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La Londra di Michael Caine – My Generation

La Swinging London in un documentario. In sala il 22 gennaio

«People try to put us down, talkin’ ‘bout my generation, just because we get around», cantavano gli Who: era il 1965 e adesso proprio il titolo di quella canzone, My Generation, è diventato il titolo di un prezioso documentario firmato da David Batty – in arrivo al cinema il 22 gennaio per i Wonder – e narrato da Michael Caine, che riporta lo spettatore negli anni d’oro della Swinging London, nel pieno di una rivoluzione culturale e musicale che cambiò le cose per sempre.

LONDON CALLING

Londra, anni Sessanta, l’attore Michael Caine, protagonista e ideatore di questo lungometraggio, ci parla dei suoi ventisette anni – l’età che aveva allora – per raccontare un’epoca affascinante e destabilizzante e mentre la storia procede, il documentario si trasforma in un technicolor e sullo schermo appaiono frammenti della rivoluzione culturale: la pop art, una pubblicità dai colori sgargianti, ragazzi dai capelli lunghi, le prime minigonne, la musica, pronta ad invadere l’America per la british invasion.

In questo magnetico viaggio nel tempo scopriamo la storia di Caine, strano prodotto del proletariato, figlio di una donna delle pulizie e di un venditore di pesce, nato nel 1933 come Micklewhite ma poi , ispirandosi al suo idolo Humphrey Bogart in The Caine Mutiny ovvero L’ammutinamento del Caine, divenuto Michael Caine. Attraverso il racconto del suo passato, l’attore si confronta con i grandi nomi dell’epoca – icone come gli Who, i Beatles, Twiggy, Marianne Faithfull – e con i luoghi della propria infanzia – West End, King’s Road, il Tamigi e il The Ad Lib, tclub dove Beatles e Rolling Stones si esibivano.

IN THE SIXTIES

Il documentario comprende numerose immagini d’archivio, molte inedite, capaci di trasportare anche lo spettatore più posato in quel tumulto di colori ed euforia che fu la Londra degli anni Sessanta. Il trasporto è reso possibile grazie anche all’attenta selezione musicale scelta con precisione matematica, e questo in fondo era prevedibile, dato che il produttore Simon Fuller viene dalla discografia e si occupa di talenti musicali. «I’m not trying to cause a big sensation, I’m just talkin’ ‘bout my g-g-g-generation…».

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