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Evangeline Lilly: «L’Universo Marvel? Trasmette coraggio e sperenza»

Il set con Paul Rudd, la sua Wasp e quella volta con il cast di Lost: Hot Corn ha incontrato l’attrice

Evangeline Lilly
Evangeline Lilly, qui alla presentazione durante il Giffoni 2018. Photo Credits: Giffoni Experience.

L’elemento plus di Ant-Man and the Wasp? Si chiama Evangeline Lilly. Se, nel primo film, il regista Peyton Reed aveva solo fatto intravedere il suo potenziale, nel secondo capitolo – il ventesimo del Marvel Cinematic Universe – lei e la sua Hope van Dyne aka Wasp, crescono, maturano e, letteralmente, preparano il pungiglione per quel gran finale promesso nel post Infinity War. L’attrice canadese, arrivata a Roma insieme a Paul Rudd (qui la nostra intervista) per presentare il film, ha raccontato cosa vuol dire per lei il senso di famiglia su quei set targati Marvel, dove ognuno costituisce un tassello fondamentale in quella saga da milioni e milioni di fan. Un franchise che, siate grandi come Hulk o piccoli come una vespa, riesce a mantenere vivi il sogno e la speranza.

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Paul Rudd e Evangeline Lilly alla première romana del film.

IL CAMBIAMENTO «Cosa significa per me l’universo Marvel? Molto, e vi spiego perché: attraverso il divertimento o la complicità che c’è sul set, l’atmosfera porta una sensazione positiva, quasi una sorta di speranza. Mi ricorda di essere coraggiosa, e lo ricorda a tutto il pubblico. E, come madre e cittadina, dà la forza per esplorare la mia personalità e, in qualche modo, agire, fare, cambiare. Certamente non è facile, soprattutto in un momento storico come questo. Ma non mi arrendo».

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On-the-set: Peyton Reed, Ant-Man e the Wasp.

IL DUBBIO «La prima volta che ho utilizzato il digitale fu per la saga de Lo Hobbit. Il processo fu lungo, prestai le sembianze e il profilo per una grossa quantità di attività promozionale, merchandising. Poi, mi è stato chiesto di rimettermi in posa, sempre per l’utilizzo della mia immagine. E ho pensato: non voglio che la mia immagine sia ricreata senza che io, effettivamente, sia presente. Gli aspetti della motion capture li ho capiti gradualmente. E, alla fine, mi sono rassicurata. Ma ho impiegato un po’ di tempo per accettare la tendenza, devo ammetterlo…».

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Una scena del film.

MICHELLE «Un personaggio che avrei voluto interpretare? Forse, la Cat Woman di Michelle Pfeiffer! Però nel nuovo film di Ant-Man l’ho avuta come mamma. Non mi è andata male!»

LIKE WASP «Il superpotere di diventare microscopica? Nella prima stagione di Lost, insieme al cast, ci riunivamo per vedere tutti insieme l’episodio della settimana. Beh, quello è il momento in cui sarei voluta diventare piccola e scappare via! Del resto, era il mio primo lavoro, non avevo preparazione ma solo tanti, tantissimi dubbi… Che imbarazzo».

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Paul Rudd ed Evangeline Lilly all’incontro romano.

NO COUNTRY FOR… «L’età? Nello show-biz viene penalizzata, e non è giusto. Pensiamo a Robert Downey Jr. e Gwyneth Paltrow, in grado di essere eccezionali anche se non hanno più vent’anni. L’età, la maturazione, è una cosa bella e voglio onorala. Insomma… non voglio non invecchiare! Andrò avanti e avrò più da offrire con il tempo. In una donna c’è molto di più che un viso bello e giovane».

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Sul set, Evangeline Lilly e Paul Rudd.

PAUL «Mentre ho girato il primo Ant-Man, e ancor prima leggendo la sceneggiatura, quando ancora non ero stata scelta per il ruolo, sapevo già che, nella scena post-credits, avrei rivelato il costume di Wasp. La mia idea era che, se fossimo riusciti a far un buon lavoro, nel sequel la mia Wasp avrebbe avuto ancora una volta la sua occasione. Cosa è successo, dopo? Beh, mi sono impegnata a fondo… e sì, ho fatto del mio meglio per far fare a Paul una bella figura!».

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