MILANO – Un passo indietro: nell’estate del 2003 spopola in tutte le discoteche una canzone che si chiama Il gioco dell’amore, tormentone destinato a perdere notorietà quasi immediatamente. Nell’autunno dello stesso anno, nelle sale arriva Prima ti sposo, poi ti rovino di Joel ed Ethan Coen, commedia dal titolo italiano bizzarro (in originale, migliore e centrato, è Intolerable Cruelty) e perfetta per la nostra sezione Legal Corn, dedicata agli incroci tra cinema, tribunali e legge. Un film percepito come sentimentale dallo spettatore meno attento, in realtà una delle opere più ciniche, divertenti e feroci della coppia di fratelli del Minnesota. Il film ruota proprio intorno al gioco dell’amore, ovvero agli inganni, alle simulazioni, ai tradimenti che al fischio finale decretano una vincitrice e uno sconfitto. Sempre.
A fermare l’inarrestabile Marilyn (CZJ), che sposa uomini ricchi, stupidi e fedifraghi per poi vincere le cause di divorzio in tribunale e arricchirsi economicamente, è l’abile avvocato divorzista Miles Massey, scapolo brillante, che commetterà il madornale errore di innamorarsi della donna, sfidando il rischio di rimanere anche lui vittima di un prevedibile piano diabolico. Può darsi che la presenza di George Clooney e Catherine Zeta-Jones, a inizio millennio forse le due star hollywoodiane più popolari, sembrasse garantire un tono più lieve e delicato del solito da parte dei Coen, indirizzati verso un prodotto di richiamo commerciale dopo il trionfo cinefilo de L’uomo che non c’era.
E invece, il sarcasmo è lo stesso – sempre lo stesso – presente in opere come Fargo e Mister Hula Hoop, e che qui sviscera le pieghe e le contraddizioni del re di tutti i sentimenti, quello più subdolo e ingannevole: l’amore. Le aule di tribunale sono un campo di battaglia, e i giocatori sono clienti e avvocati, che si muovono all’interno di un copione già noto, quello in cui uomini illusi di essere amati sono pronti a giurare fedeltà e fiducia alla propria coniuge: la posta in palio è il patrimonio di chi soccombe in giudizio. George e Catherine si sfidano innamorandosi e ingannandosi ripetutamente, e la genialità del soggetto originale e della messa in scena coeniana è la continua confusione delle carte in tavola, tanto che l’inaspettato happy ending non lascia poi così convinti che sia l’amore a trionfare.
Ad ogni modo, Prima ti sposo poi ti rovino è la pellicola in cui Joel ed Ethan raccolgono davvero l’eredità della screwball comedy di cineasti come Frank Capra, George Cukor e Howard Hawks. Servendosi, infine, di figure di contorno memorabili (il giudice in gonnella, il pastore scozzese, il pastore new age) e di situazioni sempre gustosamente beffarde e sul baratro dell’assurdo, a partire dall’esilarante incipit in cui un irriconoscibile Geoffrey Rush coglie in flagranza il tradimento della moglie, dopo aver cantato in macchina con la più totale spensieratezza The Boxer di Simon & Garfunkel.
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- VIDEO | Qui per il trailer del film
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