesperti per capire davvero cosa sta succedendo intorno a loro.

Antonia Truppo in una scena del film.

La palazzina è sottoposta a sfratto perché si trova all’ombra di un grande progetto infrastrutturale, l’Asse Mediano, un cavalcavia in costruzione che ne prevede l’abbattimento. Ai ragazzi non interessa troppo. Anna (Dominique Donnarumma, rivelazione) è divisa tra due giovani come lei, Peppino e Ciro – Giuseppe Pirozzi e Massimiliano Caiazzo di Mare Fuori in due convincenti interpretazioni. Peppino ammira i ragazzi come Ciro, che già lavorano per Don Gennaro, e vorrebbe essere come loro. Tutto è sull’orlo di una nuova era. La vittoria del Napoli, la prospettiva di una nuova vita, il passaggio dall’infanzia all’adolescenza, l’ingresso in un mondo di illegalità e criminalità della cui portata non si rendono conto. Ma come sarà il futuro?

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Un altro momento di Piano Piano

Scena dopo scena, Prosatore sta addosso ai suoi personaggi, racconta la loro crescita, una crescita che somiglia sempre più ad una ribellione. Perché ognuno di loro ha qualcosa a cui ribellarsi, che si tratti di una madre invadente, un padre che non è riuscito a combinare nulla o una brutta strada in cui si vorrebbe cambiare rotta. Perso dentro quell’estate di fine anni Ottanta, tra le musiche di Raf e i colori tipici di un certo cinema italiano, Piano Piano guarda così a quel tempo anche con tenerezza e nostalgia e alla fine i colori della festa per lo scudetto circondano un (mezzo) lieto fine dal tono dolceamaro. Un coming of age di cui avremmo voluto vedere ancora di più, feroce e tenero allo stesso momento.

  • VIDEO | Nicola Prosatore: «Piano Piano e il mio primo film…»
  • VIDEO | Qui il trailer di Piano Piano:

 

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