in

Charles Williams: «L’Australia, Malick e la Palma d’Oro a Cannes»

Premiato per All These Creatures, Hot Corn ha incontrato il regista rivelazione al Milano Film Festival

Charles Williams. Foto di Dominic Pencz.

Reduce dalla Palma d’oro all’ultimo Festival di Cannes per il miglior cortometraggio, l’australiano Charles Williams si è raccontato a Hot Corn in occasione del Milano Film Festival dove ha presentato il suo bellissimo (e premiato) All These Creatures, quindici minuti in cui un adolescente assiste alla crescita esponenziale della malattia mentale del padre, ed è costretto così ad adattarsi, di giorno in giorno, al graduale peggioramento delle condizioni psicofisiche dell’uomo, mentre intorno a loro la macchina da presa fluttua in un’atmosfera tra sogno e misticismo.

Andrea Morandi e Charles Williams ospite dell’Hot Corn Social Club durante il Milano Film Festival.

LE OSSESSIONI «Volevo fare un film personale legato alle mie ossessioni, ai tentativi di comprendere quelle persone con una mentalità inafferrabile che spesso ho trovato difficili da capire. Si tratta di un’idea che mi ha accompagnato per molto tempo e che era difficile da tradurre in immagini perché è complicato articolare queste ossessioni, dal momento che la mia percezione è mutata dai tempi della mia adolescenza. Volevo che il film riflettesse quello che sentivo allora e adesso».

charles williams
Il set del corto, direttamente dal profilo Instagram del regista.

LE CREATURE «Le creature del titolo? Sono gli esseri umani, ma anche tutte quelle cellule e quei microrganismi che compongono gli esseri viventi e che non scegliamo direttamente. Il film parla di umanità, sia dal punto di vista spirituale che biologico. Ho cercato di riflettere sul distacco tra l’aspetto razionale, ovvero la possibilità di autodeterminarci, e la materia di cui siamo fatti».

Le Ombre.

IL PROTAGONISTA «Abbiamo fatto i provini a centinaia di ragazzi, e alla fine abbiamo scelto quello capace di comunicare al meglio i pensieri del protagonista. Jared Scott può apparire come un dodicenne qualsiasi, ma è un ragazzo sensibile con un pensiero molto profondo ed emana maturità espressiva anche solo guardandolo. Caratteristiche che però non vengono fuori dalla sua voce, ancora tipica di un preadolescente, così per il voice over abbiamo utilizzato un altro ragazzo».

Il protagonista, Mandela Mathia.

LE INFLUENZE «La lista dei miei registi preferiti è lunghissima: principalmente però opto per Jean Renoir e Paul Thomas Anderson. Per questo film non mi sono ispirato in particolar modo a nessuno perché ho voluto sviluppare il progetto dai miei stessi istinti. Solo una volta finito mi sono reso conto che ci sono dei punti di contatto con altri registi, seppur in maniera inconsapevole: dai fratelli Dardenne a Tarkovskij, ma anche a Terrence Malick, Harmomy Korine, John Cassavetes».

Paul Thomas Anderson, qui in una foto sul set. Foto di Wilson Webb/Shutterstock.

LA PALMA D’ORO «La Palma d’oro è una consacrazione per ogni regista ma sono consapevole che non significa nulla se poi ti fermi e non riesci a fare altri buoni film. Adesso sto ricevendo attenzione da parte di tutti, dall’industria al pubblico, che prima non avevo. Per me questo riconoscimento è soltanto un punto di partenza, e spero che ciò sia lo stesso anche per tutti coloro che hanno lavorato con me al film».

Charles Williams e la sua Palma d’Oro per All These Creatures.

IL CINEMA AUSTRALIANO «Oggi ci sono molti registi australiani di grande talento. Di recente ho visto molti cortometraggi che mi hanno impressionato. Per i lungometraggi, invece, siamo ancora un po’ troppo “classici”, poco ambiziosi e coraggiosi, molto tradizionali. Spero che la nuova generazione inverta questa tendenza, e io stesso proverò a farlo con i due film a cui sto attualmente lavorando, Inside e The Buzzard».

Lascia un Commento

diablo-cody-tully

Da Juno a Tully: la profonda leggerezza di Diablo Cody e delle sue donne

Perché Ghost Stories è destinato a diventare un piccolo grande cult