MILANO – Cinema onesto, commerciale ma professionale. Non aspettatevi altro da Joel Schumacher, regista inviso ai critici più intransigenti ma autore di molte pellicole che hanno riscontrato ottimi risultati ai box office e si caratterizzano sempre per un solido intrattenimento. Il cliente del 1994 è un ottimo esempio: adattamento di un avvincente romanzo di John Grisham che racconta la disavventura di Mark Sway, un dodicenne testimone del suicidio di un avvocato legato alla malavita che, prima di morire, gli ha rivelato un segreto che rischierà di mettergli a repentaglio la vita, ovvero il luogo di sepoltura di un senatore ucciso dalla mafia. Mark si troverà subito alle calcagna criminali, polizia e pubblici ministeri.

Le istituzioni non tutelano però Mark, e così da solo dovrà trovare il supporto di un combattivo e appassionato avvocato, Reggie Love, donna divorziata con passato turbolento, interpretata da una straordinaria Susan Sarandon. Il film è incalzante, e a livello di tensione sa il fatto suo: il cuore si trova proprio nel rapporto tra il preadolescente Mark, figlio di un padre violento e di una madre povera (la bellissima Mary-Louise Parker, all’epoca neanche trentenne) e Reggie, a sua volta mamma di figli che non può vedere a causa di un passato da alcolista.

Grisham individua un nervo scoperto dell’ordinamento giuridico americano: la mancanza di una tutela sufficiente nei confronti dei testimoni di delitti collegati alla mafia, per di più nel caso di minori. Mark, impaurito dalle minacce dei delinquenti, non vuole rivelare dov’è sepolto il corpo del politico ed è costretto alla custodia cautelare in carcere. Schumacher è bravo a dare risalto al romanzo di formazione, alla crescita forzata del protagonista e alla maturità con cui deve fronteggiare ogni situazione. La Sarandon è spalleggiata da un ambiguo Tommy Lee Jones, nel ruolo del “Reverendo” Roy che vuole privatamente ottenere la confessione del ragazzo per fare carriera: da Il cliente in poi, quello di Jones sarà uno dei volti di riferimento di molti drammi civili e giudiziari del cinema americano, vedi Colpevole d’innocenza, Regole d’onore e, soprattutto, il capolavoro Nella valle di Elah.

Con il passare del tempo, Il cliente ha assunto una statura di cult, al di là purtroppo dei suoi meriti strettamente cinematografici: il protagonista Brad Renfro, all’epoca segnalato da People come «uno dei migliori attori sotto i vent’anni» e indicato dalla stampa americana come una delle future star di Hollywood, muore nel 2008 a soli venticinque anni per overdose di eroina. Lo avevamo amato anche in Sleepers (1996) di Barry Levinson, L’allievo (1998) di Bryan Singer, Bully (2001) di Larry Clark. Storie accomunate dalla presenza di adolescenti in tensione costante, in equilibrio precario tra la difficoltà di sopravvivere e il miraggio di un futuro migliore.
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