in

Gli Stati Uniti contro Billie Holiday? Una figura rivoluzionaria per un film tradizionale

Lee Daniels racconta Billie e Strange Fruit. E occhio ad Andra Day, perché è nata una star…

Gli Stati Uniti contro Billie Holiday
Gli Stati Uniti contro Billie Holiday, alla scoperta di una storia incredibilmente vera

MILANO – Già sul grande schermo nel 1972 con le sembianze di Diana Ross ne La signora del blues, Billie Holiday torna adesso nuovamente protagonista ne Gli Stati Uniti contro Billie Holiday, pellicola di Lee Daniels (ve lo ricordate Precious?). Un biopic, o meglio uno spaccato ben preciso in cui si mette in scena il ritratto della celebre diva jazz affidato alla bravura di Andra Day, che nel 2021 ha vinto un Golden Globe e ha ottenuto una nomination all’Oscar come miglior attrice. Da dove parte la storia? Siamo negli anni Quaranta e Billie Holiday è un’artista di fama mondiale, che si sente chiamata ad approfittare della sua posizione privilegiata per aiutare la sua gente. Ecco così che inizia ad inserire nella scaletta dei suoi concerti Strange Fruit, un brano scritto nel 1939 da un insegnante del Bronx, che denuncia i linciaggi ai danni della comunità dei neri nel Sud degli Stati Uniti.

Andra Day è Billie Holiday
Andra Day è Billie Holiday

Seriamente intenzionato ad impedirle di cantare la ballata, il Governo la prenderà di mira come “testimonial” della sua lotta contro la droga, di cui effettivamente la Holiday faceva uso. Il caso vorrà peraltro che l’agente federale Fletcher (il Trevante Rhodes di Moonlight), inizialmente infiltrato nel suo entourage per incastrarla e coglierla in fragrante, s’invaghirà di lei. Ispirato a Chasing the Scream, un approfondito studio sulle battaglie contro la droga negli Stati Uniti a partire dagli anni Trenta, il film vanta una protagonista dalle fini qualità attoriali. Andra Day, praticamente esordiente, è il vero faro della pellicola ed è ciò che conferisce vigore. Nelle vesti della Holiday, Day sfodera una grinta non indifferente, restituendo al contempo tutta la malinconia e la tristezza di questo personaggio così eccessivo.

Andra Day e Trevante Rhodes ne Gli Stati Uniti Contro Billie Holiday
Andra Day e Trevante Rhodes ne Gli Stati Uniti Contro Billie Holiday

E inorgoglisce ricordare che gli elegantissimi costumi che la rendon così bella e sensuale portano la firma di una maestranza nazionale: il sardo (trapiantato in America) Paolo Nieddu. Gli Stati Uniti contro Billie Holiday è dunque l’occasione perfetta per parlare di razzismo e di libertà d’espressione in un momento in cui sembra ancora che il primo non sia affatto superato e la seconda non sia spesso del tutto garantita. E la notizia tremenda riguardante la possibile riapertura del processo di condanna d’omicidio ai danni di George Floyd, è decisamente triste constatare quanto ancora sia attuale quel brano che, assurdamente, creò tanti problemi alla Holiday. Nel 1978 Strange Fruit venne addirittura nominata canzone del secolo, ma negli Stati Uniti la legge anti-linciaggio deve ancora essere approvata.

gli stati uniti contro billie holiday
Una scena del film

Se Gli Stati Uniti contro Billie Holiday ha dunque il pregio di riaprire ferite ancora aperte e raccontare al pubblico la storia di un’artista sfrontata e imprescindibile per tutta la musica successiva, rischia di non arrivare del tutto al cuore del pubblico. Dopo un film folgorante come Precious (uno dei capolavori dell’era moderna), Lee Daniels sembra sia rimasto ingabbiato in uno storytelling molto tradizionale e fin troppo “pulito” (suo anche The Butler, altro racconto sul razzismo forse un po’ troppo buonista e dalla scarsa incisività). Del capitolo su Billie Holiday non si può certo dire sia una cattiva pellicola, ma è purtroppo esattamente il film che ci aspetta: senza tanti guizzi o meraviglia, o improvvise smentite ai suoi canoni fin troppo tradizionali.

  • NEWSLETTER | Iscrivetevi qui alla newsletter di Hot Corn!

Qui il trailer de Gli Stati Uniti contro Billie Holiday:

Lascia un Commento

dario argento

Dario Argento: «Il mio cinema, tra Suspiria, Occhiali Neri e le musiche di Morricone»

Barbara Ronchi e Thony raccontano Settembre

Barbara Ronchi e Thony: «Settembre? Un film che rappresenta la vita»