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Il Laureato | Dustin Hoffman, la profezia di Mike Nichols e l’assordante suono del silenzio

La colonna sonora, il libro, Benjamin e quella piscina. Cosa significa rivedere oggi un capolavoro

Il Laureato
Dustin Hoffman è Benjamin Braddock ne Il Laureato.

ROMA – «Signora Robinson, lei sta tentando di sedurmi…». Una frase, questa frase, oggi senza dubbio tra le più celebri della storia del cinema, esattamente come la scena in cui viene detta: lei, la signora Robinson – Anne Bancroft – è una signora borghese che sta cercando di sedurre il figlio di una coppia di amici. Lui, Benjamin Braddock – un Dustin Hoffman ancora sconosciuto – sta tentando (vanamente) di fuggire dalle sue avances e da un futuro già scritto. Quando Il Laureato arrivò nei cinema americani il 21 dicembre del 1967, gli Stati Uniti si preparavano, del tutto inconsapevolmente, ad accogliere le contestazioni dell’anno seguente, un 1968 che avrebbe sconvolto la società borghese e tradizionalista sostenendo l’uguaglianza razziale, la rivoluzione sessuale, il rifiuto della guerra e di tutto ciò che era legato al puritanesimo. Nessuno ancora poteva saperlo, ma la parabola di Benjamin Braddock raccontata da Mike Nichols metteva in scena proprio la fine della società borghese e capitalista che il ’68 avrebbe in parte demolito.

Il Laureato
Dustin Hoffman e Anne Bancroft, ovvero Ben e la signora Robinson.

Tratto dall’omonimo romanzo di Charles Webb uscito cinque anni prima, Il Laureato rappresenta un punto di svolta non solo nella storia del cinema, ma dell’intera cultura americana, abbracciando e anticipando molti temi che sarebbero arrivati poi. Fu un clamoroso successo di critica e pubblico, dovuto a tre elementi: una storia estremamente trasgressiva che ruotava attorno ad una relazione sessuale proibita; la scelta di tre interpreti incredibili, da Dustin Hoffman alla grande Anne
Bancroft senza dimenticare Katharine Ross (e un’apparizione di Richard Dreyfuss); infine una colonna sonora magistrale firmata da Simon & Garfunkel con brani come The Sound of Silence, Mrs. Robinson e Scarborough Fair.

 Il Laureato
L’alienazione de Il Laureato in una semplice immagine.

E poi c’era Benjamin Braddock, modello della società borghese e capitalista, il frutto predefinito. Terminati gli studi il suo futuro è già scritto: rientrare a casa e iniziare a lavorare nell’azienda del padre. Lui però non sa cosa fare della sua vita e sperimenta un periodo di ozio e apatia, uno spleen che avvolge le sue giornate. Nulla smuove il suo stato emotivo, né le feste organizzate dai genitori né la macchina ricevuta per la laurea, un’Alfa Romeo Duetto rossa fiammante (che farà epoca). Tutto è immobile fino all’arrivo dell’amore, o meglio di Elaine, la figlia di amici dei genitori rientrata a casa dal college per le vacanze, la tipica brava ragazza americana, dolce, sensibile e bellissima, ingenua e lontana dai suoi turbamenti. Peccato che Ben, prima di incontrare Elaine, avesse avuto una relazione con la signora Robinson. Sua madre, appunto.

La piscina di casa Braddock, simbolo di quello che accade…

Se Ben incarna la generazione di giovani dal futuro incerto, la signora Robinson rappresenta l’epoca precedente, quella della guerra, del boom economico e delle rigide convenzioni sociali. Di lei ignoriamo il nome, la conosciamo solo con il cognome di suo marito, come se non avesse una propria identità separata dallo status sociale. Un tempo era stata anche lei una giovane con sogni e aspirazioni: iscritta alla facoltà di arte, probabilmente avrebbe voluto viaggiare e vedere il mondo, prima di essere intrappolata in un matrimonio riparatore e poi in una gabbia dorata di benessere, fatta soprattutto di solitudine e noia. Ma nella ricerca di una giovinezza appassita troppo presto e di una ribellione che (forse) non ha mai avuto il coraggio di abbracciare, non c’è alcuno spazio per il pentimento.

L’amore e il futuro: Katharine Ross è Elaine.

Algida e sensuale la signora Robinson è una femme fatale che non vacilla mai, impregnata di risentimento nei confronti del mondo e dei giovani – compresa la stessa Elaine – che, a differenza sua, hanno ancora tutta la vita davanti. La sua condizione la porta a diventare la strega cattiva del film, che pur di ostacolare la felicità dei due ragazzi è disposta a rivelare l’inconfessabile verità, a mostrarsi sporca e oscena distruggendo per sempre il rapporto con sua figlia. Che fai? «Sto andando alla deriva… qui in piscina», risponde ad un certo punto Ben alla madre, mentre trascorre le giornate a fluttuare sul materassino, in un circolo temporale senza fine il cui ritmo è scandito solo dal suo vestirsi e svestirsi, tra un tuffo in piscina e gli incontri segreti. La risposta che Ben dà però alla madre è sincera: il suo andare alla deriva fisicamente rispecchia al tempo stesso la deriva mentale e morale che sta prendendo.

Benjamin e la piscina: «Sto andando alla deriva… qui in piscina».

La piscina, elemento ricorrente nel film – anche come miniatura con l’acquario in camera – viene usata allegoricamente per rappresentare lo stato emotivo di Ben che fluttua sulla superficie o ci si immerge per fuggire dagli sguardi altrui. Oppresso dalle eccessive attenzioni, si tuffa e si nasconde sul fondo della piscina, dove regna il silenzio e l’unico suono è quello del suo respiro. La piscina e l’acqua diventano così uno spazio di riflessione, fuga e, in definitiva, di silenzio. Il suono del silenzio a cui Hoffman ha saputo dare un volto è la rappresentazione di una generazione inquieta ma anche di un’età carica di aspettative e incertezze. Una condizione in cui Benjamin è intrappolato anche dopo aver trovato l’amore di Elaine; per lei e grazie a lei, verrà finalmente scosso dal suo torpore. Ma dopo tutto il clamore che cosa resterà? L’ultima scena, che lascia ancora una volta spazio all’incertezza con quell’assordante silenzio con cui si era aperto il film, lasciando ancora una volta spazio ai dubbi del domani…

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