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Gigi la legge | Alessandro Comodin e il ritratto surreale di uno zio irresistibile

Folle, sbilenco, assurdo? Sì. Al cinema dal 9 febbraio il film è un poliziesco rurale sopra le righe

Gigi la legge
Pier Luigi Mecchia detto Gigi interpreta sé stesso in Gigi la legge.

ROMA – Pier Luigi Mecchia, detto Gigi, fa il vigile in un paese di campagna dove sembra non succedere mai niente. Un giorno, però, una ragazza si suicida, gettandosi sotto un treno. Non è la prima volta. Lì comincia un’indagine su una misteriosa serie di suicidi che si consuma in uno strano mondo di provincia in bilico tra realtà e fantasia, dove un giardino può anche essere una giungla e un poliziotto avere un cuore sempre pronto ad innamorarsi e a sorridere. Questa la sinossi di Gigi la legge, diretto da Alessandro Comodin con protagonisti Pier Luigi Mecchia, Ester Vergolini, Annalisa Ferrari tra i molti, che arriverà al cinema il 9 febbraio grazie a Okta Film che lo co-produce assieme a Idéale Audience e Michigan Films in collaborazione con Rai Cinema. Il nostro consiglio? Di prestargli la giusta attenzione.

Gigi la legge al cinema dal 9 febbraio grazie a Okta Film
Gigi la legge 

Perché il cammino compiuto da Gigi la legge è sorprendente, ma nemmeno poi tanto: vincitore del Premio speciale della giuria al Festival di Locarno («Una gioiosa lettera d’amore per un clown triste dal cuore grande» recita la motivazione del premio), candidato poi al Premio Cecilia Mangini come miglior documentario ai David, nonché tra i titoli selezionati nella categoria Il cinema del reale ai Nastri d’argento 2023 conferiti dal SNGCI. Un piccolo miracolo, quello che Comodin – al suo quinto film da regista – ha finito con il definire così: «Un pezzo di vita di confine, fatto di alberi che non smettono di crescere, treni che non si fermano, inseguimenti campagnoli, conversazioni divertenti, una storia d’amore sognata e un incubo che non ci lascia dormire».

Gigi la legge
Il regista, Alessandro Comodin.

Un’opera interessante Gigi la legge, in bilico tra sogno e realtà, docu-film e commedia – e forse è entrambe le cose – ma soprattutto il ritorno a casa filmico del regista a San Michele al Tagliamento, sul confine tra Friuli Venezia Giulia e Veneto («Per questo film sono tornato nel giardino della mia infanzia, quel luogo magico che è per me l’inizio di tutte le storie»), per raccontare di Pier Luigi detto Gigi, un originale vigile di campagna un po’ pirata e un po’ signore, dalla stralunata e disarmante umanità e dagli occhi sinceri: «Sono passati trent’anni e nel frattempo gli alberi sono cresciuti, gli oggetti di ferro arrugginiti, ma nulla è cambiato veramente perché il custode e guardiano di questo paradiso non è una persona qualsiasi, è Gigi. Gigi è mio zio.»

«Per questo film sono tornato nel giardino della mia infanzia…»

Infine la ratio del film, perché Gigi la legge non è null’altro che un ritratto: «Il ritratto di Gigi ed essendo Gigi un vero poliziotto, il film non poteva che prendere la forma di un poliziesco, un poliziesco a misura del personaggio principale: simpatico e provocatore». Insomma, una sorta di COPS friulano nel suo incedere a-lineare e impropriamente episodico, dove la violenza lascia il posto ora a gag estemporanee e brillanti, ora a commuoventi momenti introspettivi nella serenità del paesaggio rurale di San Michele al Tagliamento, tutto al servizio di una narrazione che è un ritratto sincero carburato da puro-e-crudo amore familiare dal cuore di vero cinema. Un film dalla calda umanità e proprio per questo da non perdere.

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Qui sotto potete vedere il trailer del film: 

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