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Il Nemico | Saoirse Ronan, Paul Mescal, il futuro e un amore alla fine del tempo

Garth Davis, Aaron Pierre, Iain Reid e degli androidi più umani degli umani. Dove? Su Prime Video

Paul Mescal e Saoirse Ronan al centro della scena de Il Nemico, un film di Garth Davis, disponibile su Prime Video
Paul Mescal e Saoirse Ronan al centro della scena de Il Nemico, un film di Garth Davis, disponibile su Prime Video

ROMA – Hen e Junior coltivano un pezzo di terra isolato che appartiene alla famiglia di Junior da generazioni, ma la loro vita tranquilla viene messa in subbuglio quando un misterioso individuo di nome Terrance si presenta alla loro porta con una proposta sorprendente. Sono disposti a rischiare la loro relazione, e forse la loro identità personale, per avere la possibilità di continuare a sopravvivere in un nuovo mondo? Parte da qui Il Nemico, un film di Garth Davis con protagonisti Saoirse Ronan, Paul Mescal e Aaron Pierre: un’ossessionante esplorazione del matrimonio e dell’identità in un futuro incerto, disponibile su Prime Video.

Saoirse Ronan in una scena de Il Nemico
Saoirse Ronan in una scena del film

Non un soggetto del tutto originale quello de Il Nemico. Si tratta infatti dell’adattamento dell’omonimo romanzo dello scrittore canadese Iain Reid del 2018. Il secondo per la precisione nel suo (finora) breve opus letterario dopo il fortunato esordio di Sto pensando di finirla qui del 2016 reso poi immortale a mezzo filmico da Charlie Kaufman quattro anni dopo. E quindi proprio Il Nemico che con Sto pensando di finirla qua condivide la tematica di fondo – la solitudine e l’importanza delle relazioni – abbracciando l’autobiografico a piene mani. Reid visse infatti per anni in una fattoria nel remoto Ontario rurale non dissimile da quella della finzione scenico-letteraria di Hen e Junior.

Paul Mescal e Saoirse Ronan in un momento de Il Nemico, un film di Garth Davis, disponibile su Prime Video
Paul Mescal e Saoirse Ronan in un momento de Il Nemico, un film di Garth Davis, disponibile su Prime Video

Su di essa cresce la narrazione in un contesto scenico fantascientifico radicato che ci racconta di un near-future spaventoso e apocalittico. Un futuro – il 2065 immaginato da Reid e reso immagini da Davis ne Il Nemico – fatto di sovrappopolazione urbana, aree rurali abbandonate e siccità, di acqua potabile e terre abitabili come beni preziosi, e dell’evacuazione verso colonie e avamposti spaziali come unica soluzione per portare avanti la civiltà. Sulla Terra restano solo i sostituti umani. Dei perfetti androidi con capacità di coscienza degni dei Replicanti dickiani di Blade Runner che inizieranno a sostituire la forza lavoro umana nella aree più devastate del pianeta, e non solo quella.

Paul Mescal in una scena de Il Nemico
Paul Mescal in un momento del film

C’è anche la componente emozionale negli androidi de Il Nemico. Sostituti perfetti. Involucri senz’anima, artificiali, eppure capaci di amare e di piangere, di gioire e provare dolore, di sognare e provare compassione – di perdonare – di costruirsela insomma – un’anima – perché capaci di concepire sentimenti ed emozioni pure, al grado zero. Emozioni che nessun essere umano sarebbe in grado anche solo di formulare a parole e gesti se non da bambini, perché libere da costrutti e vincoli. E un po’ lo sono, bambini, gli Hen e Junior di due straordinari e intensi Ronan e Mescal dall’alchimia scenica straripante in un continuo confronto recitativo-attoriale di talento purissimo.

Il film è tratto dall'omonimo romanzo di Iain Reid del 2018
Il film è tratto dall’omonimo romanzo di Iain Reid del 2018

Eppure è un equilibrio relazionale precario il loro. Una guerra di nervi fatta di continue frecciate, lacrime al buio e sorrisi a mezza bocca. «Ho perso quelle parti che definiscono chi sono o chi potrei essere e temo che non le recupererò mai. Non dovrei dirti certe cose…» dice l’agente scenico della Ronan in apertura di racconto (e non solo in quel momento nda), quasi a certificare una crisi identitaria irrisolvibile perché parte di un’unione esaurita di affetto, amore ed empatia. Poi il turning point al centro de Il Nemico, l’ingresso scenico del Terrance di un criptico e machiavellico Pierre (in origine fu scritturato LaKeith Stanfield) che ne ribalta l’inerzia ostile: il mondo di Hen e Junior cambia del tutto.

Il Nemico: un'ossessionante esplorazione del matrimonio e dell'identità in un futuro incerto
Il Nemico: un’ossessionante esplorazione del matrimonio e dell’identità in un futuro incerto

Messi di fronte a un tempo limitato da un agente scenico esterno, Hen e Junior vedono la loro vita manipolata in ogni sua componente riscoprendo sé stessi nell’amore assopito, nella gioia delle piccole cose di ogni giorno – ma anche nella paura dell’abbandono e nel dolore della morte – ponendosi persistenti domande esistenziali, raccontatoci da Davis con eleganza registica nei momenti più intimi. E se è vero che nel terzo atto il dispiego dell’intreccio offre soluzioni efficaci ma repentine, private del dovuto respiro nella ricerca di un sensazionalismo necessario al cuore ultimo della narrazione – il rapporto uomo/macchina – poco importa. Il Nemico è di quei film che entrano sottopelle per restare, anche solo per un po’…

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Qui sotto potete vedere il trailer del film 

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