in

Jesus Christ Superstar | Norman Jewison e la religione pop di Andrew Lloyd Webber

Ted Neeley, gli anni Settanta e quelle musiche indimenticabili: ma è invecchiato bene o male?

Jesus Christ Superstar
Jesus Christ Superstar

MILANO – Sì, possiamo dirlo: ad oltre cinquant’anni dalla sua uscita, Jesus Christ Superstar rimane ancora oggi un cult indimenticabile e quanto mai moderno. Prima opera rock, musica composta nel 1970 da Andrew Lloyd Webber e testi scritti da Tim Rice, musical per il grande schermo tre anni dopo, diretto da Norman Jewison con Ted Neeley, Carl Anderson e Yvonne Elliman. In mezzo, tutta l’irriverenza che la gioventù degli anni Settanta poteva mettere sul tavolo. Un gruppo di giovani attori hippie in viaggio in Terrasanta diventa il rifacimento, a dir poco moderno, dell’ultima settimana della vita di Gesù. Una visione laica, interamente cantata e senza parti recitate, che ne racconta gli ultimi avvenimenti: l’ingresso a Gerusalemme, il processo, la condanna a morte e la crocifissione. Tutto visto dal punto di vista di Giuda Iscariota.

Ted Neeley è Gesù
Ted Neeley è Gesù

Un cult entrato ormai a pieno nell’immaginario popolare, sia per l’estetica, con la fotografia di Douglas Slocombe, che per l’energica colonna sonora all’insegna del rock (nominata all’Oscar), con le sue tracce indimenticabili tra cui Superstar, Everything’s Alright (che rifece poi perfino Rain Phoenix), Gethsemane e Could We Start Again. Un’opera fondamentalmente anticonformista, dalla natura scomoda, contraddittoria e cinica che non mancò di attirare numerose critiche denigratorie, tra cui quelle di essere razzista e antisemita (per rendere ancora più evidente la sua irriverenza Giuda è interpretato da Carl Anderson, un attore di colore). Fu considerato blasfemo da una parte della cristianità, mentre Ted Neeley disse poi che papa Paolo VI ne rimase favorevolmente colpito, dichiarando che il film «contribuirà a portare e a far conoscere il cristianesimo in tutto il mondo».

Giuda, interpretato da Carl Anderson
Giuda, interpretato da Carl Anderson

In fin dei conti, raccontare la Passione di Cristo in musica è un modo per parlare a tutti. E le critiche non hanno impedito (anzi) che nel corso degli anni venisse proposta più e più volte, con rifacimenti in tv e a teatro. Le citazioni della cultura hippie e i simbolismi disseminati qua e là in Jesus Christ Superstar puntano ad un abbattimento dei luoghi comuni in una visione molto originale e sicuramente non cattolica. La sua narrativa estremamente moderna umanizza la figura di Gesù, che non si esime da tentazioni e intemperanze, e la rappresentazione entra in aperto contrasto con i classici kolossal hollywoodiani che caratterizzavano le rappresentazioni bibliche del primo cinema, quel filone che da I dieci comandamenti, Ben Hur e Salomé sopravvive fino ai giorni nostri con La passione di Cristo di Mel Gibson con Jim Caviezel (che avevamo raccontato qui).

Jesus Christ Superstar
La via Crucis secondo Norman Jewison.

Il film apre invece la strada ai rifacimenti modernizzanti, molto spesso motivo di scandalo per il loro ardire e intrapresa da molti, uno su tutti: Martin Scorsese e il suo L’ultima tentazione di Cristo con Bowie che faceva Ponzio Pilato. Ma tornando a noi, Jesus Christ Superstar (lo trovate su Prime Video e Apple Tv+) è invecchiato bene o male? Bene, anzi benissimo, perché ha fatto la storia con il rock e quei balli coreografati capaci di tradurre il fondamentale conflitto, umano e ideologico, tra Giuda e Gesù, una vera e propria superstar agli occhi dell’Iscariota, in una reinterpretazione degli avvenimenti biblici sospesa sul limite tra realtà e finzione. Finzione che però, proprio perché mostra un Gesù quanto mai umano e vicino a noi, rende la storia più conosciuta di tutti i tempi una parabola universale della storia di ogni uomo. Da vedere e rivedere.

  • SPORTCORN | Rollerball, Jewison, Caan e le memorie di un cult
  • VIDEO | Una clip dal film:

 

 

 

 

Lascia un Commento

Un dettaglio della locandina de Il lungo addio di Robert Altman

Il Lungo Addio | Elliott Gould, Robert Altman e le memorie di un capolavoro

Beckham | L’uomo dietro il calciatore e il racconto di quell’uomo fuori dagli schemi