LOCARNO – Negli anni ’50 e ’60 ci fu un massiccio movimento migratorio in Europa per la grande necessità di mano d’opera dei paesi più industrializzati. Francia, Germania, Svizzera, Belgio e altri paesi europei reclutarono milioni di migranti dal Sud, in particolare dal Meridione d’Italia. Sette milioni di italiani emigrarono in Europa, due dei quali verso la Svizzera. Negli anni ’70 emersero con sempre maggiore evidenza fenomeni razzisti e populisti in quei paesi, a incominciare dalla Svizzera, che divenne un caso esemplare in tutta Europa. Dopo che per anni il Partito Socialista e i sindacati di quel paese avevano plasmato la cultura della classe operaia sulla base di principi di solidarietà, dalla fine degli anni ‘60 tutto questo crollò e anche nei sindacati si diffuse atteggiamento razzista nei confronti dei lavoratori immigrati, con cui si fanno i conti ancora oggi. Al punto che ormai nessuno parla più di classe operaia. Tutti appartengono alla classe media. Gli altri, gli operai di una volta, sono semplicemente ‘gli stranieri’. Migrante a sua volta nella ex città operaia di Dübendorf, il regista racconta quegli anni e quelle trasformazioni. L’intervista al regista regista svizzero di origini irachene Samir Jamal Al Din.
- VIDEO | Qui per l’intervista integrale a Samir Jamal Al Din:
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