in

Blade Runner | Philip K. Dick, l’Intelligenza Artificiale e le profezie di Ridley Scott

Il film ritorna al cinema il 14, 15 e 16 aprile, un modo unico per rivederlo. Ma cosa aveva previsto?

Blade Runner
Il futuro? È già passato. Harrison Ford ovvero Rick Deckard in Blade Runner.

MILANO – Tanti film invecchiano male, pochi bene e pochissimi, praticamente solo i capolavori, non invecchiano mai. Senza dubbio Blade Runner – che all’uscita fu un flop e ora ritorna in sala il 14, 15 e 16 aprile – fa parte di quest’ultimo, sparuto gruppo. Il film uscì negli Stati Uniti il 25 giugno del 1982, ovvero in un’epoca in cui la vita quotidiana era completamente analogica, si iniziavano a intuire le potenzialità del computer come strumento d’uso di massa, Internet era un’idea di pochi e gli smartphone di nessuno. Era un tempo in cui si giocava a Pac-Man nei bar infilando una monetina come fosse un juke-box. Eppure, in un’epoca ancora fatta di ferro e mattoni, Ridley Scott, partendo dal genio di Philip K. Dick, diede forma ad un mondo di megalopoli affollate da esseri umani ed esseri sintetici, iper-tecnologia e decadenza, neo-babele ed architetture megalitiche, con una potenza immaginifica da lasciare a bocca aperta ancora oggi, nel 2025. Ricordate la voce del dirigibile? «Una nuova vita vi attende nella colonia Extra-Mondo. L’occasione per ricominciare in un Eldorado di buone occasioni e di avventure».

Blade Runner
Harrison Ford nel ruolo di Rick Deckard in Blade Runner.

La domanda però è un’altra? Ma cosa resta oggi, a quarantatrè anni di distanza dalla data d’uscita di Blade Runner, che era ambientato sei anni fa, ovvero nel 2019? In cosa quel film è stato profetico e cosa invece non ha saputo anticipare? Certamente la concentrazione di potere politico-economico delle corporation del settore tech è stata perfettamente rappresentato dalla Tyrell Corporation e dal suo geniale tycoon, Eldon Tyrell (interpretato da Joe Turkel), una storia paurosamente simile alla realtà dell’ultima campagna elettorale degli Stati Uniti con Donald Trump affiancato da Elon Musk. Sovrappopolamento ed inquinamento sono poi alla base dei cambiamenti climatici estremi rappresentati dalla pioggia presente lungo tutta la storia del film, eccetto l’ultima scena. La pervasività della tecnologia e della genetica è – ovviamente – un’altra suggestione forte, per quanto prima di portare replicanti a spasso per le strade, nella nostra realtà il mix di tecnologia genetica ed Intelligenza Artificiale offrono diagnosi precoci e cure per malattie prima incurabili.

Blade Runner
Eldon Tyrell, il magnate a capo della Tyrell, interpretato da Joe Turkel

La tecnologia come estensione e amplificazione delle capacità umane si vede nella sequenza in cui Rick Deckard – ovvero Harrison Ford – si muove usando i comandi vocali all’interno di un’immagine presente su uno schermo. Se era fortemente evocativa di un futuro guidato dalla tecnologia nel 1982, quella sequenza è invecchiata di colpo quando a metà degli Anni Duemila Steve Jobs presentò il primo schermo multitouch dell’iPhone che consentiva lo zoom nelle immagini in un modo ancor più intuitivo, evoluto e sorprendente. Che cosa invece il film non ha saputo rappresentare nel modo corretto? Sicuramente le auto volanti oppure la giapponesizzazione di Los Angeles, ma l’errore di fondo è concettuale: nel film la direttrice prevalente dello sviluppo tecnologico è hardware mentre nel nostro futuro l’innovazione più stupefacente è stata a livello di software. Nel nostro 2025 esistono robot sofisticati, ma ancora distanti dai replicanti di Blade Runner, bio-macchine così evolute da condividere con noi i medesimi tormenti esistenziali.

Blade Runner
La replicante: Sean Young nel ruolo di Rachael

Oggi aziende dalle capacità finanziarie smisurate scrivono software in grado di simulare forme di intelligenza che apprendono e si adattano, inserendole poi nella nostra vita, a supporto (in sostituzione?) delle attività quotidiane, aprendo a scenari ancora poco prevedibili. Blade Runner immaginava una convivenza tra uomini e replicanti con le nostre sembianze, invece sono le nostre attività e le nostre personalità che si sono de-materializzate spostandosi in mondi dove umani e agenti sintetici convivono. Immaginavamo costruttori di iper-corpi, ci siamo scoperti sognatori di iper-mondi. Dal punto di vista letterario stiamo assistendo al trionfo dell’immaginario di Philip K. Dick su quello di Isaac Asimov. «Non era previsto che i replicanti avessero sentimenti. Neanche i cacciatori di replicanti. Che diavolo mi stava succedendo?».

Blade Runner
Un altro mondo: un frammento di Blade Runner

E quindi? Cosa rimane oggi di quella visione? Guardando Blade Runner dal punto di vista profetico, emerge che – paradossalmente – il 2025 in cui stiamo vivendo, presenta una realtà molto più complessa, frammentata, imprevedibile e anche molto più pericolosa di quella del film. E, tutto sommato, questo malandato presente rimane anche un posto splendidamente affascinante dove vivere per gli amanti della fantascienza, anche se per le strade non ci sono i Nexus 6 evasi dalle colonie Extra-Mondo…

  • LONGFORM | Blade Runner, la storia di un cult
  • COMIC CORN | Quel fumetto che racconta Philip K. Dick
  • VIDEO | Qui la scena definitiva di Blade Runner:

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Lascia un Commento

Un doppio Michael B. Jordan, Omar Benson Miller e - sullo sfondo - Hailee Steinfeld in un momento de I Peccatori

VIDEO | Michael B. Jordan, Omar Benson Miller e una clip in anteprima de I Peccatori

Robert Blake

Robert Blake, la caduta di Tony Baretta e quei colpi di fucile in un parcheggio