in

La Lunga Strada Verso Casa | Rosa Parks e la storia storia vera dietro al film

Tra amicizia e ribellione, la coppia Goldberg-Spacek racconta gli anni delle lotte degli afroamericani

La Lunga Strada Verso Casa
La Lunga Strada Verso Casa

ROMA – Certi «No», pronunciati sommessamente, hanno la forza di una rivoluzione. Una parola piccolissima che disintegra anni di ingiustizie e pone le fondamenta di una società nuova. Come quello che Rosa Parks, sarta di Montgomery in Alabama, disse all’autista del bus dove stava viaggiando, il primo dicembre del 1955, per tornare a casa dopo una giornata di lavoro. Avrebbe dovuto cedere il suo posto ad un bianco, ma lei rifiutò e fu arrestata. Da quel momento, i cittadini afroamericani boicottarono per 382 giorni i mezzi pubblici della città. Fino a quando nel 1956 la Corte Suprema non dichiarò incostituzionale la segregazione sui pullman pubblici. Ispirato alla stagione di proteste nel piccolo centro dell’Alabama, La lunga strada verso casa racconta la storia di Odessa (Whoopy Goldberg), che seguendo le orme della Parks decide di non prendere più i mezzi per andare a casa dei Thompson dov’è impiegata come domestica e bambinaia.

La lunga strada verso casa
Rosa Parks, simbolo della lotta per i diritti civili

Trova la solidarietà insperata della sua datrice di lavoro Miriam (Sissy Spacek) che si offre di andarla a prendere in macchina. Per una ricca donna bianca degli anni ’50, gonne a ruota, tacchi a spillo e filo di perle, partecipare alla grande storia con un gesto apparentemente innocuo non è certo cosa facile. Dovrà infatti rimettere in discussione tutto il suo mondo, pagando un prezzo alto, ma uscendone migliore. Ma com’era la vita negli anni narrati da La lunga strada verso casa? Non si può non partire dal luogo, l’Alabama, cuore pulsante del Civil Rights Movement; Sweet Home dai cieli blu, ma anche avamposto del razzismo (e del maschilismo) più becero.

La lunga strada verso casa
Sissy Spacek in una scena di La lunga strada verso casa

L’Alabama del Ku Klux Klan, di Forrest Gump e di Pomodori verdi fritti. Qui è stato ambientato Il buio oltre la siepe il capolavoro letterario di Harper Lee, qui, sull’Edmund Pettus Bridge di Selma, si consumò la Bloody Sunday degli attivisti afroamericani, la cui onda lunga fu trasformata dal reverendo King in una marcia storica (raccontata nel film di Ava DuVernay Selma – La strada per la libertà che potete rivedere su CHILI). A quell’epoca a Montgomery, capitale dello Stato, i bus erano divisi in tre settori: il primo dedicato ai bianchi, l’ultimo ai neri e quello intermedio a cui potevano accedere entrambi.

La lunga strada verso casa
Rosa Parks arrestata

Qualora un afroamericano si fosse accomodato in una sezione comune, in mancanza di posti disponibili per i bianchi, avrebbe comunque dovuto cedergli il sedile. Il 2 marzo del 1955 fu la studentessa Claudette Colvin a essere arrestata per essersi rifiutata di alzarsi. Nove mesi dopo, arrivò Rosa Parks il cui caso ebbe un’eco maggiore, grazie a Martin Luther King che rese l’esempio della donna, simbolo della lotta per i diritti civili. Dopo che la città fu messa a ferro e fuoco dalle proteste, King organizzò il boicottaggio dei mezzi pubblici.

Martin Luther King e il reverendo Glenn Smiley
Martin Luther King e il reverendo Glenn Smiley

Furono i tassisti afroamericani, in aperta opposizione alla legge, a sostituire i bus con tariffe ridotte. In seguito furono messe a disposizione trecento auto con relativi autisti. Tra questi, anche due donne, A.W. West e Jo Ann Robinson. Il boicottaggio venne considerato illegale e King fu arrestato in più di un’occasione, ma il verdetto della Corte Distrettuale degli Stati Uniti, il 19 giugno 1956, ufficializzò che la segregazione fosse incostituzionale. Giudizio sancito definitivamente nel dicembre dello stesso anno dalla Corte Suprema. Quando il boicottaggio terminò, Martin Luther King prese finalmente il bus. Al suo fianco il futuro presidente degli Stati Uniti Richard Nixon, l’attivista Ralph Abernathy e il reverendo bianco Glenn Smiley.

  • Volete rileggere altre Storie? Le trovate qui

Lascia un Commento

pavarotti

Ron Howard: «Pavarotti, una vita da Opera e la voglia di arrivare al cuore del pubblico»

Anne Hathaway

Dalla pillow challenge di Anne Hathaway al Negroni di Stanley Tucci: le star in quarantena