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Da Taxi Driver a Broadway | Bruce Springsteen, Martin Scorsese e quel dialogo tra fede e America

L’evento Netflix FYSEE è stato a sostegno della campagna Emmy per Springsteen on Broadway

LOS ANGELS – La East Coast, da cui entrambi, orgogliosamente, provengono. La Fede come ancora di salvataggio, e il cattolicesimo che ha influenzato le loro storie, fatte di immagini e parole. I progetti del futuro, L’Ultimo Valzer e Broadway. Fino a quella frase che ha scritto la storia del cinema. Un duetto da brividi quello tra Bruce Springsteen e Martin Scorsese, faccia a faccia sul palco degli storici Raleigh Studios di Hollywood, in occasione della campagna Netflix Emmy Awards. Il Boss, in piena rinascita, dopo l’epopea di Springsteen on Broadway (nato quasi su consiglio di Barack Obama, ammette il cantate) e il regista che proprio su Netflix porterà uno dei film più attesi dell’anno, The Irishman. Un’ora incredibile, come ha riportato Variety, in cui hanno raccontato le storie che portano con loro, tramandandole di città in città, giorno dopo giorno.

Come quella volta al Roxy Theatre, sulla Sunset Strip a West Hollywood, nel 1975. A vedere il Boss, prima di rincontrarlo un anno dopo al Bottom Line di New York, c’erano Scorsese e Robert De Niro. Tra un brano e l’altro, Springsteen si ferma e pronuncia, per l’estasi della folla, «Are you talkin’ to me?». Lo ripete, come fosse un rap. Non c’è testimonianza, anche se è certo che la frase l’ha ripetuta proprio durante i concerti di Bottom Line, e registrata nel bootleg di Quarter to Three. Però, nel 1976, le riprese di Taxi Dirver erano finite e il film stava uscendo in sala. Una leggenda urbana, dunque? «Credo che sia un mito tutta questa storia», ha detto Bruce, «Non penso possa essere vero», sottolinea Scorsese, «non abbiamo mai capito da dove provenisse quella frase». «Va bene», dice Springsteen ridendo, «Non voglio saperlo!».

Parte documentario, parte concerto: Rolling Thunder Revue – A Bob Dylan Story.

Probabilmente, la verità su quella frase non la sapremo mai (e forse, è bello e giusto così), eppure il loro cammino è pieno di influenze, scambi, sincrono. Per dire, Springsteen on Broadway, per l’approccio alla messa in scena e la (non) centralità del pubblico si rifà a The Last Waltz, il film concerto di Scorsese, dove nel buio del Winterland Ballroom a San Francisco, hanno suonato Bob Dylan e Muddy Waters, Joni Mitchell e Van Morrison, Ringo Star ed Eric Clapton. «Thom Zimny e Jon Landau stavano cercando di capire il ruolo del pubblico durante lo spettacolo, e venne fuori che non doveva esserci. L’idea non funzionava a pieno, così abbiamo riempito la sala per metà», ha confidato Springsteen, «Non doveva esserci un impulso immediato da parte degli spettatori. Ed è interessante, perché [rivolgendosi a Scorsese] lo hai fatto tu in The Last Waltz. Ed è strano, perché in quel periodo avevi appena montato Woodstock, dove la folla era essenziale…».

«In Woodstock ne abbiamo visto molto», dice il regista, «Così in The Last Waltz ci siamo messi dalla parte della band, su come lavorassero assieme per creare qualcosa. E sono stato sul palco con loro. Ho notato una cosa, dopo una canzone, era come se avessero finito un round. E questa scena l’ho riportata in Toro Scatenato». Scorsese, durante la chiacchierata, si è detto stupefatto della scelta di aprire Springsteen on Broadway con un primo piano sul Boss. «Non so se la scelta ha ripreso lo speciale di Elvis del ’68 che si apriva proprio sul Re. Vedevi Elvis e basta…», ha risposto il cantante. Così, a Springsteen, per il suo spettacolo, interessava mantenere il watchability, ovvero l’interesse per il suo volto, facendo domandare al pubblico cosa stesse bruciando in lui. «Quando vediamo Hank Williams, Elvis, Sinatra, Bob Dylan o Robert De Niro non ci arrendiamo mai…».

La cover di Western Stars, il nuovo album (senza la E-Street) di Springsteen.

Incredibile che il featuring sia durato solo un’ora, perché Springsteen e Scorsese, passando dalla scena di apertura di Mean Streets agli scritti di Flannery O’Connor – che ha contaminato Nebraska – sono arrivati a duettare sull’America e sulla Fede. «Se sei un artista l’oscurità è più interessante della Luce. Ho sempre voluto fondere il lato buio delle cose nel mio cuore e poi trovare la strada giusta. E lo faccio anche oggi a settant’anni, tornando nella mia città natale. Il mio ricordo di Chiesa, da bambino, è che era buia. Ora è dipinta di bianco. Torno lì delle volte, anche ultimamente. Sono andato ad un funerale di uno sconosciuto, la porta era aperta…», afferma il Boss.

Nessuno dei due ha accennato più di tanto ai progetti che entrambi hanno in agenda. Springsteen, con l’album in uscita a giugno, Western Stars (preceduto dal singolo Hello Sunshine) e Scorsese che prima di The Irishman arriverà sempre su Netflix con il documentario su Bob Dylan. Ma, quando si parla di Fede, l’accenno va The Irishman: «Ci sono i temi dei miei film, prendendo di striscio quelli del Cattolicesimo: verità, lealtà, tradimento, fede». «Il mio lavoro di regista è intriso dagli anni trascorsi nella scuola cattolica. Una volta lottavo contro la redenzione e la dannazione, ora per me è fonte di ispirazione». Rispondendo a Scorsese, Springsteen ha rivelato poi che «L’ispirazione non arriva a comando, c’è un frammento di divino. Per anni ho avuto un blocco. Poi un mese fa la magia, che mi ha fatto scrivere un futuro album di ritorno con la E-Street Band…».

Springsteen a Broadway.

Alla fine dell’incontro, Springsteen ha suonato Land of Hope and Dreams e Dancing in the Dark. Prima del brano uscito nell’84, Bruce ha rielaborato parte del tormento che lo ha stretto, ogni sera, durante lo show al Walter Kerr Theatre di New York. «Volevo essere in grado di onorare la bellezza e la poesia del mio Paese, poi volevo esserne critico, quando gli eventi lo richiedevano. Ma più di tutto, ho voluto essere un bravo narratore». Dopo, nel momento più forte della sera, dedicando i diavoli e la luce a sua mamma Adele Ann. «Quando c’è oscurità si dovrebbe fare come fa mia mamma. Ha 93 anni. Da nove, ha l’Alzheimer. Sono andato a trovarla ieri, trascorrendo il pomeriggio con lei. Non parla. Ma ho messo su Glenn Miller, così da farla ballare. Lei balla per sopravvivere. Quindi, allacciati le scarpette da ballo e vai avanti».

Qui il video lyrics ufficiale di Hello Sunshine:

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