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Lightyear – La Vera Storia di Buzz, quando una leggenda diventa umana

L’importanza dell’errore e dell’unione: ma com’è il film Disney Pixar sullo Space Ranger di Toy Story?

Il banner di Lightyear - La Vera Storia di Buzz
Il banner di Lightyear - La Vera Storia di Buzz

ROMA – La scintilla, l’eroe intergalattico, un sogno lontano. Il progresso che rimpiazza l’analogico. Dopo quasi trent’anni dal film che rivoluzionò il cinema e l’animazione, ora capiamo perché Andy scelse un astronauta di plastica da affiancare ad un cowboy di pezza. Lightyear – La Vera Storia di Buzz è infatti il film del film, la storyline originale di un fantomatico blockbuster sci-fi uscito nell’universo di Toy Story e che, ovviamente, ha fatto sognare milioni di bambini ossessionati da un action figure piena di aggeggi, capace poi di scavalcare lo spazio filmico divenendo per il pubblico reale ciò che rappresentava nell’immaginario filmico del primo lungometraggio Disney Pixar.

Un cortocircuito di realtà parallele che finiscono per fondersi con l’icona e la leggenda di un personaggio chiave, qui (ri)visto dal regista Angus MacLane (tra i corridoi Pixar ha la nomea di essere il massimo esperto di Buzz!) sotto la luce di ciò che rappresenta la sua controparte umana, ovvero uno Space Ranger un tantino borioso che, sbagliando, capirà quanto è importante l’unione e la condivisione. E lo capirà affrontando un viaggio spazio temporale lungo sessant’anni: in seguito ad un suo errore di calcolo, il giovane Buzz (doppiato da Alberto Malanchino) rimane bloccato su un pianeta insieme all’equipaggio dell’enorme stazione spaziale. L’obiettivo si fa ossessione: ovviare al danno e riportare tutti a casa. L’unico modo, scoprirà, è volare più veloce della luce attorno al pianeta, così da generare una sorta di energia capace di riportare in volo l’enorme astronave.

Buzz Lightyear e il gatto Sox
Buzz Lightyear e il gatto Sox

C’è un problema, ogni viaggio per lui dura una manciata di minuti, mentre sul pianeta il tempo equivale a circa quattro anni. Ogni tentativo sembra vano, e anzi farà perdere a Buzz i suoi affetti più cari. E se ogni film Disney Pixar sembra parlarci in prima persona, toccando sfumature emozionali e temi nevralgici, Lightyear pare suggerirci che oggi più che mai bisogna ascoltare, cogliere i segnali e saper accettare i compromessi. Una medaglia non può valere quanto l’amore, e l’amore stesso è il bene assoluto da difendere. Costi quel che costi. Del resto si sa, il tempo non aspetta nessuno e, quando la missione è ormai pura utopia, ecco la svolta che accende il film, puntando ad essere il primo action sci-fi prodotto dalla Pixar: Sox (con la voce di Ludovico Tersigni), gatto-robot regalatogli dalla sua migliore amica e cadetta spaziale Alisha Hawthorne (Esther Elisha), dopo sessant’anni risolve la complicata equazione.

LIGHTYEAR
Buzz vs Zurg!

Eppure, tra stringhe temporali e leggi astrofisiche, Buzz dovrà scontrarsi con una dura realtà: nessuno ha più intenzione di abbandonare il pianeta ormai colonizzato, e per giunta sono tutti impegnati a difendere la base dall’attacco del temibile Zurg, quella nemesi omaggio a Darth Vader divenuto a sua volta mondo a sé – basti pensare allo show animato Buzz Lightyear da Comando Stellare, di cui il film di MacLane è in parte debitore. Per Buzz, diventato reietto, allora inizierà una sorta di fuga, tenendo bene in mente il suo unico scopo: portare a termine la missione. Ad aiutarlo, il caustico umorismo di Sox (ve lo garantiamo: è già un personaggio cult!) e Izzy Hawthorne, nipote di Alisha.

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Buzz insieme ai co-protagonisti

Una corsa che nasconde pericoli e insidie, momenti di puro divertimento e sprazzi di ragionata riflessione in piena poetica Pixar Animation Studios, ritagliando il giusto spazio all’inclusione e all’uguaglianza. Puntualmente, anticipando o cavalcando da parte degli Studios le inflessioni contemporanee: in un mondo che ci vorrebbe perfetti è invece fondamentale sbagliare; solo attraverso gli errori si può davvero maturare, comprendere meglio noi stessi e comprendere meglio gli altri. Ecco, Lightyear, plasmato come se fosse un blockbuster moderno e inclusivo, è un film sulle giuste prospettive e sulle angolature di un’ambizione che non può dipendere esclusivamente dal nostro volere (o valore). Solo comprendendo questo si può andare oltre l’infinto, diventando (davvero) umani ancora prima che eroi.

Qui la nostra intervista ai doppiatori:

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