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Vincent Cassel: «I personaggi cattivi? Mi liberano dalla rabbia»

Il nuovo film, il matrimonio con Tina, il ritorno alle origini: l’attore francese si racconta ad Hot Corn

Vincent Cassel
Vincent Cassel. Photo Credits: Shutterstock.

Vincent Cassel e la sua ultima trasformazione. Di cosa si tratta? Parliamo di The World is Yours (titolo originale: Le monde est à toi), pittoresco progetto di Romain Gavras in gara nientemeno che al New Zealand International Film Festival di Auckland e presentato in anteprima all’ultimo Festival di Cannes. In effetti è difficile trovare una parola per descrivere questa rocambolesca avventura che mescola il gangster movie con un umorismo a dir poco surreale. Basti immaginare una diva come Isabelle Adjani nei panni di una sofisticata boss di un gruppo di ladre e, al tempo stesso, alle prese con un figlio non proprio sveglissimo, ma dalle ambizioni improbabili. E qui entra in scena Cassel, un criminale redento, ambiguo e ossessionato da teorie cospiratorie. Il risultato è sublime, come ha raccontato l’attore ad Hot Corn. E, per il cinquantuenne ex marito di Monica Bellucci, questo non potrebbe essere periodo migliore, non solo professionalmente ma anche nel privato, alla vigilia del matrimonio con la modella Tina Kunakey, fotografatissima sul profilo Instagram dell’attore.

Vincent Cassel, primo piano per The World is Yours.

LA SFIDA «Il film? Sono legato a Romain Gavras da tempo, ho prodotto il suo primo film, siamo molto amici e i nostri figli sono cresciuti insieme. Quando mi ha raccontato questo film ha detto di avere in mente un personaggio quasi cucito addosso a per me. Avrei potuto partecipare anche con un cameo, ma poi mi ha convinto, perché, questo ruolo, è talmente strano e imprevedibile da farmi… quasi paura. Non sapevo neppure da dove iniziare, allora ho messo in atto la mia filosofia di vita e mi sono buttato».

Vincent Cassel e il regista Romain Gavras sul set del film.

L’INCONTRO «Isabelle? Prima del film non l’avevo mai incontrata, quindi ero intimidito da un’attrice del suo calibro. Non sapevo se sul set si sarebbe comportata da diva, o se al contrario sarebbe stata alla mano. Insomma ero persino spaventato di conoscerla, invece è stata incredibile. Non solo perfetta dal punto di vista professionale, ma impeccabile sul lato umano, rispettosa e gentile. Non si è lamentata mai e ha sempre aspettato con pazienza e classe anche durante le pause. Ha dimostrato molta accortezza verso gli artisti più giovani, senza alcuna competizione. È stato intelligente da parte sua accettare un ruolo tanto insolito».

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Una scena di The World is Yours.

IO, CATTIVO «Interpretare i criminali è divertente, e non solo per me come attore. Il pubblico, in effetti, subisce la fascinazione del male, perché è una sfera proibita, quindi tabù. Lo dico per esperienza, perché nella mia carriera ho interpretato molti cattivi, ed è stato liberatorio. Nel quotidiano vogliamo urlare, arrabbiarci e trovare soddisfazione per i torti subiti, ma non lo facciamo. Ecco, tutta l’energia negativa io la incanalo in questi ruoli e, in qualche modo, vedere che quel grido si libera mi fa sentire leggero. Funziona per me ma anche per lo spettatore».

Vincent Cassel in una scena di Jason Bourne.

CINEMA FRANCESE «Ci sono alti e bassi, a volte il sistema spinge a fare molte commedie che costano poco ma incassano tanto. Fa parte della crisi, vuoi puntare sul sicuro, ma è un buon segno quando un produttore cerca di invertire la tendenza e si orienta su un genere diverso. Se incassa qualcosina allora apre la strada a molti altri progetti simili. Motivo per cui ultimamente scelgo ruoli fuori dagli schemi, come È Solo la Fine del Mondo di Xavier Dolan, insomma personaggi folli, sorprendenti, persino spaventosi ma con un significato sociale importante».

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Vincent Cassel in Juste la Fin du Monde.

IL FUTURO «Cosa farò domani? Nel mio prossimo film ritorno alle origini, al circo, dove ho iniziato davvero la mia carriera. Oggi, dopo aver subito alcune operazioni chirurgiche, non potrei più fare quelle acrobazie, ma riesco ancora ad avere una forma fisica che mi permette di fingerlo per un po’. Le uniche capriole che faccio abitualmente sono quelle sul set, tutte metaforiche, quando a metà di un progetto mi rendo conto che magari non è quello che mi aspettavo ma, come un funambolo, devo andare fino in fondo per concludere dignitosamente quel capitolo e passare oltre…».

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