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Marco Werba: «Tra Dario Argento e la Tunisia, il mio lungo viaggio nelle colonne sonore»

Dalla prima soundtrack all’ultima, tra Delerue e Williams. In conversazione con il compositore

Marco Werba
Tra Dario Argento e il suono del futuro: Marco Werba

MILANO – Da Madrid a Roma, tra il Cairo e il Salento, tra suoni e suggestioni. Il viaggio di Marco Werba ha percorso molte strade diverse e continua a muoversi tra geografie e confini sempre differenti. Dalla prima colonna sonora, firmata nel 1988 per Zoo di Cristina Comencini, a oggi, il compositore ha lavorato a decine di film, da Giallo di Dario Argento a Il delitto Mattarella di Aurelio Grinaldi. Reduce dal Festival Internazionale del Cinema del Cairo, dove ha portato la sua ultima colonna sonora firmata per The Island of Forgiveness di Ridha Behi, Werba si è seduto con Hot Corn per fare un bilancio del suo lungo viaggio, riflettendo anche su passioni, compositori preferiti e sulla percezione del mondo delle colonne sonore.

Alcune delle colonne sonore firmate da Marco Werba.

LA PRIMA VOLTA – «Da dove partiamo? Da Zoo di Cristina Comencini, un film importante perché è stato il primo lavoro che ho fatto, scritto con passione e dedizione, cercando un giusto equilibrio tra musica, effetti sonori e dialoghi. C’è una scena di cui sono molto sodisfatto, in cui una giovane Asia Argento, all’epoca quattordicenne, si trova di notte nel giardino zoologico di Roma e sente un suono misterioso. Ho creato quel suono mescolando un’ocarina con un flauto dolce basso, che si fonde poi con una musica astratta e delicata e con i rumori degli animali nelle gabbie. Questi tre elementi convivono diventando un’unica entità sonora, senza disturbarsi. Questo è l’obiettivo che dovremmo sempre cercare di raggiungere. La colonna sonora di Zoo mi portò poi a vincere il mio primo premio, la Colonna Sonora dell’Ente dello Spettacolo».

Claudia Cardinale in una scena di The Island of Forgiveness.

L’ULTIMA COLONNA SONORA – «Il mio lavoro più recente? Per un film molto bello e poetico, appena presentato al Festival Internazionale del Cinema del Cairo: The Island of Forgiveness di Ridha Behi. Pur essendo una produzione tunisina nel cast ci sono alcuni attori italiani, tra i quali la grande Claudia Cardinale. Ero in contatto con il produttore, Ziad Hamzeh, e quando è arrivato il momento di scegliere il compositore si è ricordato di me. La collaborazione con il regista è stata complessa, laboriosa ma alla fine soddisfacente. Behi è meticoloso ed esigente, non voleva una musica che risentisse dall’ambientazione sull’isola tunisina, ma evidenziasse il dramma vissuto dai protagonisti, la loro umanità, la ricerca della redenzione. La musica è stata incisa a Londra negli studi Angel Studios ed eseguita dalla English Session Orchestra…».

Marco Werba con Dario Argento.

IL REGISTA – «Il regista da cui ho imparato di più? Probabilmente Dario Argento, che con la sua umiltà, quando ha capito che stavo dando il massimo per il suo film, mi ha lasciato libero di completare il lavoro senza starmi con il fiato sul collo. Sono sempre i registi navigati, con molti anni di esperienza, a rispettare maggiormente il lavoro dei collaboratori. Non a caso Giallo è stato il lavoro più importante per me. Nonostante le vicissitudini e il flop al botteghino quel film mi diede visibilità portandomi a vincere tre premi. La collaborazione con Dario fu preziosa proprio perché – come detto – mi diede fiducia e mi lasciò libero di scrivere la musica che mi sembrava la più opportuna. A differenza del suono dei Goblin, alle quali il pubblico è abituato, ho scritto una musica sinfonica in linea con lo stile di Bernard Herrmann, il compositore preferito da Hitchcock…». 

IL MIO COMPOSITORE – «Se parliamo di musica classica dico Johann Sebastian Bach. Trovo che la sua musica sia senza tempo, abbia ancora una sua forza, una costruzione armonica rigida e allo stesso tempo solenne. Altri compositori che sono arrivati dopo di lui – ad esempio Beethoven – a mio avviso risentono più del periodo storico nel quale hanno vissuto. Se parliamo di musica applicata non vi è dubbio invece che il migliore vivente sia John Williams. La gente conosce solo le musiche più popolari, da Guerre Stellari a Indiana Jones, e non conosce lavori più intensi come quelli scritti per Fury di Brian De Palma, Images di Robert Altman, Assassinio sull’Eiger di Clint Eastwood».

LE COLONNE SONORE – «C’è ancora qualche pregiudizio nei confronti delle colonne sonore? Sì, senza dubbio. Ricordo quando venne a trovarmi alcuni anni fa il Maestro di Cappella della Basilica di San Pietro, Monsignor Pablo Colino, che rimase molto colpito dalla cantata per soprano e orchestra de La doppia vita di Veronica che gli feci ascoltare. Non pensava fosse possibile scrivere una musica cosi bella per un film. Per fortuna compositori come Nino Rota, Ennio Morricone e John Williams, che hanno scritto anche musica da concerto colta, hanno nobilitato questa tipologia di musica. Non a caso Williams ha scritto un concerto per violino e orchestra eseguito dalla celebre violinista tedesca Anne Sophie Mutter e pubblicato poi dalla Deutsche Grammophon». 

John Williams e Anne-Sophie Mutter. Photo Credits: Prashan Gupta/Deutsche Grammophon

IL MIO DISCO – «La mia colonna sonora preferita? Beh, diventa piuttosto complicato sceglierne una sola. Forse sceglierei quella di Un prete da uccidere di Agnieszka Holland, firmata da Georges Delerue. Quella musica include anche la canzone The Many Crimes of Caine, interpretata da Joan Baez, che mi commuove sempre…». 

  • SOUNDTRACK | La nostra sezione dedicata alle colonne sonore
  • AUDIO | Marco Werba con Ellen Williams per The Island of Forgiveness.

 

 

 

 

 

 

 

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