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La Filosofia di Phil, Greg Kinnear e quella commedia da recuperare

Per chi, come noi, ha un debole per Greg Kinnear ecco un inedito assolutamente da riscoprire

La Filosofia di Phil
Greg Kinnear con Emily Mortimer in una scena de La filosfia di Phil.

MILANO – La notizia è passata sottotraccia fuori dagli Stati Uniti (ma anche dentro), eppure con La Filosofia di Phil ha esordito alla regia Greg Kinnear, indimenticabile volto di almeno due delle commedie più significative degli ultimi decenni: Qualcosa è cambiato, con il quale strappò anche una nomination all’Oscar nel 1998, e Little Miss Sunshine. Classe 1963, Kinnear qui si cimenta per la prima volta nella regia (a 56 anni), dopo aver lavorato come attore per cinema, tv (fu anche ottimo J.F. Kennedy in The Kennedys) e aver fatto il conduttore. Da un punto di vista registico La filosofia di Phil (lo trovate su CHILI) ricorda il Benigni Anni Novanta, perché tutta l’azione e l’attenzione girano intorno al protagonista e alla recitazione del suo interprete: un dentista divorziato e depresso con inespresse tendenze suicide (interpretato dal buon Greg).

la filosofia di Phil
Greg Kinnear ne La Filosofia di Phil

Un giorno Phil vede entrare nel suo studio Michael Fisk (Bradley Whitford), filosofo ammirato e con una bella moglie, un lavoro di successo e una figlia diligente. Una vita perfetta. Al limite del patologico, Phil si mette a seguirlo e spiarlo – forse per capire quale sia il suo elisir di felicità – salvo vederlo poi dirigersi in un bosco, appendere una corda ad un albero e impiccarsi (niente spoiler, succede tutto nei primi cinque minuti di film…). Sconvolto, non si capacita della scelta e inizia a indagare sui motivi che potrebbero aver spinto Michael al gesto. Naturalmente, stiamo parlando di una commedia nel senso più puro del termine, per cui Phil finirà per rimanere incastrato in una spirale di menzogne, all’interno della quale dovrà fingersi greco, imparare a parlare inglese con accento ellenico e uscire con maestria da situazioni parecchio imbarazzanti.

La Filosofia di Phil
Una scena del film con Kinnear ed Emily Mortimer

Kinnear è bravissimo nella recitazione (e lo sapevamo) ma anche nel mettere la sua regia al servizio di un personaggio che si barcamena tra la personale depressione e il ruolo che si è condannato a interpretare (ma nei panni del quale sembra essere davvero sereno con se sesso e con la vita). Un parallelo con la dicotomia vita-reale/vita-social? Molto probabile. Del resto è solo all’apparenza che Michael è felice (infatti si suicida), e per quanto ci possa sembrare assurdo che Phil lo segua (in inglese “follow”, appunto) non possiamo non fare a meno di pensare che è esattamente la stessa azione che fanno in molti tramite i social network.

Una scena con Greg Kinnear
Un altro momento di Kinnear nel film

Si credono belle le vite degli altri, le si segue, ci si chiede quale possa essere il segreto, e intanto si finge di essere qualcun altro nel grande inganno del pensare che sembrare più felici agli occhi degli altri ci faccia diventare tali. Per quanto semplice nella sua struttura, il film è scritto bene da Stephen Mazur (lo stesso di Bugiardo bugiardo) che in questo caso riesce a rendere una commedia leggera a tinte nere (ma non troppo), basata sulla grammatica classica e sempre divertente dello scambio di persona e dell’equivoco. Significativo che Kinnear sia riuscito a coinvolgere attori come Emily Mortimer e Luke Wilson nell’operazione. Assolutamente da vedere, in lingua originale.

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  • Volete vedere la Filosofia di Phil? Lo trovate su CHILI

Qui il trailer del film:

 

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