Francesco Parrino ROMA – Uscito in Giappone nel 1978 e sceneggiato da Monkey Punch, Atsushi Yamatoya e Sôji Yoshikawa, Lupin III – La Pietra della Saggezza torna al cinema con lo storico doppiaggio con cui fu presentato nelle sale italiane nel 1979. L’anime prende il via con l’ispettore Zenigata che viene informato del fatto che il suo acerrimo nemico Lupin III è stato giustiziato. Nel frattempo, anche Lupin apprende la notizia. Così, quando entrambi si recano in Transilvania per indagare, si accorgono che il defunto è un sosia perfetto del famoso ladro. La vicenda si sposta quindi in Egitto dove Lupin III ruba dalla piramide di un faraone una misteriosa pietra, detta la Pietra del Saggio, portandola con sé a Parigi. Al cinema come evento speciale il 24, 25 e 26 giugno con Nexo Digital.
L’anime venne prodotto mentre andava in onda la seconda serie televisiva di Lupin III, con l’obiettivo di realizzare un lungometraggio che fosse esteticamente e tematicamente fedele al manga originale di Monkey Punch, in particolare per nudi e allusioni sessuali. Questo perché le norme di censura dell’epoca impedivano che tali contenuti potessero essere riprodotti per l’animazione televisiva. E infatti il team artistico di Lupin III – La Pietra della Saggezza fu proprio quello che rese grande la prima serie: Yasuo Ôtsuka, direttore dell’animazione e disegnatore dei personaggi, qui come supervisore alla produzione, Sôji Yoshikawa, che ha realizzato gli storyboard del primo e dell’ultimo episodio della prima serie, qui come regista e co-sceneggiatore assieme ad Atsushi Yamatoya (che più tardi dirigerà Lupin III – La Leggenda dell’oro di Babilonia) oltre che gli animatori Yuzo Aoki e Tsutomu Shibayama.
Una produzione ambiziosa per la Tokyo Movie Shinsha che assegnò un budget di 500 milioni di yen e che coinvolse 1315 membri dello staff, uno storyboard da 575 pagine, oltre 18.000 immagini di riferimento per background e meccanica da cui presero vita 196 sequenze rese infine movimento dalla magia dell’animazione. Il risultato fu un Lupin III – La Pietra della Saggezza anime in grado di restituire appieno l’autenticità del manga originale nello spirito crudo, nel ritmo (concitato, molto attuale), in un paio di sequenze action dichiaratamente ispirate a La spia che mi amava, Duel e Un colpo all’italiana, e meta-linguaggi, momenti onirici e immagini pittoriche. Ma soprattutto nelle dinamiche relazionali tra gli agenti scenici: la caccia all’uomo ontologica dell’Ispettore Zenigata, la partita a scacchi di amore e odio tra Lupin e Fujiko, la lealtà di Jigen e Goemon.
Non a caso, di tutti i lungometraggi realizzati sul celeberrimo ladro gentiluomo, Lupin III – La Pietra della Saggezza era quello preferito da Monkey Punch e, più in generale, dai fan della prima ora della saga. Immaginate lo stupore della Toho Film e della Tokyo Movie Shinsha quando, all’indomani della prima mondiale in terra nipponica (16 dicembre 1978), si resero conto che il pubblico presente era composto principalmente da bambini e adolescenti della seconda serie dai toni meno maturi e più contenuti. Tre giorni dopo, quando fu deciso per un lungometraggio sequel, è su di loro che identificarono il target di riferimento. Il titolo? Lupin III – Il Castello di Cagliostro, opera prima di Hayao Miyazaki, ma quella è tutta un’altra storia…
- ORIENT EXPRESS | Lupin III – Il Castello di Cagliostro, la recensione
- VIDEO | Qui per il trailer di Lupin III – La Pietra della Saggezza:
Lascia un Commento