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Licorice Pizza. O del cinema libero come una corsa di Paul Thomas Anderson

Un film ironico e tenero, sfacciatamente libero che conferma PTA tra i più grandi registi contemporanei

Licorice Pizza
Alana Haim, Cooper Hoffman e tutti i personaggi che gli gravitano attorno in Licorice Pizza

ROMA – «Il vero amore sboccia perché il mondo lo veda». Paul Thomas Anderson sceglie Nina Simone e la sua July Tree per aprire Licorice Pizza. E qui il regista di Los Angeles, dopo quello feroce e meraviglioso tra lo stilista Reynolds Woodcock e la cameriera/musa Alma nel mai troppo celebrato Il filo nascosto, ci mostra l’amore vertiginoso tra Gary Valentine (Cooper Hoffman, figlio di Philippe Seymour), quindicenne con il fiuto per gli affari, e Alana Kane (Alana Haim, membro delle Haim), venticinquenne con le idee poco chiare su cosa fare della sua vita. Un sentimento nato all’ombra della San Fernando Valley del 1973 con la quale PTA rievoca anche un po’ la sua di adolescenza e celebra il suo cinema con una serie di omaggi che da Vizio di Forma passano per Ubriaco d’amore.

Licorice Pizza
Il primo incontro tra alana e Gary

Un film dall’atmosfera episodica che segue, o sarebbe meglio dire insegue, Gary e Alana spinti l’uno verso l’altra da una forza attrattiva che nemmeno loro due riescono a spiegarsi. La stessa forza che, all’improvviso, diventa respingente e li allontana. Licorice Pizza non è altro che una danza forsennata, una corsa/rincorsa che non segue percorsi o linee dritte ma si muove vorticosa e libera, senza regole. Nelle oltre due ore di durata del film, Gary e Alana correrono l’uno verso l’altra, scappano l’una dall’altro, si cercano, si adorano, si detestano mentre in torno a loro gravitano i personaggi più disparati, da un’irresistibile Bradley Cooper nei panni di Jon Peters a Sean Penn in quelli di Jack Holden, leggendario attore hollywoodiano troppo avvezzo alla bottiglia (ispirato a William Holden).

Una scena di Licorice Pizza

Licorice Pizza è un cinema di una bellezza formale ed emotiva rara. Un film ironico e tenero, sfacciatamente libero. PTA realizza un doppio racconto di formazione che ricorda il girovagare dei protagonisti di American Graffiti a cui rende omaggio con una fotografia, firmata a quattro mani con Michael Bauman, che brilla nelle notti illuminate dalle insegne al neon e i tramonti caleidoscopici della Valley. Un film nostalgico e, al tempo stesso, vivo, presente. Merito anche dei suoi due protagonisti – entrambi alla loro prima, straordinaria prova davanti la macchina da presa – e di una storia vecchia come il mondo sull’incontro di due esseri umani che fanno di tutto per resistere, invano, a quello strano sentimento.

Un’immagine del film

Tra sale giochi piene di flipper, crisi petrolifere, campagne elettorali e materassi ad acqua, Licorice Pizza è una montagna russa alla quale abbandonarsi. Un film capace di parlare anche solo con i respiri e che ci ricorda come Paul Thomas Anderson sia un regista gigantesco, tra i più grandi – se non il più grande – del cinema contemporaneo. Un film decisamente più luminoso (narrativamente parlando) dei suoi precedenti lavori, che gira a zonzo senza una meta precisa ma affonda dritto (al cuore) il suo colpo tra un brando di David Bowie e una composizione di Jonny Greenwood, un giro in camion in retromarcia e un abbraccio smisurato. Stupendo.

Qui sotto potete vedere il trailer del film:

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