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Giorgio Pasotti: «Abbi Fede, la mia commedia grottesca al passo coi tempi»

Il regista e attore ci racconta la sua (notevole) opera seconda. Nel cast, un grande Claudio Amendola

Giorgio Pasotti sul set di Abbi Fede
Giorgio Pasotti sul set di Abbi Fede

ROMA – Mentre Giorgio Pasotti e Claudio Amendola rispondono alle domande dei giornalisti collegati su Zoom, una collega afferma che «Per la prima volta, questo è un film più bello dell’originale». Ed ha ragione. Perché, Abbi Fede, l’opera seconda di Pasotti – dopo il pur ottimo Io, Arlecchino –, disponibile su RaiPlay dall’11 giugno, pur essendo un remake dallo scandinavo La Mela di Adamo di Anders Thomas Jensen è un’ottima pellicola, capace di mischiare generi, temi, inflessioni. E, soprattutto, arriva in un momento ben preciso: c’è il grottesco, c’è il dramma, c’è la risata; amplificatore di una contemporaneità in cui l’ultra-destra sta avanzando. Protagonista di Abbi Fede è Adamo (Claudio Amendola), neo-fascista che deve finire di scontare una pena in una sperduta chiesa dell’Alto Adige, presieduta dallo strambo Padre Ivan (Giorgio Pasotti). Qui, Adamo, oltre aver a che fare con la sfida di preparare uno strudel, scivola in una realtà diametralmente opposta dalla sua, sconvolgendo il clima fin troppo ottimista della parrocchia.

Abbi Fede
I protagonisti di Abbi Fede

LA STORIA – «Rispetto al 2005, quando uscì La Mela di Adamo, viviamo in una società di derive ed estremismi di destra. Volevo raccontare questa storia proprio ora: ho colorato un po’ il film, rendendolo ironico nonostante i temi trattati. Ho spinto verso la commedia grottesca, facendo ritrovare un linguaggio più adatto al pubblico italiano».

Giorgio Pasotti è Padre Ivan
Giorgio Pasotti è Padre Ivan

PADRE IVAN – «Abbiamo dipinto Ivan in modo contraddittorio, come se ricordasse una certa gioventù nazista. E anche per come recita il sermone. Il progetto era molto alto, l’eterno conflitto tra bene e male esiste all’interno delle persone che abbiamo descritto. Come diceva Alda Merini, accettare il male all’interno di sé stessi non è necessariamente una cosa negativa. Non ho giudicato le persone, ma ho raccontato i dubbi che nutrivano nel loro interno».

Claudio Amendola e Giorgio Pasotti
Claudio Amendola e Giorgio Pasotti

IO E CLAUDIO – «Difficile davvero allestire un cast del genere, per me Claudio era da subito l’unico Adamo possibile nella mia testa, l’unico che poteva interpretare un ruolo del genere. Non era scontato che accettasse la parte. È un personaggio opposto a lui, e non è facile impersonare una figura così estrema rispetto a te».

Abbi Fede
Una scena del film

LA FEDE – «Sono una persone di fede, ma poco praticante. Ho fiducia in quello che chiamiamo Dio o Natura. Spero che questo sia effettivamente anche un film sulla fede, dopo l’opera prima che raccontava di un padre e un figlio. Qui ho voluto parlare della mia idea di fiducia, è questa la mia idea di fede: credere in qualcuno o in qualcosa. Perché no, anche verso il prossimo».

Abbi Fede di Giorgio Pasotti
Il bene e il male?

ATTORI & FOTOGRAFIA – «I toni dovevano essere dosati, la scena doveva alternare comicità, dramma e grottesco. Una cifra difficile da tenere e, per questo, gli attori (oltre Amendola, anche Aram Kian, Gerti Drassl e Robert Palfrader ndr.) mi hanno aiutato in questo tipo di linguaggio, essendo sia credibili che incredibili. In questo senso ho lavorato molto con gli attori e la fotografia. Abbiamo affrontate questa strana risalita dell’ultra destra pericolosa, e siamo stati in grado di raccontare il mondo che ci circonda con il giusto tempo».

Aram Kian, Robert Palfrader e Giorgio Pasotti
Aram Kian, Robert Palfrader e Giorgio Pasotti

L’USCITA – «Le piattaforme sono inaspettatamente importanti, penso ai film più piccoli, che stanno facendo ottimi numeri, dando possibilità al pubblico di vedere opere del genere. È un pubblico eterogeneo poi, dato che i ragazzi hanno un rapporto con la tecnologia quasi scontato. Questo aiuta la sala, è imprescindibile non pensare alle piattaforme come uno strumento di promozione».

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