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Kreuzweg – Le stazioni della fede | Dio, il cinema e la satira su una Chiesa che non c’è più

Premiato alla Berlinale, il film di Dietrich Brüggemann riflette sull’indottrinamento. Ecco perché vederlo

Kreuzweg - Le stazioni della fede
Un dettaglio del poster di Kreuzweg.

MILANO – Inizia con una lezione di catechismo, dove un prete spiega a un gruppo di bambini in procinto di cresimarsi il significato del sacramento e il loro ruolo come soldati di Gesù. Tra questi, c’è anche Maria, una ragazzina acqua e sapone, indottrinata dalla madre e dalla parrocchia a seguire strettamente le regole della sua religione. Perché quella di Maria non è la Chiesa a cui siamo abituati, ma la Congregazione di San Paolo, quella fedele all’istituzione religiosa delle origini che rifiuta la modernità della Chiesa attuale, quella successiva al Concilio Vaticano II. È la storia martirizzante di Maria che Dietrich Brüggemann racconta in Kreuzweg – Le stazioni della fede (lo trovate ora in streaming su AppleTV+ e Google+) un geniale pezzo di satira sugli estremismi che ha vinto l’Orso d’Argento per la miglior sceneggiatura alla Berlinale del 2014.

kreuzweg - le stazioni della fede
Maria e il parroco in una scena di Kreuzweg – Le stazioni della fede

Il titolo, Kreuzweg, significa – non a caso – via crucis. Sono infatti quattordici le tappe della passione di Gesù verso il monte Golgota e sono quattordici i segmenti in piano sequenza – con una prova di regia molto virtuosa da parte di Brüggemann – attraverso cui Maria vive il suo calvario. Vuole sacrificarsi, dare la sua vita per il fratellino, forse malato o forse autistico, e nella sua esistenza conosce solo la preghiera. A scuola, le strette regole della parrocchia di cui fa parte sono per lei motivo di scherno da parte dei compagni, mentre a casa il clima non è più confortevole, con la madre fervente credente e opposta a qualsiasi tipo di modernità. Perché non è solo la Chiesa attuale ad essere rigettata, ma tutta la contemporaneità: anche il rock, il soul, il jazz, il pop, sono considerate musiche sataniche. Per questo Maria non può cantare nel coro della chiesa di un amico.

Maria e la sua famiglia in una scena del film

Ci pensa la tagline del film a descrivere tutta l’assurdità del mondo in cui vive: “Si può amare Dio e la musica pop?”. La risposta della sua comunità è no. Oggi la messa viene celebrata davanti a tutto il popolo di fedeli e non è più in latino, persino la musica è diventata un veicolo per la fede da quando papa Paolo VI approvò Jesus Christ Superstar e lo considerò un modo per portare la religione ai giovani. I tempi cambiano, e in duemila anni qualcosa si è evoluto anche nella Chiesa e nel Vaticano, ed è questo che loro non approvano. Attaccata a valori e insegnamenti superati, o che non vengono più seguiti alla lettera, quella che Brüggemann mostra è una Chiesa passata, che non esiste più. D’altronde, qualcosa di vero nel suo satirico puntare il dito ci deve essere se alla Berlinale ha vinto anche il Premio della giuria ecumenica.

kreuzweg - le stazioni della fede
Una scena di Kreuzweg – Le stazioni della fede

Kreuzweg – Le stazioni della fede non è un film contro la religione, solo contro quella parte fatta di estremismi, che non lascia spazio per altro, nuove idee o altre visioni della vita. Lo sentiamo ripetere spesso, qualsiasi forma di idealismo portata agli estremi è negativa, e a causa di un parroco e di una madre la cui crociata non si ferma nemmeno davanti a una quattordicenne in fin di vita, sarà Maria a dover pagare il prezzo più caro. Brüggemann decide di mostrare come può agire l’indottrinamento religioso sulla mente in giovane età, decisamente lontano dalla manifestazione biblica dell’amore di Dio che l’essere cresciuti in modo strettamente ortodosso vorrebbe far credere. Un film strano, ma stranamente efficace.

  • Jesus Christ Superstar e la religione pop di Andrew Lloyd Webber
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