ROMA – Nora e Hae Sung, due amici d’infanzia profondamente legati, vengono separati quando la famiglia di Nora lascia la Corea del Sud. Due decenni dopo, Hae Sung decide di andare a trovare Nora per qualche giorno a New York, dove ora lei vive con il marito americano Arthur. In quei giorni si interrogheranno sul destino, sull’amore e sulle scelte che determinano la nostra vita. Parte da qui Past Lives, toccante esordio alla regia cinematografica della drammaturga Celine Song con protagonisti Greta Lee, Teo Yoo e John Magaro, fresco di una doppia nomination agli Oscar (Miglior film, Miglior sceneggiatura originale), che dopo aver raccolto elogi tra il Sundance Film Festival 2024 e la Festa del Cinema di Roma verrà distribuito in sala da Lucky Red il 14 febbraio, il giorno di San Valentino.
Una scelta tutt’altro che casuale. Al suo esordio cinematografico, infatti, la Song scava nelle memorie del suo passato raccontando con visione precisa e profondità emozionale le ragioni di un amore talmente forte e struggente da trascendere la matrice autobiografica per porsi a verità viscerale e universale della natura umana. Un’opera che incanta, Past Lives, a partire dalla sequenza d’apertura. Un totale rigoroso e geometricamente solido dei tre protagonisti ad un pub – Nora (Lee) Hae Sung (Yoo) e Arthur (Magaro) – progressivamente addolcito da una zoomata sempre più morbida, fino ad arrivare al primo piano di Greta Lee che guarda in camera con una potenza e intensità di sguardo tale da non poter non rievocare nella memoria dei cinefili gli occhi malinconici di Harriet Andersson in Monica e il Desiderio di Ingmar Bergman.
Di questa scena la Song ha dichiarato: «In quel pub stava accadendo qualcosa di straordinario che mi ha davvero colpito, e penso che quello sia stato davvero l’inizio del motivo per cui volevo fare questo film». Non a caso è la pietra narrativa dell’intero racconto: Past Lives apre e chiude in quel punto, e con esso cambia radicalmente la percezione che lo spettatore ha di quel preciso momento. Nel mezzo la storia di una di quelle amicizie d’amore fatte di complicità, aderenza e spontaneità che chiunque, almeno una volta nella vita, ha vissuto, in un incrocio di digressioni temporali (le vite passate del titolo nda) intessuto di immagini dalla costruzione ricercata e ribaltamenti dei topos del cinema sentimentale, che è scoperta del mondo – e di sé stessi – attraverso l’altro. La vita insomma.
E poi c’è il destino – e con esso la magia dell’In Yun e dei suoi ottomila strati – che decide di intromettersi con le sue regole nelle reciproche assenze, nelle occasioni mancate-e-acciuffate e nel tempismo che a volte, come un metronomo impazzito, detta i tempi e agisce per conto suo, lasciando agli individui poi il compito di doverci fare i conti. Così è in Past Lives e così è per Nora e Hae Sung e il loro rincorrersi, sfiorarsi, ritrovarsi, perdersi e ritrovarsi ancora nel caso chirurgicamente calcolato dallo script della Song che sa restituire pienamente tutti i sospiri, le gioie, i dolori ma soprattutto le attese del contemporaneo relazionale fatte di richieste d’amicizia, mail scritte di getto ma mai inviate, notifiche improvvise e videochiamate che provano a ridurre le siderali distanze geografiche ma non quelle emotive.
Ma soprattutto, Past Lives ci restituisce un grande insegnamento. Ogni persona finisce con il recitare un ruolo specifico e ben definito nella vita degli altri. Per Hae Sung, ad esempio, Nora è «Quella che se ne va». Per Arthur, più semplicemente, «Quella che resta». Più di tutto però, c’è lei: Nora. Con i suoi sogni, le sue aspirazioni, i suoi desideri e obiettivi, e una vita intera in cui riuscire a far quadrare tutto nel migliore dei modi possibile, come tutti noi del resto. Un instant-cult. Un piccolo-ma-grande film destinato ad entrare nel cuore degli spettatori di tutto il mondo.
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- VIDEO | Qui per il trailer di Past Lives
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