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I Golden Globe, gli Oscar e il motivo per cui tutti stanno parlando di Minari

Il film più americano dell’anno? Sì, ma candidato come miglior film straniero ai Golden Globes

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ROMA – C’è un film, prodotto dalla Plan B Entertainment di Brad Pitt e distribuito da A24, che sta facendo molto parlare di sé in queste settimane, soprattutto dopo la nomination al Golden Globe come miglior film straniero. Si tratta di Minari, film diretto da Lee Isaac Chung e vincitore del Gran Premio della Giuria: U.S. Dramatic al Sundance dell’anno scorso. Come per Saint Maud – altra pellicola targata A24 – anche il dramma con protagonista Steven Yeun ha riscosso il plauso della critica americana, finendo in un considerevole numero di autorevoli classifiche dei film migliori dell’anno. Ma non è solo questo il motivo per il quale il film sta facendo parlare di sé.

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Una scena di Minari

La storia della famiglia coreano-americana Yi che, negli anni Ottanta, decide di trasferirsi in Arkansas per creare una propria fattoria è stato accolto da molti critici, registi e attori come il film più americano dell’anno. Una pellicola sull’American Dream, tema ricorrente della letteratura e cinematografia a stelle e strisce che qui vede protagonista una famiglia di origini coreane. E il problema, come racconta il Guardian, sta proprio nel fatto che più della metà del film contenga dialoghi in coreano.

Il tweet di Lulu Wang

Questo significa, come già anticipato in un articolo da Variety contenete svariati tweet polemici di attori e registi, che Minari è stato candidato ai Golden Globes per i premi dedicati ai film in lingua straniera, non potendo quindi gareggiare per il titolo di miglior film. Ma Minari, come ricorda anche Lulu Wang – la regista di The Farewell che ha subito un trattamento pressoché identico dagli Adademy – «È il film più americano dell’anno. La storia di una famiglia di immigrati, in America, alla ricerca del sogno americano. È fondamentale che vengano cambiate queste regole antiquate, che definiscono ciò che è americano solo in virtù della lingua inglese».

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Una scena del film

Un pensiero a cui fa eco il post di Simu Liu, attore canadese di origini cinesi protagonista di Fresh Off the Boat. «Per la cronaca, Minari è un film americano scritto e diretto da un regista americano ambientato in America, con un attore protagonista americano e prodotto da una società di produzione americana». Un problema che, anno dopo anno, si ripresenta puntuale allo scoccare dell’Award Season, tra accuse di razzismo e riflessioni su cosa sia realmente l’America. Un Paese multiculturale in cui convivono lingue, religioni e culture differenti o un Paese incapace di venire a patti con la proprio Storia?

Il tweet di Simu Liu

Il caso di Minari si rivela ancor più grottesco alla luce dell’Oscar vinto da Parasite lo scorso anno (o dei primi e candidature a film come Babel o Bastardi Senza Gloria) e delle recenti regole imposte dall’Academy per far sì che, dal 2024, un film possa essere candidato a Miglior Film. Per poter stringere tra le mani la tanto ambita statuetta dorata bisognerà che una quota di persone appartenenti a categorie sottorappresentate faccia parte della sceneggiatura e del team di lavoro con tanto di punti e percentuali da seguire. Nessun accenno però alla lingua. Che Minari sia stato prodotto nell’anno sbagliato?

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Qui potete vedere il trailer di Minari:

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