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Mezzogiorno e Mezzo di Fuoco | Gene Wilder e i cinquant’anni del folle western di Mel Brooks

Il record, le criticità, Richard Pryor e Cleavon Little, il rifiuto di John Wayne: Rileggere un cult

Attenti o Gene Wilder spara: Mezzogiorno e mezzo di fuoco, follia western di Mel Brooks del 1974
Attenti o Gene Wilder spara: Mezzogiorno e mezzo di fuoco, follia western di Mel Brooks del 1974

ROMA – Non sappiamo se è questo il modo migliore per iniziare un Longform, ma è sicuramente il modo migliore per iniziare a parlare di un film di Mel Brooks. Perché prima della storia, del retaggio, del successo e di tutta la follia meta-filmica che c’è intorno in questo glorioso cinquantennale, c’è un record: Mezzogiorno e mezzo di fuoco è il primo film nella storia del cinema dove si sente, nitidamente (eufemismo!), una flatulenza. È al minuto quaranta e fu un’intuizione di puro genio brooksiano. Decise di usarla dopo aver notato che in praticamente ogni western i cowboy tirano avanti a caffè nero e fagioli. Anzi, decisero, perché in quella writing room accadde letteralmente di tutto. C’erano Brooks, Richard Pryor, Norman Steinberg e Andrew Bergman autore del soggetto originale.

Cleavon Little e Gene Wilder in una scena di Mezzogiorno e mezzo di fuoco
Cleavon Little e Gene Wilder in una scena di Mezzogiorno e mezzo di fuoco

«Scrissi un primo draft intitolato Tex-X, contattai Alan Arkin per la regia e James Earl Jones sarebbe dovuto essere il protagonista, ma tutto è poi andato in pezzi come spesso accade» disse Bergman in merito, poi intitolato Black Bart e The Purple Sage. Qui entra in scena Brooks a cui Bergman descrisse la storia attraverso una logline al limite del folle: «Discorso alla moda e discorsi ed espressioni del 1974 ambientati nel 1874 del Vecchio West». Quindi quella writing room che rese Mezzogiorno e mezzo di fuoco la geniale follia meta-cinematografica di puro western giocoso che oggi abbiamo imparato ad amare, sulla cui porta d’ingresso Brooks affisse un cartello con su scritto: «Per favore non scrivere uno script educato». Il risultato? Il caos più totale, o per meglio dire: una rissa tra ubriachi!

Mezzogiorno e mezzo di fuoco di Mel Brooks fu presentato in terra statunitense il 7 febbraio 1974
Mezzogiorno e mezzo di fuoco di Mel Brooks fu presentato in terra statunitense il 7 febbraio 1974

«Eravamo in quattro a urlare a gran voce perché le nostre idee venissero inserite nel film. Non solo ero io il più rumoroso, ma per fortuna avevo anche il diritto, in quanto regista, di decidere cosa mettere e cosa no» disse Brooks dell’esperienza creativa, a cui fece eco Bergman: «All’inizio, in verità, eravamo in cinque. Un tizio se ne andò dopo un paio di settimane, poi rimanemmo io, Mel, Richie e Norman. Richie se ne andò dopo il primo draft e infine, con Norman e Mel, abbiamo scritto i successivi quattro. Fu una rivolta!». E a proposito dell’addio di Pryor, in origine sarebbe dovuto essere lui volto-e-corpo dello Sceriffo Bart poi andato a un formidabile Cleavon Little che finì con il consegnarsi di diritto all’immortalità artistica. Una scelta necessaria.

Madeline Khan in un momento del film
Madeline Khan in un momento del film

Pryor stava attraversando, infatti, il suo periodo più nero tra la diatriba legale per That Nig*er’s Crazy e la brutta dipendenza da cocaina e alcool che gli causarono preoccupanti stati di confusione. Per intenderci, una mattina Pryor chiamò in ufficio Brooks nel pieno della pre-produzione per comunicargli che si trovava a Cleveland e non aveva idea di come ci fosse arrivato. La Warner Bros Pictures, interessata alla realizzazione di Mezzogiorno e mezzo di fuoco, mostrò preoccupazione date le circostanze, minacciando di ritirare i finanziamenti se fosse stato scritturato per la parte. La prese bene però, definendo così la scelta di casting: «Potrei passare per cubano, ma non Cleavon. Non ho dubbi su di lui, li farà ca*are sotto quei bifolchi bianchi». Perché in fondo è su quel piano che cresce la narrazione di Brooks.

Alex Karras in una scena del film
Alex Karras in una scena del film

Sul costruire un meta-western progressista che racconta del primo, fantomatico, sceriffo nero della storia del West, servendosene come espediente narrativo e trovata comica su cui costruire una serie pressocché infinita di eccezionali gag a sfondo razzista. Una roba che su ammissione dello stesso Bergman: «Oggi non si potrebbe fare un film come Mezzogiorno e mezzo di fuoco, non si può usare la parola con la N in un film oggi, nemmeno in modo comico», eppure profondamente intelligente perché capace di sensibilizzare il proprio pubblico facendolo ridere, o per dirla alla maniera del co-protagonista Gene Wilder: «In quel film ti spiattellano in faccia il razzismo, ma lo fanno mentre tu ridi». E a tal proposito, la parola con la N viene ripetuta tredici volte in tutto il film e i primi a volerlo furono proprio Pryor e Little!

Gene Wilder e Cleavon Little in un momento di Mezzogiorno e mezzo di fuoco
Gene Wilder e Cleavon Little in un momento di Mezzogiorno e mezzo di fuoco

Eppure la cosa mise molto a disagio Slim Pickens che si offrì di pagare da bere a Little ogni volta che si fosse trovato costretto, per esigenze di copione, a usarla. Bene. Little chiese a Brooks di aggiungere tre pagine extra allo script di Pickens dove la parola con la N era in ogni linea dialogica da lui pronunciata! Erano altri tempi quelli di Mezzogiorno e mezzo di fuoco, è vero, ma fino a un certo punto. La Warner si mise di traverso praticamente su tutto, sull’uso frequente della parola con la N, sul falò di flatulenze e perfino sulla scena della seduzione al buio di Lili Von Shtupp (Madeline Khan). Su quella Brooks cedette in un primo momento, per poi inserirla nell’edizione Home Video, per contratto era lui ad avere il final cut privilege.

Harvey Korman in una scena del film
Harvey Korman in una scena del film

Solo che il test-screening con gli executives fu praticamente un disastro su tutta la linea, a detta di Brooks: «Ci furono poche risate, a un certo punto il responsabile della distribuzione propose di cestinarlo e di incassare la perdita. L’unico a crederci fu l’allora Presidente della Warner, John Calley, che insistette affinché lo proiettassero a New York, Los Angeles e Chicago come prova». Brooks fece di meglio: organizzò un altro test-screening per i dipendenti della Warner. Fu un successo pazzesco che fugò, in parte, i timori della dirigenza. Il risultato? Distribuito in sala il 7 febbraio 1974, Mezzogiorno e mezzo di fuoco ci rimase per mesi totalizzando quasi 120 milioni di dollari al box-office che finirono con il renderlo il miglior incasso dell’annata cinematografica per la Warner.

Il cameo sensazionale di Dom DeLuise
Il cameo sensazionale di Dom DeLuise

Naturalmente, manco a dirlo, ci furono polemiche all’indomani dell’uscita in sala di Mezzogiorno e mezzo di fuoco (In streaming su TimVision, Prime Video ed Apple TV+). Brooks ricevette numerose lettere di proteste sull’uso frequente della parola con la N, ma, su sua stessa ammissione: «Ovviamente la maggior parte di esse provenivano da persone bianche». Chi si lamentò sul serio finendo con l’aderire per via legali fu l’attrice Hedy Lamarr, che fece causa alla Warner accusandola di aver violato il suo diritto alla privacy con la parodia del suo nome nel film. Stiamo parlando del cattivissimo Hedley Lamarr (Harvey Korman) ovviamente! Brooks si disse lusingato e scelse di non andare in tribunale preferendo il più signorile accordo in via stragiudiziale data la storica importanza dell’attrice.

Nei cinema italiani il film fu distribuito il 27 febbraio 1975
Nei cinema italiani il film fu distribuito il 27 febbraio 1975

Non ultimo due aneddoti legati al casting. Il ruolo del regista del musical The French Mistake, il film-nel film che compare nel terzo atto di Mezzogiorno e mezzo di fuoco, è interpretato da Dom DeLuise, ma in origine la Warner avrebbe voluto Peter Sellers per la parte. Quella di Waco Kid, invece – resa mitologica da Wilder – fu inizialmente proposta da Brooks a John Wayne che si rivelò suo ammiratore dai tempi di Per favore non toccate le vecchiette. Dopo aver letto lo script tutto d’un fiato, l’indomani gli inviò una nota di rifiuto con su scritto: «Mi stava uscendo il cu*o fuori dai pantaloni dal ridere, ma è davvero troppo sporco!», e chissà quale meravigliosa follia artistica sarebbe potuta nascere dall’incontro tra Mel Brooks e John Wayne…

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