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Maggie Gyllenhaal: «La sfida di The Kindergarten Teacher e il mio futuro da regista»

Al TIFF per il nuovo film Netflix, tra nuovi orizzonti e vecchi ricordi: l’attrice si racconta ad Hot Corn

the kindergarten teacher

Abbozza un sorriso malizioso e indossa una maschera di sovrana indifferenza, ma Maggie Gyllenhaal in realtà ha molte fragilità da nascondere, che lascia emergere solo raramente. Ha fatto un’eccezione al Toronto Film Festival dove si è messa a nudo con un ruolo spiazzante, il film targato Netflix The Kindergarten Teacher, nelle sale italiane il 29 novembre e già vincitore al Sundance. Durante la promozione della pellicola ha rivelato in esclusiva a The Wrap che sta lavorando sull’adattamento di un romanzo di Elena Ferrante, suo debutto alla regia. Ha dato la colpa, anzi il merito al suo alter ego Candy nella serie The Deuce, una prostituta che si mette dietro alla macchina da presa per dirigere le prime pellicole porno all’epoca in circolazione.

IL FILM «The Kindergarten Teacher è il remake di una storia israeliana che mi ha subito entusiasmata. Ho capito che avrei voluto non solo interpretarlo ma anche produrlo. Non è stato facile convincere tutti che ce l’avrei potuta fare ma l’ho spuntata. Stavolta divento un’insegnante insoddisfatta che si prende a cuore un bambino prodigio portando questo rapporto verso conseguenze estreme».

Maggie Gyllenhaal nel film Netflix.

IL DOLORE «Il mio ruolo? Si potrebbe pensare che rispetto a The Deuce, dove Candy viene anche picchiata, questa parte sia una passeggiata e invece no perché in quel caso subisce fisicamente ma la sua mente è lucida. Qui invece Lisa, pur non essendo pazza né malata di mente, viene portata sull’orlo del baratro dalle delusioni della società. Cerca una via d’uscita ma in realtà non fa altro che complicare la situazione».

the kindergarten teacher
The Kindergarten Teacher.

LA REGIA «Dietro la macchina da presa? Finora non mi sentivo all’altezza di dirigere un progetto, solo di recente mi sono detta che ci avrei voluto provare. È arrivato il momento giusto per adattare qualcosa che amo. Di solito non fuggo dalle sfide ma c’è sempre un retropensiero che ti terrorizza, non vuoi distruggere il lavoro di tante persone».

The Deuce.

THE DEUCE «Non è la prima volta che produco un progetto, il grande salto di qualità l’ho fatto con The Deuce. All’epoca mi sono presa un rischio gigante e sulla carta sembrava impossibile che HBO mi lasciasse entrare nella stanza dei bottoni e invece è successo. Contro ogni previsione, ho sfidato la sorte e ho detto che il progetto richiedeva molte scene di nudo e di sesso e volevo a tutti i costi sentirmi protetta, parte del processo creativo. Se volevano il mio corpo dovevano prendersi anche la mia mente».

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Con il Joker/Heath Ledger nel Batman di Nolan.

MAESTRI REGISTI «Cerco di essere malleabile con i registi e di capire dove posso spingermi. Nel Batman di Christoper Nolan era evidente che non ci fosse tempo da perdere in chiacchiere o in domande sulle sfumature del personaggio. Oliver Stone invece è molto umorale e una volta mi ha detto: “Santo cielo, ma in questa scena sei terribile”. Io gli ho risposto un po’ preoccupata: “Potresti aiutarmi, per cortesia?”. E lui: “No, ti ho dato il potere di Zeus”. Ecco, da allora uso questa frase molto spesso con gente che non ha la minima idea del contesto ma è divertentissimo».

Jeff Bridges e una giovane Maggie Gyllenhaal in Crazy Heart.

L’OSCAR: «Quella candidatura? Sapevo che Jeff Bridges sarebbe stato in lista perché in Crazy Heart è stato spettacolare ma quando mi hanno annunciato la nomination ho reagito con pura e autentica sorpresa. Poi ho preso fiato e mi sono imposta di divertirmi e godermela. Quello è stato davvero uno dei momenti di svolta della mia professione, anzi della mia vita, perché fino ad allora non avevo mai vinto nulla».

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