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Marlon Brando, Bernardo Bertolucci e quel tango a Parigi tra vita e cinema

Per il centenario, un estratto da Scene Madri, ripubblicato ora da Fondazione Bertolucci e Cue Press

Ultimo tango a Parigi.
Marlon Brando nel ruolo di Paul in Ultimo tango a Parigi.

ROMA – Passy e il ponte di Pont de Bir-Hakeim. Francis Bacon e Gato Barbieri. Quell’appartamento e la fotografia di Vittorio Storaro. Paul e Jeanne. Celebrare il centenario della nascita di Marlon Brando? Significa per forza di cose anche transitare per un capitolo fondamentale, datato 1972: Ultimo tango a Parigi di Bernardo Bertolucci, film che l’attore girò a pochi mesi di distanza da Il padrino. Grazie alla Fondazione Bertolucci (bernardobertolucci.org) per la nostra celebrazione #Brando100 (qui trovate tutte le puntate) vi proponiamo qui un estratto di Scene Madri, magnifico volume del 1982 rieditato ora per la terza volta dalla Fondazione con Cue Press (lo trovate qui) con il regista che si confessa a Enzo Ungari, studioso e suo grande amico. In questo passaggio, Bertolucci ricorda proprio quelle settimane trascorse sul set con Brando.

La copertina di Scene Madri, libro di Enzo Ungari con Bertolucci

MARLON & PAUL – «Ad un certo punto, dopo aver parlato del film e di come lo avrei girato, ho chiesto a Marlon di portare dentro al vissuto di Paul, il personaggio che avrebbe interpretato in Ultimo tango a Parigi, tutta la sua esperienza, ovvero tutto il suo vissuto di uomo e di attore. Per una volta, diventare Paul non doveva quindi significare smettere di essere Marlon Brando. Quando mi sono reso conto che capiva cosa intendevo, allora ho chiesto anche a Paul di essere Brando, non viceversa…».

Paul o Marlon? Un frame di Ultimo tango a Parigi.

CINÉMA VÉRITÉ – «Quando Brando racconta la sua infanzia nel film sta raccontando la sua vera infanzia, con sua madre sempre ubriaca e l’ombra di un padre virile e violento, perduti in qualche posto sperduto del Nebraska, esattamente dov’era cresciuto. Dall’inizio delle riprese Marlon si rese conto che aveva la possibilità di abbandonarsi e di andare oltre quello che solitamente gli veniva richiesto sul set di un film. All’Actors’ Studio aveva imparato a sentirsi un altro, a diventare qualcun’altro e quello che il cinema chiede ad un attore solitamente è proprio questo: essere un’altra persona, diventare un altro. In questo caso fu il contrario».

Marlon brando
Brando e Maria Schneider nell’appartamento del film.

I PERSONAGGI – «Dal punto di vista fisico e culturale, Brando è il riassunto di molti americani – da Ernest Hemingway a Norman Mailer a Henry Miller – così come Jean-Pierre Léaud in Ultimo tango a Parigi rappresenta il mio passato di cinéphile. I due personaggi maschili sono pieni di ricordi, mentre il personaggio femminile di Jeanne, interpretata da Maria Schneider non ha alcuna memoria, se non il fatto di essere fisicamente molto francese, con un corpo che ricorda un po’ le donne dipinte e immaginate da Renoir padre e da Renoir figlio. Insomma, quelle ragazze che possono camminare serenamente sui cadaveri di chi le ama…»

Marlon, Marlon, Marlon.

LA FINE – «Alla fine del film Marlon mi disse che non avrebbe mai più fatto una cosa del genere, perché si era sentito violentato: aveva messo dentro il film tutto quello che aveva, la sua intimità, i figli, le cose più intime. Poche settimane dopo la fine delle riprese aveva velocemente ripreso i dieci chili che gli avevo fatto perdere per girare. Non sono sicuro che abbia mai visto il film finito. Ma il suo percorso – e quello del suo personaggio Paul – è il percorso di un uomo che precipita all’indietro fino alla morte che è poi una nascita, paradossalmente. Quando Paul giace morto sul balcone, la sua posizione è quella di un feto…».

  • BRANDO 100 | Cose da fare per celebrare il mito
  • VIDEO | Marlon Brando in una clip di Ultimo tango…:

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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