MILANO – Fino a che punto il giornalismo può indagare e scavare nel privato delle persone? Quando un’inchiesta deve fermarsi e non sostituirsi al compito che spetta invece al ruolo giuridico, quello delle indagini preliminari e della fase istruttoria? Un consiglio: recuperate appena potete Diritto di cronaca di Sydney Pollack – lo trovate in streaming su Youtube, CHILI e Prime Video – perché pur essendo poco citato è uno dei film che meglio analizzano la linea sottile che separa diritto e cronaca, puntando il dito contro le ingerenze della stampa. La colpa di Michael Gallagher (un Paul Newman in splendida forma, candidato all’Oscar)? Solo una: essere figlio di un mafioso. Per questo, il funzionario dell’FBI Elliott Rosen (Bob Balaban) strumentalizza la reporter d’assalto Megan Carter (Sally Field) facendole scrivere un articolo dove getta pesanti sospetti nei suoi confronti relativamente all’omicidio di un sindacalista.

Siamo però nel pieno di un cinema hollywoodiano anni Ottanta e Pollack – mai troppo lodato, reduce da Il cavaliere elettrico con Redford – non rinuncia a dipingere di rosa lo sfondo del dramma giudiziario, dato che Megan finirà per farsi coinvolgere sentimentalmente dall’innocente Michael. Sceneggiato da un ex giornalista premio Pulitzer, Kurt Luedtke, la pellicola si accende proprio grazie alle sfumature di Sally Field, all’epoca nel pieno della popolarità (vinse nel 1980, l’anno prima dell’uscita di Diritto di cronaca, l’Oscar come miglior attrice per Norma Rae), divisa tra amore e ambizione lavorativa. Il regista di Tootsie gestisce gli eventi narrativi con professionalità e la giusta dose di ambiguità, senza etichettare i personaggi come buoni o cattivi.

Diritto di cronaca vuole riflettere sui chiaroscuri di una professione, quella del giornalista, che deve confrontarsi inevitabilmente con le vite di ciascuno e che però ha il potere di indirizzare l’opinione pubblica, il sentimento comune, compromettendo talvolta la reputazione delle persone. Non può essere mai dimenticato che l’informazione possiede requisiti fondamentali per darsi autorevolezza: l’utilità sociale della notizia, la sua verità che può essere oggettiva o putativa quando è accompagnata da un serio e diligente lavoro di ricerca e, ovviamente, il rispetto per la dignità delle persone. Quanto sono moderne queste riflessioni? Quanto è necessario ancora un film del genere?

Alla fine, il film diventa anche un salutare ripasso di etica del lavoro e inganni del cuore: difficile per chiunque rimanere indifferenti di fronte al fascino di un Paul Newman, vittima degli eventi. E quella storia d’amore destinata a non concretizzarsi con Sally Field ha inevitabilmente anche il gusto amaro della realtà: il destino è la lontananza, perché il loro posto nel mondo non può essere condiviso. Entrambi hanno intrapreso strade inconciliabili. Ormai è troppo tardi. Un consiglio: recuperatelo.
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