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Charlotte Brändström: «Gli Anelli del Potere? Fedele allo spirito di Tolkien»

Le linee narrative, i commenti social, i set travolgenti: la regista racconta la serie Prime Video

Gli Anelli del Potere
Morfydd Clark è Galadriel ne Il Signore degli Anelli: Gli Anelli del Potere

ROMA – «Non ho ancora visto tutti gli episodi finalizzati perché sono stati ultimati da poco. Ma non vedo l’ora che escano! È passato molto tempo. C’è stata un’incredibile quantità di lavoro, di attenzione ai dettagli e di impegno da parte di così tante persone. Spero che alla gente piacerà…». Incontriamo virtualmente via ZOOM Charlotte Brändström un pomeriggio di metà luglio quando ancora della serie tratta dai romanzi di J.R.R. Tolkien era stato rilasciato solo un trailer. Ma ora la sua (e nostra) attesa è finita: Il Signore degli Anelli: Gli Anelli del Potere è finalmente disponibile in tutto il mondo su Prime Video. Ambientata migliaia di anni prima degli eventi de Lo Hobbit e Il Signore degli Anelli, la serie ideata da J.D. Payne e Patrick McKay segue un gruppo di personaggi, alcuni già noti, altri nuovi, mentre si apprestano a fronteggiare il temuto ritorno del male nella Terra di Mezzo durante la Seconda Era.

Gli Anelli del Potere
Charlotte Brändström sul set de Gli Anelli del Potere. Foto di Ben Rothstein

Come ha lavorato con gli altri registi per creare qualcosa di visivamente omogeneo ma che lasciasse emergere i vostri diversi stili?

La serie ha molte linee temporali diverse, molte trame e tutti gli episodi sono molto diversi tra di loro. Quindi abbiamo dovuto lavorare su alcune delle scelte di J.D. Payne, ovviamente. È stato lui a dare il via alla serie e ha fatto alcune scelte per il set. All’interno di queste scelte si trattava di creare il nostro mondo, i nostri episodi. I due che ho diretto io, ad esempio, sono molto indipendenti rispetto alla trama principale: uno è più focalizzato sull’azione e su una grande battaglia, l’altro su un grande evento. E gli episodi seguenti ne affrontano le conseguenze. Sono visivamente molto diversi dal resto e abbiamo fatto molto prove, supervisionate e discusse, anche se siamo sempre rimasti all’interno del mondo creato da Tolkien.

Prima di iniziare a lavorare a Gli Anelli del Potere quanto era profonda la vostra conoscenza dell’opera di Tolkien?

Tutti quelli che hanno lavorato allo show avevano familiarità con Tolkien. Io personalmente ero una sua grande fan. A quindici anni i miei genitori mi regalarono i suoi libri e quindi conoscevo già le sue caratteristiche… Ad ogni modo, abbiamo cercato di rimanere molto fedeli al suo spirito. Personalmente una volta ricevuti i copioni ho avuto molto tempo per lavorarci perché, causa Covid, ho dovuto fare una quarantena di due settimane una volta arrivata in Nuova Zelanda. Ho fatto molte telefonate e incontrato il cast via Zoom. Poi, una volta sul set, tutti insieme abbiamo portato il lavoro su un altro livello discutendo le nostre rispettive visioni insieme.

gli anelli del potere
Morfydd Clark è Galadriel in una scena del dietro le quinte. Foto di Ben Rothstein

È stato un processo molto lungo?

Dopo la quarantena, ho iniziato a girare molto velocemente, in realtà. Dopo qualche settimana ci siamo dovuti trasferire nell’Isola del Sud. E siamo stati trasportati in elicottero in un luogo molto remoto, tra le montagne, dove nessuno aveva mai fatto riprese prima. E abbiamo girato lì con una troupe molto piccola perché dovevamo trasportare sia le persone che le attrezzature in elicottero dato che non c’era accesso. È stata una posizione davvero straordinaria da cui partire. E poi era tutto completamente nuovo…

Quanto impegnativo è stato confrontarsi con una produzione così enorme come quella de Gli Anelli del Potere?

Quando arrivi e cammini per i set sei completamente travolto da ogni piccolo dettaglio realizzato da tante persone fantastiche che ci hanno lavorato. Era incredibile camminare per quei set. Ma la cosa terribile è che, una volta che hai visto tutto, ti abitui molto velocemente. E poi inizi a dirigere confrontandoti con gli stessi problemi che hai in ogni produzione. “Come farai se piove? E se c’è vento come riuscirai a far sollevare il drone? Il costume si sta bagnando, fa caldo, è pieno di fango…”. E poi ti siedi, guardi fuori e vedi che il sole sta tramontando. Non importa quanto sia grande la produzione, il mio lavoro, dopo un po’, diventa lo stesso di sempre. Mi siedo davanti al mio monitor nella mia tenda e mi concentro. Parlo con il mio direttore della fotografia, con gli attori, controllo le inquadrature… Quindi, in realtà, ti dimentichi di tutto il resto. Lavori e basta. Ma sento che, come sempre, e qui ancor di più, è davvero importante essere adeguatamente preparati. Molto preparati. Lo dico sempre: “Più ti prepari, più puoi improvvisare”.

Sul set de Gli Anelli del Potere. Foto di Ben Rothstein

La fanbase de Il Signore degli Anelli è molto tosta. Per voi è stata una motivazione o crede sia giusto ridimensionare le opinioni social?

Mi considero un fan de Il Signore degli Anelli. Ma penso che quello che abbiamo fatto è stato concentrarci davvero sul legendarium di Tolkien ed essere fedeli a quello che stavamo dicendo. Questo è tutto. Non ho prestato troppa attenzione ai commenti dei fan. E penso anche che non puoi farlo quando lavori. Non è una buona idea cercare di indovinare cosa vogliono gli altri perché avranno tutti desideri diversi. Quindi devi concentrarti sulla tua prospettiva rimanendo molto fedele al materiale originale.

Com’è stato lavorare con un cast così eterogeneo e numeroso?

Dopo averli incontrati su Zoom, ovviamente ho potuto incontrarli di nuovo prima di girare con loro. Abbiamo fatto molte prove prima di arrivare sul set. E credo che il compito del regista sia quello di adattarsi a chiunque diriga, e non perché in questo caso specifico gli attori provengano da paesi e culture diverse. Anche all’interno di uno stesso Paese ci sono attori che recitano in modo diverso. Hanno bisogno di un aiuto diverso. Alcuni hanno bisogno di registi che li lascino in pace, altri di registi che li sostengano. Il mio lavoro consiste proprio nel capire come ottenere la migliore performance da un attore. È un lavoro che amo molto.

Un’immagine dal set della serie Prime Video

Una delle particolarità de Il Signore degli Anelli era l’uso di effetti speciale digitali ed effetti pratici. Anche per Gli Anelli del Potere sarà così?

Sì, ci sono molti effetti pratici. Molto fuoco e fumo. Gli orchi sono realizzati con delle maschere incredibili. Non era facile per gli attori recitare perché avevano delle protesi con le quali era difficile respirare. E poi, naturalmente, c’è il CGI perché bisogna aggiungere elementi e rendere il mondo de Gli Anelli del Potere ancora più grande. Bisognava aggiungere migliaia di persone sullo sfondo, ad esempio. Questa serie è sicuramente anche uno spettacolo tecnico. Ma mi sembra che abbiamo fatto molto anche dal punto di vista degli effetti speciali pratici…Trovo molto importante che per questa serie ci sia un senso di naturalezza. Penso ci sia una grossa differenza tra il fantasy e la fantascienza dove trovo che gli effetti visivi siano più presenti. Nel fantasy c’è un misto di tutto, ma c’è anche bisogno di una certa realtà nonostante si stia creando un mondo che non esiste.

Come definirebbe il modo di fare serie TV oggi rispetto a quando ha iniziato questo lavoro?

Beh, credo sia molto cambiato. Quando ho iniziato a fare la regista e si dirigeva qualcosa per la TV, al tempo si pensava ai primi piani. Dovevi essere più stretto nelle inquadrature. Oggi la percezione della gente è cambiata perché la maggior parte delle persone ha grandi televisori in salotto e un buon impianto audio. Penso che il modo di dirigere in TV sia diventato più cinematografico. Si può creare qualcosa di più ampio visivamente… Dico sempre che nel cinema la sorpresa funziona molto bene. Quando vai al cinema, pagando per il tuo posto, non te ne vai. Ti siedi in una stanza buia e ti concentri. Quando sei a casa, invece, è molto più facile cambiare canale. Quindi il tuo lavoro deve essere ricco di suspense. Devi sollevare domande. Non si può dire tutto e subito perché bisogna mantenere il pubblico curioso, qualunque cosa accada. Perché se gli dici tutto subito, perdono interesse e attenzione e perdono la concentrazione. Personalmente amo iniziare con piccoli dettagli. Quando vedrete i miei episodi, entrambi inizieranno con un inserto per poi spiegarvi dove vi trovate. Mi sembra che questo mantenga più a lungo l’attenzione del pubblico che deve chiedersi: “Che cos’è questo? Dove siamo?” .

Il lavoro di Peter Jackson vi ha influenzato durante la lavorazione?

Devo dire di no. Siamo partiti da zero perché il nostro è un periodo molto diverso da quello raccontato nei suoi film. Gli Anelli del Potere è ambientata 3.000 anni. È qualcosa di molto diverso…

Qui sotto potete vedere il trailer de Gli Anelli del Potere:

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