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Storia di una ladra di libri, la guerra e il potere rivoluzionario di un romanzo

Dal romanzo di Markus Zukas al film di Brian Percival: da dove arriva la storia vera di Liesel Meminger?

Storia di una ladra di libri

MILANO – Se è vero che leggere può salvare la vita, lo è ancora di più per Liesel Meminger, la piccola protagonista di Storia di una ladra di libri. Approdata sul grande schermo nel 2012, nel film diretto da Brian Percival con Sophie Nélisse, Emily Watson e Geoffrey Rush, ha abitato prima le pagine del romanzo di Markus Zusak, uscito nel 2005 con il titolo La bambina che salvava i libri e poi ripubblicato con il titolo omonimo del film. Liesel è una bambina di nove anni che durante gli anni del nazismo, appena prima lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale, viene adottata da Hans e Rosa Hubberman, a seguito dell’arresto dei suoi genitori, marchiati come comunisti.

Storia di una ladra di libri
Una scena di Storia di una ladra di libri

L’adolescenza di Liesel si muove negli anni più duri della Germania visti dalla quiete di un piccolo borgo, mentre è una narratrice d’eccezione a tirare le fila della sua storia. È la Morte in persona che racconta gli eventi della piccola ladra che, catapultata in un mondo estraneo a tutto ciò che conosceva, trova nella lettura un appiglio da cui ripartire. Tra le lezioni per imparare a leggere nello scantinato e un libro su come diventare dei perfetti becchini, Liesel scopre pian piano un mondo che sembra fatto su misura per lei. Persino la moglie del borgomastro le permette di leggere nella biblioteca del figlio recentemente scomparso. Ma la Storia abbatte presto i muri del suo piccolo universo, un mondo che aveva creato con i suoi nuovi genitori e il piccolo Rudy, il suo migliore amico.

Storia di una ladra di libri
Una scena del film

Arriva una sera nelle vesti di Max, un ragazzo ebreo che è riuscito a sfuggire alla Notte dei Cristalli. Da lì, il susseguirsi degli eventi si fa impietoso. L’annuncio dell’entrata in guerra, i raid nelle case per cercare rifugiati ebrei, il rogo dei libri, da cui ne salva di nascosto uno che custodisce gelosamente. L’ideologia nazista, filtrata attraverso gli occhi dei bambini, assume un peso ancora più drammatico. Rudy è un corridore, il più veloce del paese. Al tramonto corre sulla pista con la faccia sporca di carbone per imitare Jesse Owens, che aveva appena vinto alle Olimpiadi: il padre lo trascina via, spiegandogli che non dovrebbe voler essere un nero, con i suoi perfetti occhi azzurri e capelli biondi, ma Rudy non capisce perché.

Storia di una ladra di libri
Un’immagine di Storia di una ladra di libri

Benché la storia sia di finzione, trae la sua origine dalla realtà. Zusak ha basato Storia di una ladra di libri sui racconti fatti dai suoi genitori, originari della Germania. La madre, ad esempio, all’età di sei anni dovette assistere a un gruppo di ebrei che venivano caricati su una camionetta e portati via dalle loro case. Piccoli frammenti di storia vera, che sono serviti all’autore per imprimere una certa atmosfera alla storia della ladra di libri.

Una scena del film

E alla fine, tra le ultime considerazioni della Morte e un bombardamento sul piccolo borgo, un tenue bagliore di speranza emerge dalla cenere. È il Mein Kampf che Max aveva regalato a Liesel, con le pagine pitturate di vernice bianca perché lei potesse scriverci la sua storia. I suoi sentimenti e i suoi pensieri giusti, di bontà, di innocenza e di pace, a coprire quelle parole che tanto odio avevano portato.

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