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Da Juno a Tully: la profonda leggerezza di Diablo Cody e delle sue donne

Lo strip club, i ricordi e il coraggio di cambiare: la mirabolante vita della sceneggiatrice da Oscar

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Diablo Cody alla première di Tully.

Succede: apri gli occhi e capisci che quello che hai non ti basta più. Così, cerchi qualcosa di inaspettato, un po’ per gioco, un po’ perché il tempo pare sfuggire, verso quel punto di non ritorno nascosto dietro l’angolo. Deve averlo pensato Brooke Busey-Maurio, in quei vent’anni che sembrano già un’infinità, quando decide di farsi chiamare Diablo Cody, anni prima di diventare una delle sceneggiatrici più corteggiate di Hollywood (trovate la sua ultima fatica, Tully, su CHILI). Quel nome, sexy, pazzo e indelebile come un tatuaggio impresso per un amor perduto, l’accompagnerà fino alle stelle, non prima di aver attraversato, sui tacchi alti di una stripper, una terra fatta di birra calda, notti insonni, sguardi vuoti.

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Oscar e tatuaggi: Diablo Cody

Lei, arrivata da Chicago a Minneapolis, con una laurea e una solida famiglia alle spalle, ha voluto sfidare sé stessa e la paura di sentirsi fuori posto, abbracciando un palo da lap dance messo lì a ricordarle di quel tempo che sfugge e non si ferma. Era il 2005, e quell’esperienza, Diablo, con gli occhi color mare e i capelli neri come l’inchiostro, la raccontava, con humour e colore, in un blog, The Pussy Rach (che trovate ancora qui, con l’ultimo aggiornamento risalente al 2007). Perché, oltre ad essere una donna di un’altra pasta, Diablo scrive. E scrive diviamente. Così, in uno sliding doors destinato a sconvolgere tutto, mette insieme un libro, Candy Girl: A Year in the Life on an Unlikely Stripper (in Italia Memorie di una Ragazzaccia Perbene).

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Diablo Cody, Charlize Theron e Jason Reitman

Arriva il successo, inaspettato e dirompente. La cercano tutti quella ragazza tosta e brillante che si è messa a fare la stripper su e giù per l’Illinois. La cerca Entertainment Weekly, che le affida una  rubrica, ma soprattutto la chiama il cinema, sogno ad occhi aperti e viatico perfetto, che le permette di raccontare, in immagini e parole, la sua visione del mondo. Anticonformista, indipendente, tenace. Così, nel 2007, Diablo Cody scrive la sceneggiatura di Juno, uno dei migliori coming-of-age del cinema americano, andando a formare con il regista Jason Reitman, una coppia artistica malinconica, profonda e melodica. Un po’ come Californication, quell’album di fine anni ’90 dei Red Hot Chili Peppers, citato e omaggiato da Diablo Cody nel suo libro.

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Ellen Page e le scelte di Juno

Tornando al cinema, la Juno interpretata da Ellen Page, piccola e potente, è un successo. Durante gli Academy del 2008, riceve l’Oscar per la miglior Sceneggiatura Originale. Diablo, in un vestito leopardato (!), non trattiene le lacrime: il palco, la paura, le stelle, l’applauso. Dall’Illinois alla California, dagli strip club ad Hollywood. In valigia niente zeppe hot ma una valanga di premi. Con le sue storie che continuano a fluire, riempite di poetica rock, femminile e generazionale. E sperimenta, molto: firma lo script del grottesco Jennifer’s Body con Megan Fox, la chiama un certo Steve Spielberg per la sceneggiatura della serie United States of Tara, con una bipolare Toni Collette, finisce per dirigere il suo primo film, Paradise, nonché disegna i contorni di un’irresistibile Meryl Streep in Dove Eravamo Rimasti di Jonathan Demme, con una storia ispirata proprio dalla suocera di Diablo, frontgirl di una bar band del New Jersey. Perché in fondo, la normalità, per Diablo, non esiste.

Charlize Theron e Jason Reitman sul set di Young Adult

Storyteller e mamma di tre bambini. È un continuo incrocio la vita di Diablo, è un continuo affresco di donne in evoluzione. E, su tutte, due, fondamentali, unite tra di loro, ideale (im)maturazione di quella Juno acerba, forte e coraggiosa. Una trilogia scritta da Diablo Cody e diretta (naturalmente) da Jason Reitman, dove Ellen Page muta in una Charlize Theron con la voglia di urlare al passato, truccandosi davanti lo specchio come faceva una volta, alleggerendo il peso della vita canticchiando Cyndi Lauper ed i Teenage Fanclub, inseguendo un amore dimenticato o bevendo una birra fin giù a Bushwick, Brooklyn, in quel vecchio pub di cuori spezzati.

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Sguardi: Mackenzie Davis e Charlize Theron in Tully

Ma, soprattutto, una Charlize Theron che riassume due principi: l’ossessione per le occasioni perse e il dovere di essere una mamma e una donna. Ecco, quindi, che arriva la sconfitta e distratta scrittrice Mavis di Young Adult (ve ne avevamo parlato anche qui) e, poi, la Marlo di Tully, che beve champage in una jacuzzi vuota sotto le stelle, insieme agli occhi liberi di Mackenzie Davis. Una scintilla che, disperatamente, tiene aggrappata a sé, per conservarne quel bagliore affievolito dalla stanchezza e dal tempo diventato un macigno. Ellen Page, Charlize Theron, Mackenzie Davis, sono il manifesto del cinema di Diablo Cody, dove l’imperfezione, gli errori, le smagliature, diventano medaglie d’oro al valore di una donna, che di mollar la presa non ci pensa proprio. Tutte sbagliate e tutte perfette. Tutte, ancora, con una bellissima storia da scrivere.

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