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Mattia Donna & La Femme Piège: «Mia Martini, True Detective e la nostra ricerca della poesia»

Io sono Mia, Serena Rossi e l’importanza della musica in tv: il gruppo si racconta a Hot Corn

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Mattia Donna & La Femme Piège al lavoro

ROMA – «Ho sempre avuto grande rispetto per Mia Martini, nonostante io appartenga ad un mondo musicale totalmente diverso». Così, Mattia Donna & Le Femme Piège, gruppo impegnato dal 2010 nella realizzazione di colonne sonore per tv e cinema, parlano della loro ultima avventura, il biopic Io sono Mia, che riassume vita e sventure di Mia Martini, una delle più grandi artiste della canzone italiana, interpretata da Serena Rossi. «Eppure, più mi addentravo nelle viscere della storia e più ho imparato ad amarla» continua il compositoreDiretto da Riccardo Donna – lo trovate su CHILI-, Io sono Mia è l’ultimo tassello di un percorso che passa per le musiche di FuoriClasse con Luciana Littizzetto e La strada di casa, la cui seconda stagione è attesa per il prosimo autunno. Dall’adattamento di brani intramontabili alla passione per True Detective fino all’importanza delle canzoni nelle serie tv, Mattia Donna & Le Femme Piège si raccontano a HotCorn.

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Mattia Donna al lavoro dietro al mixer.

CANZONE D’AUTORE «Vengo dalla canzone d’autore. Sono cresciuto e mi sono costruito con quel materiale sonoro. Il mondo del folk, del blues, la musica d’autore internazionale. Sono partito dall’America e dalla Russia e ho raggiunto qualsiasi altro continente. Sono legato alla parola, è questo il centro della mia formazione e del mio gusto».

Uno scatto dal profilo Instagram di Mattia Donna.

IO SONO MIA «Quando mi è stato proposto di prendere parte al progetto ho rifiutato. Non volevo farlo, non credevo di poterci trovare una connessione. Poi mi hanno mandato dei video di Serena Rossi, alcuni provini in cui cantava a cappella. Quello ha cambiato tutto. Ci ha dato la spinta per accettare questa sfida e dopo due minuti avevamo già tirato giù tutte le partiture per i brani del film. Certo, la preoccupazione di confrontarsi con un’icona tale è rimasta, ma abbiamo messo l’anima nel progetto, per fare in modo che il risultato fosse di massimo rispetto verso l’artista che Mia Martini è stata».

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Una giovane Mia Martini ai tempi dell’uscita di Piccolo Uomo.

IO & MIA «Quella della Martini è una storia assolutamente sbagliata. Entrarci dentro ha finito per toccarmi il cuore. Un’esistenza ingiusta e un’industria che non ha saputo, a suo tempo, vedere il valore di un’artista del suo calibro. Per questo il nostro obiettivo era di restituire con sincerità la sua musica e speriamo davvero di esserci riusciti. Generalmente sono molto critico con me stesso, ma stavolta sento di aver fatto la mia parte ed è stato un vero investimento umano, a cui ho preso parte anche grazie a tutto il team e alla produzione».

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Serena Rossi insieme a Loredana Bertè alla presentazione di Io sono Mia.

MUSICA D’EPOCA «Abbiamo ricostruito tutto, è stato un lavoro tostissimo. I brani del film ricoprono vent’anni di carriera, Almeno tu nell’universo ad esempio è dell’89. C’è stata un’attenzione maniacale su questo aspetto, dall’utilizzo di microfoni vintage a strumenti di cui non sapevo neanche l’esistenza, che ci siamo fatti spedire direttamente dall’Inghilterra. Siamo rimasti molto fedeli, seguendo principalmente due linee guida: la prima, il non permettere che la nostra personalità si perdesse nelle canzoni già conosciute, la seconda che le tecniche applicate ai brani originali fossero le medesime della nostra colonna sonora».

SERENA ROSSI «Cosa c’è di inavvicinabile in Mia Martini? La voce, senza alcun dubbio. Qualcosa di veramente difficile da poter replicare. Serena però si è superata, ha lavorato tantissimo e abbiamo cercato di fare tutto il possibile per aiutarla. Si tratta di due voci diversissime, inserite in due epoche differenti, ma adottando svariate strategie e non ricorrendo necessariamente al digitale siamo riusciti a dare la giusta pasta al timbro di Serena. Che, tra le altre cose, è un’attrice e una cantante incredibile».

Serena Rossi nei panni di Mia Martini i n una scena di Io sono Mia.

VITA E EMOZIONI «I brani di Mia Martini venivano registrati mentre i musicisti suonavano, senza alcun click da schiacciare e far partire. Questo significa che la musica seguiva la sua voce, la sua emotività, rallentando o aumentando a seconda del caso. Registrare sommando, dunque, era alquanto difficile per noi. Abbiamo dovuto tirare giù battuta per battuta, con un metronomo che seguiva il suo tempo e con il batterista e il bassista che suonavano sopra, fino a non farti più accorgere di nulla. Ed è questo che permetteva ai brani di essere vivi, la stessa sensazione che abbiamo cercato di ricreare e che ha permesso a Serena il maggior trasporto possibile per interpretare la sua Mimì».

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I ringraziamenti di Mattia Donna & La Femme Piège per Io sono Mia su Instagram.

LADY GAGA & QUEEN «Il giudizio dei fan? Dopo due ore eravamo in classifica dietro Lady Gaga e i Queen. In due ore! Il riscontro è stato ottimo e sono rimasti tutti contenti, da quello che ho potuto percepire. A dire la verità mi aspettavo critiche negative che, invece, non sono arrivate. Il nostro è stato un lavoro davvero minuzioso e questo credo abbia contribuito a mantenere le canzoni cariche di sentimento, grazie soprattutto al nostro fonico, Gianluca Gadda. Non si è creato alcun effetto karaoke e questo era il nostro obiettivo».

ALTRE STORIE «Al principio del nostro lavoro c’è la sceneggiatura. Tutto parte da lì. Capita spesso che, quando cominciano le riprese su di un set, i nostri provini siano già pronti e vengano utilizzati. Girare la scena con la musica cambia del tutto la prospettiva. Più spesso capita invece che venga richiesta una library di una trentina di brani. Basta che dopo ci sia uno strettissimo lavoro di montaggio per rendere al meglio il significato del nostro operato. Poi ogni film è una storia a sé, ma l’importante è avere prima di tutto rispetto e mostrarsi sempre al servizio del progetto, pur rimanendo fedeli a se stessi».

Mattia Donna e Serena Rossi in studio di registrazione.

TRUE DETECTIVE «Sono molto legato a T Bone Burnett. Il lavoro che ha svolto con True Detective è impressionante. Ha preso due sconosciuti del Texas e ha reso la loro musica e la sigla di una serie TV qualcosa che rasenta il capolavoro. Il suo è un universo che apprezzo particolarmente e a cui, anche artisticamente, mi sento molto legato. Ma, quando si tratta di progetti, sono aperto a tutto, basta che rispettino il mio credo fondamentale: la poesia. Se qualcosa mostra la giusta poetica per me è fatta».

MUSICA E SERIE TV «La relazione che si sta instaurando tra musica e serie tv è sempre più stretta, ma varia anche molto da paese a paese. In Italia siamo un po’ più lenti in questo processo, escludendo produzioni come Netflix o Sky. Ad esempio, noi non usiamo canzoni. Gli americani possono anche creare melodie d’ambiente, utilizzare suoni o sintetizzatori particolari, ma è quando all’improvviso parte un brano di Johnny Cash o una ballad della Luisiana, cantata in francese, che mi commuovo. Sono sicuro che, appena ci sarà più qualità, legata soprattutto alla possibilità di avere sempre di più storie, anche la musica acquisterà tutt’altro valore».

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