ROMA – Dopo tanta attesa, una gestazione che sembrava non finire mai, e molta curiosità maturata nei mesi, ecco finalmente la luce distributiva per l’attesissima miniserie Miss Fallaci di cui avevamo visto in anteprima alla scorsa Festa del Cinema di Roma le prime due puntate (su otto di quelle che saranno in totale nda) che lasciano davvero ben sperare nello sviluppo del proseguo episodico. Prodotta da Paramount Television e Minerva Pictures in collaborazione con Red Strings, la miniserie diretta da Luca Ribuoli, Giacomo Martelli e Alessandra Gonnella – che ne cura anche la resa su carta assieme ad Alice Urciuolo, Laura Grimaldi, Diego Loreggian, Viola Rispoli e Thomas Grieves – è l’espansione narrativa di A Cup of Coffee with Marilyn, un cortometraggio che vide proprio la Gonnella premiata ai Nastri d’Argento nel 2020.

Da lì si è partiti per la stesura del concept arricchendolo di tratti biografici tratti da due volumi della Fallaci, ovvero I sette peccati di Hollywood e Penelope alla Guerra. Il focus è quindi tutto sui momenti salienti della carriera della giornalista Oriana Fallaci, dagli incontri con i più grandi leader mondiali alle inchieste coraggiose fino a un occhio intimo sulla sua vita privata. Immagine dopo immagine, passo dopo passo, ecco emergere fascino e complessità di una donna che ha segnato profondamente il panorama culturale e politico del XX secolo. Perché Miss Fallaci non è soltanto un omaggio ad una delle figure più rilevanti della storia del giornalismo – italiano e non – ma anche un ritratto profondo di una donna che seppe combattere per le proprie idee sfidando a spada tratta le convenzioni sociali dell’epoca (e che tutt’oggi, in parte, esistono ancora).

Gli inizi da La Ragazza del Cinema, poi i primi passi nella carriera e nella vita giornalistica nel settimanale L’Europeo, lo sgomitare per farsi largo, anche contro chi, in una società prettamente maschilista come quella degli anni Cinquanta italiani, chiedeva alle donne il triplo degli sforzi per essere equiparate agli uomini. Perché sin da bambina la Fallaci scelse di sottrarsi al destino scritto di tante donne prima-e-dopo di lei di moglie e madre per affrontare la società degli uomini a muso duro facendosi spazio in un mondo, quello giornalistico, tipicamente maschile. Per farlo serviva solo l’arma più potente, la sua voce – la sua penna – unica e distintiva. Quindi l’evoluzione della scrittura, le invettive, il taglio familiare e accogliente degli oramai mitologici resoconti autobiografici Oltreoceano dal fare crudo e ironico.

E poi l’amicizia con Orson Welles (Jóhannes Haukur Jóhannesson) prima e la rincorsa al sogno mancato Marilyn Monroe. Ecco, in Miss Fallaci, a conferma della bontà di scrittura del concept, tra le pieghe di linee dialogiche e immagini registiche, c’è anche spazio per un ritratto trasversale e affettuoso della Diva. Un quadro invisibile e affettuoso che ci ricorda quale creatura magnifica e sensibile fosse Marilyn: molto più che la Venere Bionda, appunto. Al centro della scena di Miss Fallaci ecco Miriam Leone – qui anche co-sceneggiatrice della serie e già protagonista di A Cup of Coffee with Marilyn – alle prese con una sfida interpretativa difficile per chiunque e da cui esce con grazia, maturità artistica e una performance di livello.

Perché si, biopic, ricostruzione storica, quadro caratteriale di un’icona generazionale e opera seriale di buon ritmo il cui sviluppo lascia curiosità e interesse nello spettatore, ma Miss Fallaci – che vedremo dal 18 febbraio su Rai 1 – è anche e soprattutto un’opera sul valore della scelta. Una miniserie sulle possibilità, sul costruirsi il proprio destino contro tutto e tutti, sui sogni difficili da rincorrere anche quando tutto sembra dire il contrario, sulla dignità dell’individuo e sull’importanza del fallimento anche quando tutto sembra buio. Una bella storia da ricordare e da raccontare. E a volte, per gli scrittori, è solo questo ciò che conta…
- HOT CORN TV | Il lungo viaggio di Miss Fallaci
- HOT CORN TV | Il trailer della serie:
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