VENEZIA – Incontriamo Mads Mikkelsen a due passi dall’Excelsior al Lido di Venezia. Mascherina con il tricolore abbassata sotto il mento e una birra in mano, l’attore è stato uno degli artisti premiati durante la 18esima edizione del Premio Kinéo per il suo ruolo di Hannibal Lecter in Hannibal, la serie della NBC basata sui romanzi di Thomas Harris e ideata da Bryan Fuller. L’occasione per ripercorrere una carriera lunga oltre vent’anni che l’ha visto collaborare con registi come Nicolas Winding Refn e prendere parte a produzioni indipendenti e blockbuster del calibro di Doctor Strange e Rogue One. «Ma non è cambiato quello che provo per questo lavoro», ci tiene a sottolineare Mikkelsen, «È lo stesso meccanismo di quando ho iniziato che mi spinge a recitare».
ANOTHER ROUND «Il film di Thomas Vinterberg? É la storia di quattro insegnati la cui vita è in un momento di stallo. Pensano che magari bevendo a lavoro le loro vite migliorerebbero. Ovviamente va tutto a finire incredibilmente male, ma anche in maniera fantastica. È un tributo alla vita. E all’alcool ovviamente!».
VINTERBERG VS. REFN «Sono due registi molto diversi. Come lo sono gli esseri umani, ma credo che certi abbiamo gli stessi obiettivi. Con Nicolas ho girato cinque film, mentre con Thomas due. Io e Nicholas lavoriamo e basta, non abbiamo nulla in comune oltre il cinema. Abbiamo un modo speciale di relazionarci quando lavoriamo, per il resto lui non fa altro che parlare di film, io non faccio altro che parlare di sport! Con Thomas, invece, abbiamo un legame stretto nonostante abbia iniziato a lavorare con lui quando la mia carriera era già decollata».
HANNIBAL 4? «È vero, da quando la serie è su Netflix, girano voci su una possibile quarta stagione che ha coinvolto anche i produttori e lo stesso Bryan Fuller. Che dire, la speranza c’è, ma non so se, come e quando avverrà. Posso però dire che tutti saremo coinvolti nel progetto, io per primo! Sono molto fiero di Hannibal e orgoglioso si aver ricevuto un premio per questo lavoro».
DEATH STRANDING «È stato un progetto molto interessante. Si trattava di recitare certo, ma è stato anche molto surreale perché indossavamo tutta l’attrezzatura del motion capture. Però abbiamo preso il progetto molto seriamente. Kojima è un uomo eccezionale. Durante le riprese, se qualcosa andava storto, ci rassicurava di non preoccuparci perché tutto poteva essere sistemato al computer! Mi sono divertito molto ma non so se prenderò parte e un’esperienza del genere in futuro».
L’ENTUSIASMO «Non è cambiato quello che provo per questo lavoro. È lo stesso meccanismo di quando ho iniziato che mi spinge a recitare. Non sono molto interessato alla preparazione ma nel momento in cui siamo sul set e scatta la magia con le persone con cui stai lavorando, quello è ciò che mi dà gioia, che ancora mi entusiasma. La fama? Non apro la porta pensando a cosa accadrà. Lo dimentico tutti i giorni e lo ricordo se mi chiedono una foto dal panettiere!».
IL FUTURO «Non so quanto sono autorizzato a dire sul mio prossimo film! (ride, n.d.r.) Attualmente non so bene quale sia la situazione in America con il lockdown e quando riusciremo a distribuire il film. La storia ruota attorno a un virus che attacca solo gli uomini e dona alle donne la capacità di sentire ogni emozione o pensiero degli uomini… Che dire, siamo nei guai!».
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