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Cavalcarono Insieme | James Stewart, John Ford e quella dolorosa presa di coscienza

La lavorazione travagliata, Frank Nugent allo script e la dignità culturale del popolo dei Comanche

cavalcarono insieme

MILANO – Duecentoventicinquemila dollari e il 25% degli incassi, quasi due milioni di dollari secondo i tassi d’inflazione attuali. Fu con questa offerta che nel 1957 Harry Cohn della Columbia Pictures convinse John Ford a dar vita a Cavalcarono insieme. Nonostante quello che a conti fatti ha rappresentato il terzo grande ingaggio in carriera, Ford non riuscì mai ad innamorarsi del progetto. Lo odiava. Odiava principalmente Cohn tanto che, all’indomani della sua morte nel 1958, ebbe a definirlo come «Una grande serpe, brillante», ma odiava soprattutto lo script. Chiamò perfino Frank Nugent (Il massacro di Fort Apache, Un uomo tranquillo), il suo Tonino Guerra. Sceneggiatore fidato e rodato di svariati successi del padre del cinema western, ritenuto da Ford l’uomo giusto per dare a Cavalcarono insieme una qualche forma scrittoria che potesse essere spendibile in formato filmico.

James Stewart in una scena del film

Il risultato? Nugent snellì lo script adattandolo allo stile di Ford. Non abbastanza però da scatenare in lui una qualche magia, tanto da arrivare a definirlo, all’indomani del rilascio in sala, come «La peggior schifezza che ho fatto in vent’anni!». Il motivo di tanto astio era da ricercarsi nell’inconsistenza della ratio filmica dello script. Una copia sbiadita e marcatamente violenta di Sentieri selvaggi privata però di quella magia insita che a detta di Jean-Luc Godard racchiudeva «Il mistero e il fascino del cinema americano». Nulla più di un’appendice scomoda quindi, superflua se rapportata all’opus filmico fordiano nella sua interezza. Tratto dal racconto Comanche Captives di Will Cook del 1959, Cavalcarono insieme racconta dello sceriffo corrotto di Tascosa, Guthrie McCabe (James Stewart). Prossimo ad una tranquilla rielezione, i piani di McCabe cambieranno con l’arrivo in paese del capitano Jim Gary (Richard Widmark). Il motivo del suo arrivo a Tascosa è semplice.

Una scena di Cavalcarono insieme

Gary ha bisogno di McCabe per una missione in territorio Comanche. I due devono infatti ottenere il rilascio di alcuni prigionieri del capo Comanche Quanah (Harry Brandon). L’operazione riesce con successo ma quello con cui McCabe e Gary non hanno fatto i conti è la cieca violenza del pregiudizio degli uomini. Ben presto infatti, quella che sarebbe dovuta essere una festa per il ritorno alla civiltà dei sopravvissuti, si trasformerà in un bagno di sangue. Nonostante le ritrosie, Ford fece di tutto per rendere Cavalcarono insieme un’opera dignitosa. Nel declinare il più che tipico topos del viaggio sullo sfondo delle mitologiche Monument Valley, Ford ci presenta lo Sceriffo McCabe nella stessa posizione assunta da Wyatt Earp (Henry Fonda) dell’anch’esso fordiano Sfida infernale, rimanda al Johnny Guitar di Nicholas Ray in un gioco di simbiosi valoriale tra la Vienna di Joan Crawford e la Purcell di Shirley Jones, costruendo attorno all’ancora più tipica dicotomia scenica cowboy-indiani la base drammaturgica del racconto.

Un’immagine di Cavalcarono insieme

Se però in Sentieri selvaggi l’autore-Ford procedeva nel raccontare l’epica del salvataggio mitizzando infine il ritorno a casa, Cavalcarono insieme (lo trovate su Apple TV+ e Prime Video) va oltre. Il ricongiungimento dei sopravvissuti con le proprie famiglie evolve inaspettatamente in un tripudio di violenza d’intenti. Di figli ritrovati e brutalmente strappati alle madri, di passati riaffiorati ma lasciati scivolare nell’abisso dall’ignoranza della massa. Violenza figlia dell’intolleranza e della paura del diverso di cui Ford sentì il peso scegliendo di edulcorarne la portata catastrofica lasciando solo intendere il barbarico evento climatico. Una risoluzione del conflitto scenico vestita di temi sociali critici e per certi versi anomala e schizofrenica se rapportata all’opus fordiano.

cavalcarono insieme
James Stewart in una scena di Cavalcarono insieme

La magia e il giocoso sentimentalismo che abitualmente traspare dal climax dei suoi racconti, lascia il posto infatti a una furia nichilista di cui Ford stesso si pentì amaramente. Sapeva essere un passo falso. Specie nel suo essere anticipatore e testimone indiretto dei moti insurrezionali di matrice razziale che attanaglieranno l’America per tutto il decennio successivo. Nel suo essere opera infelice però, Cavalcarono insieme ha permesso a Ford un ultimo colpo di coda. Una presa di coscienza sul potere taumaturgico del cinema che dopo la demitizzazione della Frontiera de L’uomo che uccise Liberty Valance e i toni scanzonati (e questi sì, giocosi) de I tre della croce del sud, troverà infine pace e redenzione in quel Il grande sentiero con cui rivalorizzare il ruolo scenico dei Comanche e la dignità culturale del loro popolo.

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