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Elegia Americana | Quando Amy Adams e Glenn Close raccontarono J.D. Vance

La storia triste del Vicepresidente degli Stati Uniti d’America prima che diventasse potente…

Elegia Americana
J.D.Vance e la madre, ovvero Gabriel Basso e Amy Adams in Elegia americana.

ROMA – Hillbilly è un termine dalla doppia valenza. Da un lato rappresenta i gruppi di persone che vivono in modo indipendente, resistendo alla modernizzazione della società e seguendo le vecchie regole di vita di un tempo. Dall’altro è l’espressione dispregiativa usata per dipingere le persone che vivono nelle aree rurali e montuose degli Stati Uniti. Nel 2016 James David Vance – oggi Vicepresidente degli Stati Uniti salito alla ribalta prima con il litigio pubblico con Zelensky e poi per essere stato l’ultimo politico a salutare Papa Francesco prima della morte – intitolò il suo libro di memorie Hillbilly Elegy, tradotto poi in Italia da Garzanti proprio come Elegia Americana. Quell’autobiografia è diventata un film, Elegia Americana, diretto da Ron Howard e disponibile su Netflix, molto prima che Vance diventasse poi una figura di riferimento (nel bene e nel male) della politica internazionale.

elegia americana
Amy Adams, madre di J.D. Vance, in una scena di Elegia americana

Sceneggiato da Vanessa Taylor, Elegia americana è dunque ispirato alla storia vera di Vance che da ragazzino povero cresciuto in un ambiente disagiato riesce, passando per il corpo dei Marine, ad arrivare a Yale per studiare giurisprudenza ed ottenere un lavoro in uno studio prestigioso. Ma, come ci ha insegnato la filmografia di Ron Howard, il sogno americano non si ottiene senza fatica e ostacoli da superare. Diviso temporalmente tra il 1997 e il 2011, il film si alterna tra il racconto dell’adolescenza di J.D., in Ohio – tra i tentativi di suicidio della madre Bev (Adams, meravigliosa), infermiera instabile e tossicomane, e gli insegnamenti della rigida nonna Mamaw (Close) – e la notte precedente al colloquio che potrebbe cambiargli la vita, quando è costretto a tornare a casa per un’emergenza familiare.

Una scena del film: al centro Gabriel Basso ovvero J.D. Vance.

In questo contesto Ron Howard racconta l’America dei bianchi poveri, di quella classe operaia che aveva visto nelle miniere il mezzo attraverso cui realizzare il proprio futuro. Ma quel Paese in costruzione dall’animo febbrile ha poi lasciato il posto a disoccupazione, depressione e tossicodipendenza, lacerando il tessuto sociale e inasprendo gli animi dei suoi abitanti. Non è un caso che nel 2016 il romanzo di J.D. Vance sia diventato un caso letterario e non è un caso che tra quelle pagine la stampa statunitense abbia poi provato a cercare le risposte alla prima vittoria di Donald Trump. Il tycoon che con le sue promesse di impiego era riuscito a sfondare la Rust Belt, la cosiddetta cintura di ruggine che dai mondi Appalachi si estende fino ai Grandi Laghi ottenendo i voti di chi si era era sentito voltare le spalle.

elegia americana
Glenn Close è Mamaw

Elegia americana però si limita solo ad accennare al quadro socio-economico in cui si muovono J.D., Bev e Mamaw. A Ron Howard interessano le persone, i legami famigliari e quel corollario di dipendenza, povertà, privazioni e conflitti che devono affrontare. Il risultato è un dramma familiare che non ha la potenza necessaria per elevarsi a elegia delle vite dei suoi protagonisti (o del Paese) soffrendo di una scrittura sbilanciata in un racconto che avrebbe giovato di più sfumature. A trainare il film le interpretazioni di Amy Adams e Glenn Close. Se la prima è schiacciata da una scrittura bidimensionale del personaggio di Bev, la Mamaw della Close è pura dinamite a cui basta un’espressione del viso per raccontare la sua storia fatta di speranze tradite, rabbia e amore burbero per il nipote a cui vuole dare la possibilità di realizzare quel sogno americano che a lei è stato strappato.

  • VIDEO | Donald Trump nel biopic The Apprentice 
  • VIDEO | Qui il trailer di Elegia americana:

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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