ROMA – «Un giorno voglio diventare famosa per disegnare cavalli…». Una di quelle frasi che si scrivono da ragazzini tra le pagine di un diario o, magari, in un compito in classe a cui affidare i propri pensieri. È quello che, nel 1994, ha fatto Lisa Hanawalt – all’epoca giovane e timida studentessa con la passione per il disegno e il mondo equino – che a distanza di quindici anni, grazie a un «cavallo parlante depresso» è diventata celebre per essere l’illustratrice e production designer di BoJack Horseman.
La serie creata da Raphael Bob-Waksberg, suo amico dai tempi della scuola, incentrata su uno dei personaggi più complessi e sfaccettati della serialità contemporanea: BoJack Horseman, per l’appunto. Star sul viale del tramonto, in una Hollywoo(d) in cui umani e animali antropomorfi convivono, che cerca di riconquistare popolarità dopo i consensi ottenuti negli Anni Novanta con la sitcom Horsin’ Araound.
E questo è solo uno dei tanti aneddoti contenuti nell’artbook firmato da Chris McDonnel, BoJack Horseman. Tutto quello che avreste sempre voluto sapere. Oltre 250 pagine edite in Italia da Edizioni BD (a 29,00 euro) che alternano un’intervista/conversazione tra la Hanawalt e Bob-Waksberg sulla genesi del progetto che progressivamente si allarga a impressioni, ricordi e osservazioni di doppiatori, produttori, registi, sceneggiatori, character e background designer.
Un lavoro prezioso, divertente e appassionato nel quale ripercorrere le tappe che hanno portato dai disegni di una teenager ai lineamenti di BoJack – «Un personaggio che ancora non riesce a trovare il modo di essere felice», sottolinea Bob-Waksberg, «nonostante abbia avuto tante occasioni per raggiungere il successo» -, Princess Carolyn, Mr. Peanutbutter, Todd e Diane.
Cinque capitoli suddivisi per argomenti – dalla creazione del personaggio al design – che ne mostrano l’evoluzione tra bozzetti, appunti, pagine di sceneggiatura, storyboard, note ai margini e scambi di mail. Come quella, datata 22 marzo 2010, in cui il creatore della serie scrive alla sua vecchia amica del liceo, con la quale aveva continuato a collaborare a distanza, chiedendole un disegno di uno dei suoi «uomini-cavallo» per uno show in cui aveva immaginato per protagonista «un incrocio tra Larry David, Bender di Futurama e un cavallo».
Il risultato è un imperdibile dietro le quinte dello show. Una lente d’ingrandimento capace di trasmettere tutto l’impegno, il confronto e le difficoltà – personali e professionali – che BoJack Horseman richiedere. Ma, forse, l’aspetto più sorprendente dell’artbook di McDonnel è l’aver saputo far emergere la capacità della serie di Raphael Bob-Waksberg di azzerare le differenze e le inibizioni sociali grazie ai suoi protagonisti e alle loro storie universali. «Un mondo pieno di personaggi che soffrono tremendamente, ma pieno di speranza».
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