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Christopher Nolan: «Io, senza smartphone davanti ai film di Andrei Tarkovsky»

Non ha un cellulare, odia le mail, ama Tarkovsky: l’importanza di essere Christopher Nolan

Da Memento a Tenet: Christopher Nolan in azione.

PARIGI – Che non fosse un cineasta come gli altri lo avevamo capito da (molto, molto) tempo, ma che fosse ancora così unico, beh, forse questo no: in una lunga intervista rilasciata al settimanale americano People, Christopher Nolan ha raccontato la sua vita prima e dopo la pandemia, rivelando segreti e passioni, partendo da Tenet che, dopo l’uscita in sala in estate, arriva ora in streaming anche in Italia (lo trovate su CHILI): «L’incasso del film? Sono soddisfatto. Spesso ci si dimentica che il cinema è un’industria e che c’è un’intera filiera che dipende dai nostri film. Sono molto grato a tutte quelle persone», ha riflettuto il regista commentando l’esito piuttosto basso del film al botteghino rispetto ai suoi standard (360 milioni di dollari), numeri ovviamente condizionati dal Coronavirus.

Christopher Nolan sul set di Tenet con John Denzel Washington.

Ma, a vent’anni da Memento – il suo film di debutto, che venne presentato alla Mostra di Venezia il 5 settembre 2000 – Nolan ha cercato anche di fare un breve bilancio della sua carriera, tra ispirazioni e ricordi, immagini e sogni: «A volte mi rendo conto che inseguo un’immagine che ho in testa fin da quand’ero bambino e solo dopo averla filmata riesco a ricordarla», ha spiegato Nolan, «ma in generale la mia attitudine in questi vent’anni di cinema non è molto cambiata: cerco di farmi meno domande possibili, di non analizzare troppo quello che faccio e che voglio vedere. Un esempio’ Tenet paradossalmente parte proprio da un’immagine di Memento: un proiettile che si muove all’indietro e ritorna all’interno della canna di una pistola…».

Memento
Nolan sul set di Memento con Guy Pearce. Era il 2000.

Ma l’aspetto che colpisce di più di Nolan – senza alcun dubbio con Fincher e Iñárritu il regista più influente degli ultimi due decenni – è il suo rapporto con la tecnologia, decisamente particolare e contrcorrente in un’età digitale che ormai sta fagocitando tutto e tutti: «Sì, può sembrare strano, ma non ho uno smartphone, ho solo una specie di cellulare molto basico che mi porto in giro quando devo essere rintracciato», rivela candidamente nell’intervista. «Perché? Perché sono una persona che si distrae molto facilmente e non voglio avere a disposizione Internet ogni volta che mi annoio. Ho scoperto che molte delle intuizioni migliori mi vengono proprio in quei momenti di noia, di pausa da tutto, quindi me li conservo con cura…». 

Sul set di Insomnia con Robin Williams. Era il 2002.

Oltre a confessare anche la sua riluttanza per le e-mail («Non amo molto quel tipo di comunicazione»), Nolan ha poi parlato del cinema che ama guardare: «Scelgo i film con grande cura, perché voglio vederli nel momento giusto e con l’attitudine giusta. Non mi piace fare indigestioni di cinema, guardare tutta la filmografia di un autore in due o tre giorni. Durante la pandemia, per esempio, ho ripescato Andrej Rublev di Andrej Tarkovskij: non lo avevo mai visto ed è stata un’esperienza meravigliosa. Mi sono rimasti solo due film di Tarkovskij ancora da vedere e voglio scegliere il momento con estrema attenzione…».

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