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Da Halt And Catch Fire a Mozart e i Mötley Crüe | A Los Angeles a casa di Paul Haslinger 

Gli Anni Ottanta, la musica per film, Mozart: Hot Corn incontra il compositore a Los Feliz

Dall'Austria a Hollywood: Paul Haslinger.

LOS ANGELES – Nella casa di Paul Haslinger, nella zona di Los Feliz, qui a Los Angeles, c’è uno strumento in ogni angolo. «Così sono sempre pronto se mi prende un’idea», dice sorridendo il compositore austriaco a Hot Corn, mentre ci accoglie nella stanza adibita a studio di registrazione. Tastierista dei Tangerine Dream fino al 1990, quando decise di lasciare il gruppo e trasferirsi in California a scrivere musica per il cinema, Haslinger ha firmato le colonne sonore dei più svariati film, da I Tre Moschettieri di Paul W. S. Anderson (regista con cui ha stabilito una prolifica collaborazione che include Monster Hunter con Milla Jovovich), al biopic sui Mötley Crüe, The Dirt. «Il bello di scrivere musica per film? ogni volta è diverso: cambi metodo, band, strumentazioni. Per me è molto più interessante di essere prigioniero di un solo stile».

Uno scatto dal profilo Instagram di Paul Haslinger.

Sua è la musica di Halt And Catch Fire, la serie Netflix dedicata alla rivoluzione dei computer e di Internet degli Anni Ottanta, e acclamata dalla critica come un “Mad Men per smanettoni”. Haslinger ha pubblicato anche il secondo volume della colonna sonora, con i temi tratti dalla terza e quarta (e ultima) stagione. «Volevo che la musica riflettesse il cambiamento che i protagonisti intraprendono a livello individuale, per questo i toni diventano più malinconici, radi e interiorizzati» spiega il musicista, che tra progetti blockbuster e altri di cinema indipendente, è anche impegnato a portare a termine il primo album solista in vent’anni. «Non tutte le urgenze creative si possono soddisfare dentro la cornice di un film».

Il vinile in edizione limitata di Halt And Catch Fire Vol. 2

LA COMMEDIA UMANA «In ultima analisi Halt And Catch Fire è uno show su un aspetto comico della condizione umana, ovvero quando si continua a perseguire un traguardo anche se tutte le circostanze intorno ci dicono che dovremmo lasciar perdere. Credo sia questo a elevare la serie a qualcos’altro rispetto a uno show per soli smanettoni o fissati di computer vintage, ovvero la vicenda umana dei protagonisti, il loro viaggio interiore e ciò che creano per se stessi. Sono stato fortunato da questo punto di vista perché i personaggi sono scritti davvero bene e tutte le persone coinvolte nella produzione hanno dato il massimo e non perché dovessero ma perché ci credevano molto».

I TERRIBILI ANNI ’80 «Con Halt And Catch Fire ho sentito di chiudere un cerchio perché è uno show contestualizzato in un periodo, gli Anni Ottanta, in cui ho iniziato a lavorare con i Tangerine Dream. Per realizzare lo score ho dovuto esplorare le strumentazioni del tempo e fare una selezione delle idee musicali che funzionassero bene ancora oggi, perché diciamolo, negli Anni Ottanta c’erano anche dei suoni davvero orrendi, direi persino terrificanti! Si era appena scoperto il digitale, c’era una grande eccitazione a riguardo e si sperimentava senza avere ancora dei parametri estetici di riferimento».

Uno scatto dal profilo Instagram di Paul Haslinger che racchiude alcuni dei suoi lavori, tra cinema, dischi e tv

ATARI KID «Oggi è cambiato il modo di fare i film: sono più stilizzati, hanno montaggi non lineari, scene al rallentatore, tagli veloci. Dunque anche la musica deve essere pensata in modo diverso. Bisogna sviluppare una vera e propria coreografia tra l’editing delle immagini, gli effetti sonori e la musica per capire in che modo si vuole raccontare una storia. Personalmente, ho sempre preferito una piattaforma creativa che lasciasse spazio alle potenzialità non lineari della musica piuttosto di scrivere un pezzo che non si può né mutare né interrompere. Dopotutto ero l’Atari kid degli Anni Ottanta, quello che ha introdotto l’uso dei computer nei Tangerine Dream. La tempistica è stata perfetta perché fino a qualche anno prima, i computer erano solo a portata di chi sapeva programmare o usare codici mentre io odiavo la matematica. Poi arrivò l’Atari, che era molto più economico di un MacIntosh, e bastava avere un qualsiasi sintetizzatore per avere a disposizione il proprio studio personale: così mi si sono aperte un’infinità di possibilità creative».

ONNIVORO «Ascolto ogni genere di musica. Sono cresciuto con una sorella più grande che da bambino mi portava a concerti e alle prove con il gruppo: ho subito pensato che suonare in una band fosse la cosa più figa della terra, sapevo che volevo diventare un tastierista. I genitori a casa invece avrebbero suonato di continuo la classica e per quanto mi piacesse, non è mai stata il mio unico focus, sentivo che volevo prendere le distanze da certa musica austriaca: mi ribellavo a Mozart, Schubert e a tutta la tradizione viennese. Ora posso tornarci su e riscoprirli, sentire che invece mi sono molto familiari. Ma queste sono cose che si capiscono solo più tardi nella vita».

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