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La sorpresa: Perché The Terror è già una delle serie dell’anno

Due navi svanite, l’Artico e una creatura mostruosa: un horror sovrannaturale ispirato a una storia vera

Jared Harris in una scena di The Terror.

Sembra un copione già scritto, è vero. All’uscita di una nuova serie arriva puntuale il commento che la annovera come uno dei titoli dell’anno. Succede sempre. Ma fidatevi, questa volta per The Terror è davvero così. Dieci episodi sviluppati da David Kajganich per la AMC – da noi lo trovate su Amazon Prime Video – a partire dal romanzo di Dan Simmons, La scomparsa dell’Erebus, pubblicato in Italia nel 2007 da Mondadori. Ispirato a eventi storici documentati – la scomparsa nel 1846 di due navi di esplorazione della Royal Navy, la Erebus e la Terror, nel Mar Glaciale Artico – la serie ricostruisce il possibile destino dei 129 uomini a bordo che non fecero mai ritorno (le imbarcazioni furono ritrovate nel 2014 e nel 2016). La cosiddetta spedizione sperduta di Franklin – dal nome del comandante della Erebus, interpretato da Ciarán Hinds – sviluppata però come un thriller/horror sovrannaturale.

Ciarán Hinds in una scena di The Terror.

Prodotta (anche) da Ridley Scott e concepita per essere un film diretto da David Fincher, The Terror è una serie autoconclusiva. E già questa è una buona notizia. Dal primo frame, grazie ad alcuni cartelli informativi, sappiamo quale sarà la sorte infelice dei protagonisti. Perché vederla, allora? Non sappiamo già tutto? No, perché la serie è una riflessione su incomunicabilità, potere e paura. Bloccati nel ghiaccio, in condizioni climatiche estreme e braccati da una creatura mostruosa, gli uomini a bordo delle due imbarcazioni cambieranno letteralmente sotto i nostri occhi.

Fame, disperazione, rabbia, angoscia ma anche dignità, coraggio, lealtà e l’umanità commovente dei volti di due personaggi impossibili da dimenticare: il comandante Francis Crozier, interpretato da Jared Harris, e il Dott. Henry Goodsir di Paul Ready. The Terror sfrutta la componente horror per creare una suspense iniziale ipotizzata, che si tramuta poi nell’orrore tangibile di carni lacerate, putrefatte, offese. Ricostruito interamente in interni – un plauso agli effetti speciali magistrali – l’artico canadese con le sue distese bianche e il vento pungente rappresenta una trappola sconfinata e beffarda. E qui entra in gioco un altro elemento: il sonoro.

Lo scricchiolare del legno delle navi, lo stridere del ghiaccio e il fischio della bora gelida sono la colonna sonora della serie al pari della sigla iniziale composta da Marcus Fjellström, melodia ipnotica e spettrale. Un thriller psicologico giocato sulla parabola drammatica dei personaggi e dove la narrazione è dilatata tra silenzi – la sequenza dell’immersione, spaventosa e affascinante – e lunghi dialoghi.

E, vista oggi, è davvero un bene che l’idea iniziale di trarre un film dal romanzo di Simmons sia tramontata perché solo la serialità avrebbe potuto esaltare le tante sfumature che abitano The Terror. In tempi di binge watching bulimici, una serie che si prende i suoi tempi. E noi lì davanti, sbigottiti e ammirati.

  • Qui la sigla di apertura di The Terror:

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