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La Grande Scommessa | Il crash economico del 2000 e la storia vera dietro al film

Adam McKay e un cast incredibile. Tra alta finanza, valanghe di soldi e grandi tragedie umane

La grande scommessa

ROMA – È inutile fingere: ci sono uomini per i quali il profitto, il guadagno a tutti i costi, è una vera ragione esistenziale, una sorta di bussola attraverso cui orientarsi nella vita. Giusto o sbagliato, è un aspetto – politico e sociale – che non si può trascurare e che ha dato origine ad alcune delle crisi economiche più deleterie della storia. Dal crash di Wall Street nel 1929, primo tassello di un puzzle che nel tempo avrebbe portato alla Seconda Guerra Mondiale, allo scandalo dei mutui subprime nel 2007, caso altrettanto devastante che colpì tante famiglie costrette a veder svanire il sogno di possedere una casa. La grande scommessa – travolgente film diretto da Adam McKay – è quella compiuta dal medico e manager Michael Burry (Christian Bale), protagonista di un’incredibile, verissima, vicenda di speculazione.

La grande scommessa
Christian Bale è Michael Burry

Vincitore con pieno merito dell’Oscar per la Migliore sceneggiatura non originale, il film di McCay è un adattamento del libro di Michael Lewis The Big Short – Il grande scoperto, rappresentazione molto accurata di un tipico episodio di finanza “cruenta”. Qual è dunque la vera storia di La grande scommessa? Il dottor Michael Burry aveva una grande passione: fare soldi. La esercitava con rimarchevole abnegazione, tanto da avere un blog e decidere, dopo qualche tempo, di aprire un fondo comune d’investimento, utilizzando un’eredità e i prestiti di alcuni familiari. La sua società – la Scion Capital – era alla costante ricerca di affari d’oro. Fu dall’analisi della situazione del mercato immobiliare che Burry trovò la scintilla giusta. Milioni di americani avevano acceso i cosiddetti mutui subprime, finanziamenti erogati dalle banche a cattivi creditori o a persone con bassa capacità di rimborso.

Steve Carell
Steve Carell interpreta il personaggio ispirato a Greg Lippman

Secondo la formula 2/28 le banche concedevano ai loro clienti un basso tasso di interesse fisso per i primi 2 anni, passando a quello variabile per i 28 successivi. Naturalmente, se i creditori non avessero potuto pagare (lo scenario più credibile) avrebbero perso la propria casa e le abitazioni sarebbero finite nelle mani degli istituti, liberi di rivenderle ad un prezzo maggiorato. Burry, però, captò prima degli altri la verità: il numero di quei beni immobiliari sarebbe stato altissimo. Così tanto da abbassarne il valore e da provocare un vero effetto domino dagli esiti catastrofici. Un collasso totale che coinvolse gli investitori, come quelli interpretati da Steve Carell e Ryan Gosling, e naturalmente i grandi gruppi bancari.

La grande scommessa
Michael Burry

Fedele al motto investire poco per guadagnare tanto – relativamente poco, considerati gli strali dei partecipanti al suo fondo di garanzia – Burry offrì ai principali istituti del Paese e del mondo un prodotto ad hoc: il Credit Default Swap. Si trattava di una sorta di assicurazione al contrario. Burry si impegnava ad effettuare alle banche il versamento periodico di un premio assicurativo su un evento nefasto ipotetico (il crollo del mercato immobiliare, appunto), ottenendo in cambio il pagamento di una mega indennità in caso di crash. Certe di essere al sicuro, le banche accettarono di buon grado l’offerta. In fondo avrebbero dovuto solo introitare dei soldi su un medio o lungo termine.

La grande scommessa
Ryan Gosling è il trader Mark Baum

Burry, però, sapeva esattamente cosa sarebbe successo, ci ha puntato tutto e ha vinto. A soli 37 anni ottenne un profitto di 100 milioni di dollari per sé stesso e 700 milioni per i suoi investitori. Il suo fondo inoltre venne chiuso con un +487% e un profitto di oltre due miliardi di dollari. Dirà poi: «Io ho capito che la crisi stava arrivando, perché la Fed [la banca centrale degli Stati Uniti] non l’ha capito?». Il fallimento di tutte le principali attività finanziarie del Paese, dunque, fu la conseguenza primaria di un meccanismo che si reggeva su investimenti tossici – come i mutui subprime e le obbligazioni di debito collateralizzate – fatti passare per l’esatto contrario da agenzie di valutazione compiacenti. Così, mentre i Burry di turno si arricchivano, migliaia di famiglie perdevano la propria casa. Michael Moore lo aveva raccontato nel documentario del 2009 Capitalism: A love story. Anche quella, così come La Grande Scommessa, una storia verissima.

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