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Tra Bernard Herrmann e il jazz | Trent Reznor, Atticus Ross e la colonna sonora di Mank

Sperimentazione e nostalgia, strumenti d’epoca e sessioni di registrazione in videoconferenza

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ROMA- Lo scorso 21 ottobre Trent Reznor ha postato su Twitter il link di un sito “segreto” (lo trovate qui) nel quale poter sbirciare dietro le quinte di Mank  (qui la nostra recensione) e ascoltare una piccola anticipazione della colonna sonora scritta a quattro mani con Atticus Ross. La quarta collaborazione tra i due musicisti e David Fincher dopo Gone Girl, Uomini che odiano le donne e l’Oscar per The Social Network. Statuetta che, ai prossimi Academy Awards, potrebbe diventare doppia se non tripla con una nomination alla Miglior Colonna Sonora e Miglior Canzone con If Only You Could Save Me interpretata da Adryon de León.

Ben 52 tracce per 1 ora e 33 minuti di musica che Trent Reznor e Atticus Ross hanno realizzato ispirandosi alle grandi composizioni orchestrali di Bernard Herrmann e alle band jazz e swing degli anni Trenta e Quaranta. Così hanno fatto rivivere musicalmente la Los Angeles dell’ Herman “Mank” Mankiewicz di Gary Oldman. Lo storico sceneggiatore di Quarto Potere con cui David Fincher ha realizzato un film destinato a diventare un classico istantaneo. La storia di un uomo all’ombra di un (giovane) gigante di nome Orson Welles grazie a cui il regista ha ricostruito un’epoca. Merito della sua visione e delle decine di collaboratori di cui si è circondato per renderla reale.

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Dietro le quinte di Mank. Foto: Gisele Schmidt/Netflix

Dal direttore della fotografia Eric Messerschmidt ai costumi di Trish Summerville passando per la colonna sonora. Se Fincher e Messerschmidt hanno girato in digitale per poi lavorare in post-produzione per rendere l’immagine quanto più possibile simile alla pellicola, Trent Reznor e Atticus Ross hanno scelto di lavorare con strumenti e microfoni d’epoca per registrare i vari brani che accompagnano Mank. Inoltre, come raccontato dai due sulle pagine di The Atlantic, la pandemia li ha costretti a registrare in videoconferenza. Ogni musicista ha registrato la propria parte durante il lockdown e solo successivamente ogni singola traccia è stata assemblata.

«Siamo riusciti a trovare qualcuno che avesse una collezione di microfoni dell’epoca», ha raccontato Ross, «A ogni musicista è stato inviato il microfono appropriato, alcune note del direttore d’orchestra e sono riusciti a suonare. Era totalmente folle guardare le persone separatamente nelle loro camere da letto, o ovunque, eseguire le loro parti». «Come possiamo essere sperimentali in un modo appropriato al periodo? Possiamo trasformare questo ostacolo di non poter suonare insieme in una stanza in una forma di risorsa?», ha aggiunto Reznor, «Se voglio aggiungere riverbero al violino della seconda sedia ma non alla prima, ora posso farlo… Avevamo la capacità di fare cose che non erano state fatte tradizionalmente».

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Un’immagine dal set di Mank

Un approccio, tra strumenti d’epoca e sessioni di registrazione in videoconferenza, totalmente in linea con lo spirito di Mank, in equilibrio tra tecnologia moderna e ricostruzione maniacale di un mondo passato. Lo dimostra anche il lavoro fatto sul suono, manipolato digitalmente per sembrare uscito da un giradischi. Ma Reznor e Ross non hanno fatto tutto da soli. Fondamentale è stato il contributo del direttore d’orchestra Conrad Pope e degli arrangiatori Dan Higgins e Tim Gill con i quali il duo ha collaborato per dare alla colonna sonora di Mank quell’atmosfera da vecchia Hollywood.

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Gary Oldman sul set del film

A differenza però delle partiture di Bernard Herrmann che riecheggia nell’uso degli archi e del pianoforte – basterebbe ascoltare Means of Escape -, in Mank manca un vero e proprio tema ricorrente dedicato al suo protagonista da declinare poi di sequenza in sequenza. Quello che ritorna, invece, è un’alternanza di composizioni orchestrali e brani jazz e swing, da All This Time a A Fool’s Paradise, con il suono dei tasti della macchina da scrivere, passando per Once more unto the breach e Everything you do. Un lavoro totalmente diverso da qualsiasi cosa fatta dal duo in precedenza che rievoca il passato mentre pone le basi per il futuro della musica per film. Sperimentazione e nostalgia.

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Qui potete ascoltare la colonna sonora del film:

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