in

È Solo la Fine del Mondo | Il testamento di Gaspard Ulliel nel (grande) film di Xavier Dolan

Nichilista, beffardo, doloroso e purtroppo anche premonitore: cosa significa rivedere oggi quel film?

Nathalie Baye e Gaspard Ulliel in È solo la fine del mondo

MILANO – «Esiste una serie di motivazioni che ci appartengono, che riguardano soltanto noi e che ci spingono a volte a partire senza voltarci indietro. Allo stesso modo esiste una varietà altrettanto grande di motivazioni che ci spingono a tornare. Ed è così che, dopo tutti questi anni, ho preso la decisione di tornare sui miei passi, intraprendere il viaggio per annunciare la mia morte, annunciarla di persona e magari dare agli altri ed anche a me stesso un’ultima volta l’illusione di essere, fino alla fine, padrone della mia vita. Vedremo come andrà». Inizia con queste parole – oggi agghiaccianti – È solo la fine del mondo di Xavier Dolan, film che si scopre ora purtroppo essere il testamento del passaggio di Gaspard Ulliel sulla Terra. Se all’uscita destò non poco scalpore l’apparentemente eccessivo Gran Premio della Giuria assegnato a Cannes ad un regista che da poco ci aveva regalato Mommy, solo oggi forse assaporiamo l’importanza di quell’omaggio. Di lì a poco sarebbe arrivato anche il César proprio per Ulliel.

è solo la fine del mondo
Gaspard Ulliel è Louis nel film di Dolan

Il compianto Gaspard interpretava qui Louis, un drammaturgo trentaquattrenne malato terminale che, per l’appunto, s’incammina in un viaggio di ritorno verso casa per annunciare alla famiglia la sua dipartita. Ad “accoglierlo” troverà tuttavia un fratello (Vincent Cassel), una sorella (Léa Seydoux) e una madre (Nathalie Baye) troppo ciechi e obnubilati dal loro orgoglio per percepire il suo dolore. Durante tutto il film non faranno altro che ritagliarsi il loro monologo per riversare su di lui le loro recriminazioni. Parleranno tanto, senza mai ascoltare Louis tanto che Ulliel si portò a casa il César recitando quasi esclusivamente attraverso lo sguardo. E quello sguardo intenso e perso nel vuoto sa dare i brividi per quanto è intriso di sofferenza e rivoluzionario nel potere disarmante. Ci danniamo nel constatare che chi l’ha visto crescere non l’ha mai guardato veramente.

Sul set de È solo la fine del mondo
Xavier Dolan sul set de È solo la fine del mondo tra Marion Cotillard e la Baye.

I suoi cari pare siano sempre stati incapaci di accettare un talento che mai a loro era stato elargito e non hanno mai avuto l’ardire di tentare di non essere come tutti, sfida combattuta e ampiamente vinta dal loro Louis. Louis ha le caratteristiche di un essere perfetto: è talentuoso, è buono, è altruista, è bello ed è di conseguenza insopportabile ai loro occhi, specialmente a quelli del fratello Antoine, uno strepitoso, ça va sans dire, Vincent Cassel. Sono in fondo solo gli occhi di Catherine (una tenera Marion Cotillard), moglie di Antoine e sulla carta unica sconosciuta a Louis, a guardarlo veramente e a comprendere con empatica umanità il suo segreto così evidente. Essere un drammaturgo poi è l’ennesimo affronto per una famiglia senza talento, che a più riprese gli rinfaccia di sfruttare ogni loro gesto per una pièce, come se avesse così poco a cuore la vita da ritenerla un’infinita sessione di brainstorming.

è solo la fine del mondo
Gaspard Ulliel e la famiglia a tavola.

È come se i suoi “affetti” dovessero dimostrare a se stessi di poter uscire vittoriosi da questo scontro impari messo in piedi da loro stessi per puro orgoglio e in nome di quella “responsabilità familiare” che non si è ancora ben capito in cosa si sostanzi nei fatti. È solo la fine del mondo è un film nichilista e doloroso che, anche nella verbosità di alcuni passaggi, non perde mai in onestà e per questo merita rispetto. La pellicola ci esortava già ad aver paura del tempo prezioso che l’egoismo ci fa perdere, e la prematura scomparsa di Gaspard Ulliel adesso ce lo riversa addosso con un disperato urlo. Abbiamo troppo poco tempo a disposizione per infliggerci del male a vicenda: solo se riusciremo a capirlo renderemo il miglior servizio a Gaspard Ulliel. Perché, proprio come ha scritto l’amico Dolan su Instagram: «Non posso dire altro, sono esausto e stordito dalla tua partenza…».

  • Volete rivedere il film? Lo trovate in streaming su CHILI
  • LEGENDS | È solo la fine del (nostro) mondo. Addio Gaspard.

 

Lascia un Commento

ozark 4

Ozark 4 – Parte 1 | Il domino criminale dei Byrde e una serie che non smette di affascinare

Miguel Gobbo Diaz riflette sui suoi cult. Foto di Francesco Ormando.

Miguel Gobbo Diaz: «David Fincher, Altrimenti ci arrabbiamo e quel brano di Morricone»