ROMA – Più della sempre incredibile resa estetica, più dei personaggi – studiati, dettagliati, caratterizzati – più delle sceneggiature, marmoree e perfette, dall’inizio fino ai titoli di coda. La cosa che contraddistingue, ormai da quasi trent’anni, i lavori Disney Pixar, è la tematica. Fin da Toy Story, c’è stata un’evoluzione parallela tra tecnica e anima; una costante ricerca della perfezione narrativa che viaggia in sincrono con uno spettro di argomenti maturi e importanti, se consideriamo lo spirito con cui ogni cartoon viene programmato e realizzato. E allora, non potevamo non ritrovare la stessa passione e la stessa intelligenza nel 22° lungometraggio: Onward, diretto e scritto da Dan Scanlon (lo trovate su CHILI).

La storia è quella di due fratelli elfi, Ian e Barley Lightfoot. Vivono in un mondo, ci piace pensare, parallelo al nostro, in cui un tempo la magia faceva da cornice. Ora, le cose sono cambiate: quasi nessuno prova stupore difronte al fantastico. Creature mistiche si arrangiano facendo le cameriere e gli unicorni un po’ spelacchiati racimolano cibo tra la spazzatura. È come se il progresso tecnologico, anche lì, avesse fagocitato tutto. Anche la magia. Ma, per quanto abbiano difficoltà nel crederci, Ian e Barley hanno una possibilità unica, proprio grazie ad un bastone fatato: rivivere una giornata insieme al padre, morto poco prima la nascita di Ian. Insieme, a bordo del furgone di Barley, si metteranno in viaggio per portare a termine l’incantesimo prima che sia troppo tardi.

Allora, Onward, dietro l’approccio da grande film d’avventura, strapieno di gustose citazioni (da Indiana Jones a Weekend con il Morto!), è soprattutto un film sulla famiglia. Ecco, quindi, l’evoluzione linguistica della Pixar, che qui rilegge il concetto di nucleo famigliare per applicarlo in un universo magico eppure molto, molto reale. Due fratelli, una madre rimasta vedova che, nonostante tutto, è andata avanti ricostruendo una nuova relazione; c’è il primo personaggio dichiaratamente LGBT+ della Disney, e troviamo il concetto di famiglia allargata e disfunzionale, tipica della concezione cinematografica strettamente moderna, che appunto si rifà alla vita. Quella vera, quella affrontata tutti i giorni come meglio si può e meglio si deve.

Così, la Pixar e il film di Dan Scanlon, nella sottotraccia adulta (ma state tranquilli, Onward è adatto ad una fascia d’età che va da 0 a 99) va ad illuminare anche la percezione del lutto (tema nevralgico che ritroveremo in Soul) e, più a fondo, la consapevolezza di sé e l’importanza dei legami, che siano di sangue o di fatto. Sopra, una cornice sfavillante che celebra l’epica, il mito, il fantasy, mettendo al centro della storia due fratelli che rivendicano l’orgoglio di essere persone (ehm, elfi) normali. Niente eroi, né supereroi, solo una bellissima ed emotiva normalità, che nell’ultima parte – come nella migliore tradizione Pixar – si libera di dolci e timide esitazioni tipiche maschili, per stringersi in un abbraccio totalizzante e meraviglioso. E questa sì, che è la magia più bella.
- Volete vedere Onward? Lo trovate su CHILI
Qui sotto la nostra video intervista ai doppiatori italiani:
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