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La Vita Nascosta | Terrence Malick, l’Austria nazista e un capolavoro poco celebrato

Narrazione, poesia e la storia vera di Franz Jägerstätter: perché dovreste (ri)scoprire il film in streaming

La vita nascosta
August Diehl e Valerie Pachner in La Vita Nascosta. Il film è uscito in Italia il 27 agosto 2020.

MILANO – In fondo, lo possiamo ammettere, lo abbiamo pensato quasi tutti dopo aver visto La sottile linea rossa prima e poi The Tree Of Life: Terrence Malick dovrebbe fare molti, ma molti più film. Ma, come spesso accade, bisogna fare attenzione a cosa si desidera, perché potrebbe avversarsi e ci si ritrova a fare i conti con qualcosa di inatteso. Così, da To the Wonder a Song to Song, Malick è passato da classici come I Giorni del Cielo a epopee sussurrate, cinematografia mistica e assenza quasi totale di narrazione con cadute abbastanza clamorose (vedi la faccia di Ben Affleck in To The Wonder). Quattro film in cinque anni e quando tutto sembrava perso, è arrivato – piuttosto in sordina, in mezzo al COVID – La Vita Nascosta che, a oggi, è forse una delle cose più belle realizzate negli ultimi vent’anni dal regista e che ora trovate in streaming, sia in flat su Disney+ che a noleggio su Prime Video e AppleTV+.

La Vita Nascosta
August Diehl nel ruolo di Franz Jägerstätter in una scena de La vita nascosta.

Ma facciamo un passo indietro e raccontiamo la storia che ci viene mostrata lungo 173 minuti e che racconta la vicenda (vera) dell’obiettore di coscienza Franz Jägerstätter (August Diehl) e di sua moglie Fani (Valerie Pachner), che vivevano a St. Radegund, una comunità agricola austriaca nel distretto di Braunau, in Alta Austria. L’idilliaca cornice delle splendide montagne infonde una sorta di innocenza primordiale, proprio come facevano le isole tropicali nel prologo de La Sottile Linea Rossa. Ma Adolf Hitler, originario della stessa regione – nacque proprio a Braunau am Inn – attraversa prima la Francia e poi va in Austria e, a questo punto, Franz decide di non poter prestare giuramento di fedeltà ad un uomo che considera l’anticristo. Un risveglio religioso piuttosto che politico: «Se Dio ci ha donato il libero arbitrio, siamo responsabili di cosa facciamo e di cosa non facciamo, non è così? Se i nostri governanti sono malvagi, cosa dobbiamo fare?».

La Vita Nascosta
La luce di Malick

Perché Franz Jägerstätter – beatificato poi da Papa Benedetto XVI nel 2007 – è un uomo buono e lo è a priori. Altri abitanti del villaggio cercano di persuaderlo contro la sua decisione, ma stranamente non sentiamo mai menzionare gli ebrei, nonostante il fatto che l’antisemitismo fosse al tempo molto diffuso in Austria, tanto che la xenofobia e l’antisemitismo di Hitler furono un prodotto diretto della sua educazione austriaca. Ovviamente non un’esclusività dell’Austria o della Germania, ma in quelle terre c’era una particolare virulenza che faceva risuonare il messaggio del nazionalsocialismo. Tutto ciò, Terrence Malick lo riassume attraverso una serie di monologhi, con una voce fuori campo (sì, c’è ancora una volta una voce fuori campo) che, semplicemente, ribadisce gran parte di ciò che stiamo vedendo sullo schermo.

August Diehl e Valerie Pachner in una scena del film
August Diehl e Valerie Pachner in una scena del film

Parallelamente all’ascesa di Hitler, Franz e Fani godono di una felice relazione di amore totale e totalizzante, e la loro famiglia cresce con l’arrivo di tre figlie. Come sempre, in un film di Malick, la fotografia – qui firmata dal DOP tedesco Jörg Widmer, già su The Tree Of Life – è impressionante ed è la chiave attraverso cui entrare nella pellicola. Nonostante i difetti come drammaturgo, l’occhio per i dettagli naturali di Malick rimane ancora strabiliante: un improvviso cambio di luce, il panorama delle montagne oppure i moti di polvere nella fattoria, a danzare con il vento. A livello tecnico, il film è eccezionale e allo stesso modo, la scelta musicale del regista riesce a essere sempre un’esperienza travolgente: la colonna sonora originale è firmata da James Newton Howard (potete sentirla qui) ma ci sono brani di Górecki, Händel e Tabula Rasa, II di Arvo Pärt.

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Franz Rogowski in una scena del film.

Ma è nell’ultima parte di film (attenzione anche a Franz Rogowski che all’epoca era ancora poco noto), con Franz che sta affrontando conseguenze sempre più gravi per la sua resistenza, che Malick inizia a costruire uno dei migliori lavori della sua recente carriera. Franz diventa qualcosa come la Giovanna d’Arco di Carl Theodor Dreyer ne La passione di Giovanna d’Arco. Il suo rifiuto di pronunciare il giuramento verso l’Anschluss lo nobilita, anche se lo separa dall’amore della sua vita e dal suo amore per la vita. Nonostante alcuni dubbi – specialmente nella scelta di realizzare il film in inglese – l’ultima metà del film è commovente e, a differenza di molte opere di Malick, qui la realtà la creano finalmente i personaggi. E alla fine La Vita Nascosta diventa il sospirato ritorno alla sostanza da parte di un regista dalla visione eccezionale. Riscopritelo.

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