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È solo la fine del (nostro) mondo. Quanto è difficile dire addio a Gaspard Ulliel

Da Téchiné a Dolan, tra YSL, Gus Van Sant e Dolan: vent’anni di (grande) cinema con Gaspard Ulliel

Gaspard Ulliel
Gaspard Ulliel in una scena di È solo la fine del mondo di Xavier Dolan.

MILANO – Salutare i maestri è quasi sempre rassicurante. Fa parte dell’ordine delle cose tanto che, nelle scorse settimane, dire addio a giganti come Sidney Poitier e Peter Bogdanovich è stato un modo per celebrarli e comprenderne la grandezza. Ma la scomparsa di Gaspard Ulliel – morto a 37 anni in seguito a un incidente di sci – è un colpo allo stomaco. È un lutto grande, nero, totale. Senza senso. Abbiamo amato Ulliel probabilmente dalla prima volta che lo abbiamo visto in scena, più di vent’anni fa: era il 2001 e aveva una piccola parte ne Il patto dei lupi di Christophe Gans. Da lì in poi ogni film in cui c’era lui andava visto anche solo per osservare e capire cosa sarebbe stato in grado di fare. Il talento era reale, potente, e la sua faccia ero puro cinema. Non a caso a lanciarlo in Anime erranti (riscopritelo, lo trovate in streaming qui) fu nel 2003 un signore che di cinema qualcosa sapeva: André Téchiné.

Gaspard Ulliel
Gaspard Ulliel in una scena di Anime erranti.

Arrivarono poi Jean-Pierre Jeunet e Peter Greenaway con Una lunga domenica di passioni e Le valigie di Tulse Luper, ma la folgorazione definitiva fu grazie a Gus Van Sant che lo mise al centro del suo corto francese di Paris, Je t’Aime, praticamente un monologo costruito sul viso bellissimo di Ulliel in una tipografia del Marais (lo trovate su YouTube qui). Poi sarebbe arrivata l’America con Hannibal Lecter – Le origini del male, ma casa sua era sempre la Francia, quindi ecco le pagine di Marguerite Duras in Una diga sul Pacifico (che ora finalmente si ritrova in streaming) e la chiamata di Bertrand Tavernier ne La princesse de Montpensier tra Mélanie Thierry e Lambert Wilson.

Gaspard Ulliel
Ulliel in una scena di Saint Laurent. Era il 2014.

Il mondo avrebbe poi capito che Ulliel faceva sul serio solo con Saint Laurent in cui interpretava Yves Saint Laurent, ma per noi era il nostro Gérard Philipe, il fuoriclasse francese che andavamo a vedere qualsiasi fosse il film in cui era contenuto, a fianco di Jean Reno (La legge del crimine) o di Isabelle Huppert (Eva) noi controllavamo lui, osservavamo quel fascio di nervi a servizio della recitazione, quella bellezza sempre al servizio del talento, mai solo posa o vanità. Lo avrebbe capito Xavier Dolan che a Ulliel regalò forse il ruolo della carriera e quello per cui sarà ricordato per sempre: lo scrittore malato Louis-Jean Knipper alle prese con la sua famiglia in È solo la fine del mondo.

Gaspard Ulliel È solo la fine del mondo
Gaspard Ulliel in È solo la fine del mondo di Xavier Dolan.

«Dodici anni, e all’improvviso l’idea di un pranzo in famiglia. Recuperare il tempo perso? No. Approfittare del poco che ne rimane». In mezzo ad un dream team composto da Vincent Cassel, Nathalie Baye, Marion Cotillard e Léa Seydoux – quasi il PSG – era però lui a brillare, anima fragile rivelata tutta in sottrazione. Sudaticcio, malato, eppure bellissimo e luminoso. Sempre. Tra poche settimane sarebbe stato uno dei nomi della nuova serie Marvel, Moon Knight, ma improvvisamente non ci interessa più. Adesso che di tempo non ne rimane, che non abbiamo più niente, ci accorgiamo quanto sia difficile lasciar andare Gaspard Ulliel. Quasi come lo conoscessimo da sempre.

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